di Roberto Ceci
(© tutti i diritti riservati)
Wild Town
Wild Town è una piccola città che si trova nel centro degli Stati Uniti, conta solo cinquecento abitanti più altri duecentocinquanta dei due paesi confinanti Hellbuck e Porrown. A Wild Town si vive come in un paese, ci si conosce tutti per nome e nessuno sembra avere un solo segreto. A Wild Town vive un uomo,Winston Smeeth, il becchino del paese che, oltre ad avere l’unico ufficio di onoranze funebri è anche proprietario dell’unico ufficio investigativo di zona, un ufficio però che è quasi sempre chiuso. Fino ad ora…
Capitolo finale: La solita e vecchia Wild Town
-Arrivammo molto tempo fa…
Winston riuscì appena a sentire quella voce, aveva capito di conoscerla, ma non poté voltarsi. La luce bianca, fortissima e bellissima lo aveva ormai catturato. Quell’oggetto misterioso era splendido. Lo sceriffo parve accorgersi che il figlio stava fissando quella luce.
-Winston no! Non ora ti prego!- ma ormai era troppo tardi, Winston stava già crollando a terra.
-Cazzo! – Disse lo sceriffo, sapeva che effetto facessero quel tipo di cose a suo figlio che ormai da molti anni soffriva della sindrome di Stendhal. Nessuno fece caso alla caduta di Winston, tutti osservavano il punto da cui era arrivata l’altra voce, anche lo sceriffo si voltò e quello che vide lo lasciò senza parole. Christian era entrato nella stanza e dietro di lui tutti i soldati, che teoricamenteavrebbero dovuto difendere quel posto, sembravano seguirlo. I loro fucili erano spariti e i loro volti osservavano l’amico di Winston che ora si muoveva verso lo sceriffo.
– Tutto bene? – chiese.
-S..sì…ma Christian che diavolo…?
-Che ha fatto? – Chiese Christian guardando Winston e aprendo una bottiglia di birra.
-È svenuto guardando quell’affare…
-Capisco… – A questo punto, dopo lo stupore iniziale, l’agente Fox sembrò quasi riprendersi da un improvviso sonno.
-Chi sei tu?
-Sono l’unico essere che può darvi una spiegazione. La spiegazione che siete venuti a cercare qui dentro.
– Christian, ma che cazzo vai dicendo? Quanto hai bevuto.
-Come al solito…- Rispose bevendo un lungo e profondo sorso di birra calda.
-Ah okay, mi stavo quasi preoccupando. Agente Fox non gli dia retta, è solo un pazzo ubriacone, è con me. – Ma l’agente Fox lo osservava con gli occhi sbarrati, poi si voltò un istante a guardare ancora l’uovo semi aperto.
-Lei dice? Io so solamente che quando questo tizio è entrato quel coso ha preso a funzionare…ripeto la domanda che ti ho fatto, chi sei tu?
-Io…sono venuto qui con mio fratello tanto tempo fa, dopo aver viaggiato per più di due secoli e aver visitato molti pianeti, molti popoli e molte città dell’universo.
-Cristo, ma che vai dicendo…? – Lo sceriffo non credeva ad una sola parola.
-Faccia silenzio! – Disse invece l’agente Fox che sembrava più interessato.
-Abbiamo viaggiato con quello…- Christian indicò l’uovo.
-Siamo stati cacciati dal nostro pianeta perché non seguivamo le regole, volevamo vivere le nostre vite senza che nessuno ci dicesse come e da noi non era possibile. Abbiamo un governo molto rigido che controlla ogni nostro movimento, ogni nostra azione…un giorno io e mio fratello tentammo di contravvenire a queste regole, ma ci scoprirono subito. La punizione la conoscevamo, fummo banditi. Da quel giorno vagammo per lo spazio fino ad arrivare qui per caso, il nostro mezzo si ruppe e noi precipitammo, mio fratello morì subito dopo lo schianto con il vostro pianeta. Forse avete trovato il suo corpo…
-Sì…lo abbiamo noi…- Confermò flebilmente Fox.
-Dove?
-Nella stanza qui accanto…- L’agente Fox tremava.
-Gradirei riavere il suo corpo.
-Io…io… no so se…- Erano tutti basiti, qualcuno sembrava divertirsi non credendo al ragazzo con la birra, altri sembravano veramente terrorizzati. Christian ruttò fragorosamente e si avvicinò al mezzo a forma di uovo.
-In tutti questi anni ho cercato di ripararlo, poi finalmente…
-Vuoi dire che funziona?
-Oh sì, sono un ottimo meccanico.
-Perchè non sei ripartito?
-Perchè? Bella domanda….volevo farlo ma poi qui…sì insomma qui avete tutto. Mi piace, mi divertivo, stavo bene e avevo un amico. Praticamente avevo trovato qui tutto quello che andavo cercando.
-Agente Fox non crederà certo alle parole di quest’uomo? Sta morendo di cirrosi…sta impazzendo!!!
-Sceriffo credo ad ogni singola parola, lei non ha visto quell’essere morto nell’altra stanza.
-Da non credere…- Commentò lo sceriffo. Christian si avvicinò ancora di più alla nave spaziale, essa si aprì completamente facendo fuoriuscire una specie di passerella. Christian si voltò buttando a terra la bottiglia di birra ormai completamente svuotata.
-Come hai…preso quel corpo?
-Oh certo, questo ragazzo si era perduto. Quando sono atterrato qui, dopo aver nascosto la nave ed il corpo di mio fratello sono andato in cerca di forme di vita. Ho incontrato uno strano ragazzo, era ubriaco e non sapeva dove fosse…diciamo che ho solamente preso il suo corpo in prestito. Durante questi anni ho cercato di capire chi fosse, ci ha provato anche Winston…
-Quel demente non saprebbe trovare nemmeno il suo buco del culo…- Commentò aspramente lo sceriffo.
-Già…infatti non trovammo nessuno che lo conoscesse.
-E adesso…
-Adesso dovrò andare via, non posso rimanere più qui…non ora che avete trovato questa. – Disse indicando la nave. Poi si voltò e parlo ad uno dei soldati che aveva come ipnotizzato.
-Vai a prendere il corpo di mio fratello e portamelo. – Il soldato scattò senza battere ciglio scomparve per qualche istante dalla stanza che era diventata improvvisamente silenziosa. Non un silenzio normale, uno di quei silenzi surreali, che sembrano quasi finti. Il soldato tornò trascinando un carrello, sopra di esso un corpo coperto da un lenzuolo bianco. Quando il carrello fu vicino a Christian, l’uomo, l’essere, l’alieno, riprese a parlare.
-Adesso devo andare, mi dispiace ma non posso lasciarvi con questa consapevolezza. Non potete sapere…
-Ci vuoi eliminare? – Chiese Fox mettendo una mano sulla sua pistola.
-Non ti servirà quella, non vi ucciderò…come ve lo posso spiegare? Ma certo, vi farò una cosa alla “Men In Black”, avete presente quel film? Mi fa pisciar sotto dalle risate…anche se noi non pisciamo…comunque dovrò cancellare la vostra memoria, solamente quella che riguarda me e la mia nave…addio ragazzi!
-No Christian…!!!! – Ma nessuno poté impedirlo. Una luce forte, ben più limpida di quella uscita dall’uovo, abbagliò tutti, il tempo si fermo, sembrava che qualcuno avesse premuto il tasto pausa. Tutti restarono immobili, la loro memoria non sarebbe più tornata. Almeno quella che riguardava la vera identità di Christian. Nella stanza ci fu un unico movimento, Winston si alzò lentamente, era intontito, ma si riprese all’istante quando osservò la scena surreale intorno a lui.
-Ma che diavolo…?
-Staranno bene Winston, non preoccuparti. – Disse Christian, l’alieno. Il suo amico si voltò ad osservarlo, proprio mentre lasciava andare il corpo che, per tutto quel tempo, aveva preso in prestito. Al suo posto si erse una figura indescrivibile quasi inafferrabile e immensa, una figura che Winston trovò semplicemente perfetta.
-Devo andare Winston, non potrò più tornare, sei stato un amico fedele, meritavi di sapere…so che non dirai nulla, d’altronde nessuno ti crederebbe….- Winston era sbalordito, attonito, ma riuscì comunque a dire:
-Già, tendono tutti a non prendermi sul serio…
-Addio.
-Addio… – Christian, l’alieno, l’essere, camminò sulla passerella trascinando il corpo di suo fratello dentro la nave, subito dopo quel portale luminoso veniva chiuso e l’amico di Winston volava via. Nella stanza il tempo torno a muoversi regolarmente…
-Che cosa cazzo è successo? – Chiese lo sceriffo.
-Cosa…ci facciamo qui? – Disse invece l’agente Fox.
-Winston cosa…scommetto che è colpa tua se siamo qui..ma…
-Lascia stare papà, forza andiamo.
-Ehi ma…noi? – Fox sembrava quello più confuso di tutti.
-Suppongo che siate venuti qui per una segnalazione errata…
-Gia…suppongo di sì.
Winston prese suo padre e gli uomini di Big Bob, anche a lui Winston avrebbe raccontato una balla, d’altronde non poteva raccontare la verità, nessuno lo avrebbe creduto.
Quando furono di nuovo davanti l’agenzia di pompe funebristudio investigativo Smeeth, padre e figlio si salutarono.
-Ehi Winston, dov’è quel alcolizzato del tuo amico rumeno?
-è andato papà, ha trovato la sua famiglia ed è tornato a casa…
-Capisco…
Winston rimase li ad osservare il cielo, salutava ancora il suo amico e per la prima volta si sentì un po’ solo. Era tornato tutto come prima, era tornata la solita e vecchia Wild Town.
A chilometri e chilometri di distanza anche Christian, l’essere, l’alieno, osservava la terra e salutava il mondo che lo aveva ospitato inconsapevolmente:
-Addio strano popolo…che tutto avete per stare bene ma che preferite essere infelici, che sapete dare tanto amore e tanto odio così…come a dispensare consigli, battute, offese, abbracci, pugni, baci…mi mancherete, mi mancherete molto!