Capita a volte, del tutto inaspettatamente, d’imbattersi in qualcuno o in qualcosa che (ri)-lasci una buona sensazione addosso. Come se quell’incontro, quell’occasione o quella circostanza avessero voluto regalarci spontaneamente un buon ricordo nella nostra percezione. Era agosto e stavo passeggiando per le strade della mia città perlustrando le numerose bancarelle che nel periodo estivo affollavano le zone del centro storico romano. Un lunghissimo stand in zona Castel Sant’angelo proponeva serie di testi dalla svariata natura ma soprattutto i “fantastici quattro” dei mercatini: saggistica, letteratura, arte e libri per l’infanzia. Stavo quindi osservando autori e titoli nel solito caos primordiale bancarella-letterario in cui si mescola immancabilmente “sangre y mierda”, per dirlo alla maniera ispano-musicale punk.
Proprio da questo coacervo di generi, autori e gadget da cartoleria è spuntata fuori la delicatissima copertina di “Peonia Rossa” di Lin Yutang. La descrizione della quarta di copertina era invitante e la bibliografia dell’autore mi riportava a qualche nozione andata persa da qualche parte nella mia testa dall’epoca dei miei studi universitari. OK, per pochi euro Peonia Rossa sarebbe passata da testo senza fissa dimora ad ospite fissa di casa mia!
Il titolo si è rivelato molto complesso e assai semplice al contempo. Peonia è la protagonista assoluta dell’intera vicenda. È una creatura carica di fascino d’intelligenza e di consapevolezza dei propri mezzi d’attrazione (prima ancora che di seduzione) ma totalmente priva di chiarezza sulle sue scelte di sentimento. In una Cina a cavallo fra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 questa Signorina Lang vive tumultuose storie d’amore innescate dall’eterna “schiavitù” delle strettissime convenzioni sociali dalle quali ancora oggi la nazione non può dirsi totalmente affrancata. Il racconto infatti ha inizio direttamente dalla celebrazione del funerale del marito di Peonia che ci viene subito presentata come la vittima di un matrimonio combinato decisamente contro la sua volontà. Da qui in poi si muoverà un’altalena costante fra passioni verso nuovi e vecchi amori ognuno dei quali sarà il rappresentante di un aspetto della Cina di sempre. Chin Chu è il suo trasporto passionale fatto di accorate lettere e fugaci incontri in alberghi periferici, seguirà poi Mengchia con il suo ingombrante bagaglio di cultura tipica dello studioso e del burocrate cinese d’alto livello che in quel periodo andava relazionandosi agli Occidentali sempre più presenti nelle città chiave come Pechino, Nanchino e Hangzhou. Quindi verrà il turno di An Tonien poeta contemporaneo stimatissimo in una contesto epocale in cui saper scrivere in versi significava ancora qualcosa. Non mancherà tuttavia, ad esemplificare tutte le categorie prese in considerazione, Fu Nanto: uomo quasi analfabeta ma degno esponente della Cina rurale. Uomo onesto dedito alla cura della salute e del fisico e portatore dei valori più istintivi e sinceri nel rapporto di coppia.
Dalla rapida sinossi presentata Peonia Rossa sembrerebbe un romanzo, anche se in una versione maggiormente abbellita, appartenente alla letteratura sentimentale serializzata fatta di amori, delusioni e descrizioni di stati d’animo in subbuglio a causa di rovesciamenti di cuore. In parte l’opera di Lin Yutang presta il fianco a tale tipo di narrazione, ma è opportuno sottolineare che questo è veritiero solamente in alcuni passi. La grandezza del testo non sta nelle descrizioni dei tormentati rapporti di coppia, ma in un contesto che sembra marginale tradendo invece un’importanza capitale nella creazione dell’atmosfera da donare al lettore. Siamo nella Cina che guarda alla fine di un secolo che non è poi così lontano. Nello scorrere le pagine del testo sentiamo gli odori dalle bancarelle di Pechino, delle spezie, del ginseng. Vediamo i quartieri della capitale riservati alle famiglie diplomatiche occidentali. Sentiamo le barche piccole e rapide che sfrecciano sul Fiume Giallo non molto differentemente dalle loro imbarcazioni meno sofisticate e parenti dei secoli ancora precedenti. Apprendiamo che venivano ancora usate le portantine tanto in città che in montagna, nonché in campagna. Ancora Lin Yutang ci fa gustare con maestria i paesaggi affascinanti delle case rupestri dei piccoli centri cinesi raggiungibili solo tramite dei portatori. Alla stessa maniera sentiamo l’odore del mare, specialmente nei passi in cui ci viene raccontato del rapimento di Peonia ad opera di pirati-pecatori ancora attivissimi ai nei primi del ‘900. I Nostri incontri, non solo quelli amorosi della protagonista, proseguono così in maniera fugace ma intensa. Ci imbattiamo nella marina cinese, nei nuovi ospedali gestiti da professionisti inglesi, nella palpabile ipocrisia della società affetta dalle restrizioni neoconfuciane, nella corruzione governativa e in tutte quelle trasformazioni che l’immenso territorio orientale stava subendo. La sensuale attrice si muove perfettamente a suo agio in questo immenso palco costituito da un mondo in divenire, così tanto che nella sua percezione riesce a far passare tutte le difficoltà di adattamento di quel periodo in secondo piano badando solamente ai propri tumulti interni.
In questo sta la complessità dell’opera. Peonia è a tratti l’eroina dei romanzi sentimentali con tutte le connotazioni che comporta, ma d’altro canto la sua figura è anche fortemente anticonvenzionale nonché di grandissima intelligenza e sagacia tanto da ricordare la forza intellettuale della Madame Bovary di Monsieur Flaubert e l’anticonformismo attivo di Mulan, la protagonista della lunga ballata poetica, scritta all’epoca della dominazione barbara del settentrione cinese, approssimativamente tra il 380 ed il 400 d.C.
Il reale affresco di quella Cina così tradizionale ma allo stesso tempo così vogliosa di apprendere le diverse tecnologie e conoscenze medico-scientifiche esterne unito al grande carisma dell’eroina rendono Peonia Rossa una vera e propria “chicca editoriale”. Per comprovare ulteriormente la rarità e la quasi unicità del testo va doverosamente aggiunto che la copertina del romanzo, pubblicato nel 1964 dal Club degli Editori. è stata realizzata dall’artista Bruno Munari detto “Il perfettissimo” nella Milano in cui spesso operava.
La fotografia e le sensazioni di quella Cina così ben descritta e fortunatamente così ben interpretata anche dall’artista meneghino permangono dopo la fine della lettura. Il consiglio pertanto è quello di riuscire a procurarsi il titolo magari su qualche bancarella o ancora presso i siti di rarità editoriali che popolano la rete.
Nonostante l’opera non rientri pienamente nei capolavori letterari, complice anche la resa in italiano realizzata tramite una traduzione indiretta dalla versione inglese, Peonia Rossa ha comunque in sé un fascino ed una validità narrativa che merita di essere approcciata.
Il fiore che dona il titolo al romanzo ha una grande simbologia, soprattutto in estremo oriente. Una tradizione ne sostiene il significato di serenità sessuale e sentimentale femminile, un’altra pone l’accento sulla sua capacità benedire un matrimonio aiutandone la felicità coniugale. Per estensione è possibile ritrovare anche elementi come affetto, nobilità d’animo, onore e pace fra le varie accezioni attribute. La Signorina Lang è un paradigma di tutte queste valenze e ancor di più. C’è una peonia rossa che la gente vuole vedere e vuole limitare ad un vaso e c’è ancora una peonia rossa più intima che vuole crescere a suo modo, forte e rigogliosa a precindere da tutto. Solo uno però è il fiore più attraente in grado di far girare storia, società e costume inorno a sé, solo una può essere LA Peonia Rossa ed è quella di Lin Yutang.
Lin Yutang, “Peonia Rossa”, Milano, Club degli Editori, 1964
Foto della copertina di Francesco Bordi © tutti i diritti riservati
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