di Francesco Bordi
Xuan “Capelli rossi” è un tipo inadeguato al contesto in cui vive, perché spesso non si sa comportare al cospetto della emergente neo-borghesia vietnamita europeista. Proviene dalla strada ed essendo semi-analfabeta non ha mai avuto modo di usufruire di una cultura di base che potesse elevare il suo stato sociale, così che nel suo precario impiego di raccattapalle presso un eclusivo circolo del tennis di Hanoi riesce a moltiplicare le sue brutte figure fino ad arrivare al punto di farsi licenziare. Questo giovane uomo dell’Annam, vale a dire il Vietnam centrale, ha decisamente un modo di fare spesso imbarazzante, goffo ed indiscreto. Questo quadro sarebbe già sufficiente a rendere simpatico il protagonista alla maggior parte dei lettori, ma quello che determina il sorriso e la voglia di seguire la crescita di questa fortunata caratterizzazione asiatica è tutta una storia inverosimile e divertente costruita intorno a lui ed alla sua innata arte di giocare (senza esserne del tutto consapevole) con tutte le figure di rango con cui si trova maldestramete ad interagire: “Il gioco indiscreto di Xuan”.
A livello di struttura narrativa quella che va maggiormente apprezzata è certamente l’abilità dell’autore nell’utilizzare ad arte lo strumento dell’ironia verso tutti quei connazionali che negli anni trenta identificavano il processo di colonizzazione francese, più in generale occidentale, con concetti come “civilizzazione”, “modernizzazione” e “progresso”. Attraverso un approccio da commediante Xuan si trova di capitolo in capitolo a salire di grado nella scala sociale di quel periodo. Malintesi, colpi di fortuna, amicizie potenti nate per caso ed un pizzico di furbizia, spesso instintivamete presente in quella parte di popolo poco sensibile alle mode del momento, fanno sì che Xuan Capelli Rossi si ritrovi corteggiato da donne belle ed importanti ricoprendo anche impieghi sempre più prestigiosi fino a ritrovarsi eroe nazionale del Vietnam!
Vu Trong Phung, il contestatissimo scrittore di questo affresco storico, è riuscito a trattare tematiche scomode senza alterare la fruibilità del testo, anzi… La spasmodica corsa ad uno stile di vita ed a una quotidianità all’europea divetano valore aggiunto nell’ambito di una vicenda in cui il “moderno” benchè più colto viene deriso mentre l’analfabeta, anche se privo di cultura, si ritrova a prescrivere ricette mediche, a declamare discorsi da fine oratore ed ancora ad assurgere al ruolo di grandissimo esperto di moda, un progredito innovatore.
Facile a questo punto il richiamo a personaggi nell’arte che hanno fatto di questa tipologia di intrecci la loro fortuna. Come non pensare quindi al nostro Benigni nazionale del grande schermo? Un toscanaccio ruspante spesso al centro di scambi di persona, contesti fraintendibili e frasi sbagliate dette al momento giusto che lo portano, suo malgrado, ad un salto di qualità sociale dove a quel punto può far valere la sua furbizia. Come per Xuan, anche il maestro toscano ha ricoperto il ruolo del comico che strizzava l’occhio ad una certa critica sociale che poteva essere la criminalità organizzata (Jhonny Stecchino), l’antisemitismo (La vita è bella), gli inganni delle apparenze (Il mostro), ma un regista ed attore italiano di oggi ha certamente più libertà di uno scrittore, drammaturgo e giornalista vietnamita al tempo del Protettorato francese.
Le sue opere furono giudicate oltreggiose per la morale. Sô Ðò (il titolo originale del romanzo affrontato in questa sede) è stato censurato fino al 1986, cinquanta anni di censura per un testo arguto, intelligente ma soprattutto divertente. Il problema era che Vu Trong Phung aveva scritto un libro indiscreto, proprio come l’atteggiamento del suo “figlio” letterario. Xuan Capelli rossi non giocava solamente a tennis per accontentare i borghesi dell’epoca in cerca di un avversario da battere, ma giocava d’istinto proprio con l’orgoglio di quegli stessi pomposi personaggi che si volevano divertire alle sue spalle: “IL GIOCO INDISCRETO DI XUAN”.
Vu Trong Phung “Il gioco indiscreto di Xuan”, O barra O edizioni, Milano, 2012
Titolo originale: Sô Ðò
Foto di Francesco Bordi ©
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