Tra arte ed architettura, la comunicazione visiva di Filippo Manna. Ve lo raccontiamo in occasione del suo vernissage estivo a Roma.

di Francesco Bordi

Cosa c’entrano i quadri con l’architettura, con un pub e ancora con l’insonnia…? Se dovessimo mettere insieme tutti questi elementi nel tentativo di realizzare qualcosa di piacevolmente creativo cosa verrebbe fuori? Probabilmente salterebbero fuori degli Scarabocchi…. Ottimo! Allora vorrebbe dire che siamo sulla strada giusta!

“Scarabocchi” è la mostra pittorica incentrata sull’artista ed archetetto Filippo Manna. Il vernissage ha avuto inizio il 4 luglio scorso presso l’inusuale, ma inaspettatamente funzionale, pub “Fair Enough” in Viale Giotto 19 a Roma ed ha visto non solo una buona presenza di pubblico ma anche una reale ed effettiva felice commistione tra la birra e le tele, fra le luci soffuse e la percezione dei soggetti raffigurati. Personalmente non era la prima volta, in Italia, in cui mi trovavo di fronte ad un’esposizione interna ad un luogo di libero spaccio di luppoli e doppio malto; anche in quest’occasione, come nella precesente presso il Fairy Tales nel quartiere di Prati sempre a Roma, mi ha colpito la sincera amabilità con cui gli avventori commentavano le tele sorseggiando e degustando i vari cocktails, birre ed altri drink dalla svariata composizione. Vernissages di questo tipo credo siano ormai la strada più percorribile per gli artisti emergenti, sia dal punto di vista dell’appeal sul pubblico sia in relazione all’aspetto economico che, in questi tempi, è sempre più l’elemento che fa la differenza nelle decisioni con cui affacciarsi al mondo artistico-culturale e, conseguentemente, sul mercato di riferimento. A questo rigurado la co-proprietaria del pub in questione, Susanna Vicentini, ci ha confermato ai microfoni di voler continuare su questa linea delle esposizioni e dei piccoli eventi nel suo spazio. Il mix fra le due realtà dell’arte visiva e dell’intrattenimento, grazie anche all’ausilio di uno specialista del settore organizzativo degli eventi come Davide La Cara, sta avendo delle conferme troppo interessanti per non continuare a perseguirlo.

Nel caso di Filippo Manna la commistione è di casa. Il giovane siciliano ha dato vita ad una serie di quadri e di installazioni che hanno avuto l’inquietante origine dall’insonnia la quale nel culmine della sua presenza, nel 2003, lo ha costretto a “innumerevoli e forzate veglie prive di sogni ma cariche di riflessioni”, orientando l’autore a  “provare a dare forma alle sue meditazioni dando vita alle proprie visioni oniriche”, così come ci ricorda il comunicato stampa di Cristina Pagliaro a proposito della mostra. L’anima, a metà, dell’artista di Milazzo ha permesso il fluire di un’arte molto semplice e duttile allo stesso tempo. Filippo ha una fortissima esigenza di comunicare e non importa se la sua necessità si risolva attraverso una tela da dipingere, uno spazio su cui “installare” o ancora un muro su cui creare… L’importante è che lui possa far trasparire i messaggi che cercano di uscire prepotentemente dal suo intimo. Si tratta di processo che deve avvenire in maniera fluida e costante (il Manna dipinge anche le pareti di casa sua), alla luce del sole. Ho provato a domandare che cosa ne pensasse di alcuni artisti francesi che ultimamente hanno cominciato a dipingere sotto terra, negli spazi raggiungibili attraverso i tombini che consentono l’accesso al territorio sub-urbano fatto di tubature, tracce elettrice e simili. L’autore degli “scarabocchi”, ai quali si dedicava sin dagli anni scolastici, ha definito interessante questo tipo di arte, ma ha contestulmente difeso e rafforzato la sua attività comunicativa alla luce del sole: un sole che ama, che ha imparato ad apprezzare nella sua terra nativa siciliana (che definisce già troppo a nord rispetto al suo amore ed al suo bisogno in relazione alla luce ed al calore), un sole che si è persino tatuato sulle braccia per ricordare a sé stesso ed agli altri dove è che lui vuole guardare nel corso della propria esistenza.

La passione vera e propria per la solarità si rispecchia chiaramente nell’arte di cui si fa protagonista. Infatti dopo un’iniziale predilizione per il bianco e nero, Filippo Manna comincia a cimentarsi con le tonalità e le gradazioni dei vari pigmenti: quelle colorazioni che non abbandonerà mai più. Mirò è uno dei nomi citati nell’ambito dei punti riferimento relativi ai maestri del colore. Tra i soggetti che ricorrono nella sua produzione, la fase onorica e dell’inconscio è la regina delle ispirazioni. Fil rouge che unisce installazioni, quadri e murales è costituito dal surreale che sfocia in presenze costanti come il sole, ovviamente, e la “casa-fungo” che è diventata il simbolo dell’artista stesso, quasi un marchio.

Come architetto, il Dotto Manna apprezza, stima e cerca di ispirarsi a tutti quei maestri che hanno fatto dell’estetica e della funzionalità la loro filofofia di lavoro. Emblematico in tal senso il suo riferimento a tutti quegli architetti che sono riusciti a realizzare le felici commistioni tra natura ed abitabilità attraverso le “opere” delle case sugli alberi. Anche da qui si evince come non sia affatto casuale la scelta di utilizzare il concetto di “casa-fungo” come simbolo della propria essenza artistica.  

In base alla breve chicchiarata con Filippo, in occasione del suo vernissage estivo, emerge una figura senza dubbio interessante che fa del suo dubbio amletico fra l’arte e l’architettura la sua forza comunicativa. È opinione diffusa che l’indecisione porti sempre a risultati parziali e comunque confusionari. Nel caso dello “scarabocchiatore”, invece, il dubbio tra l’una e l’altra anima diventa potenza. D’altronde realizzare un buon progetto d’architettura è un arte e allo stesso modo un quadro accattivante o ancora un’installazione in grado di colpire devono avere una solida architettura per essere tali.

Se questi sono i risultati, per altro in costante crescita, della produzione relativa al giovane e versatile autore siciliano, mi auguro caro Filippo che tu il tuo dubbio su quale sia la sfera a cui appartieni, tu non lo risolva mai.

Per ulteriori info su Filippo Manna: https://www.facebook.com/filippo.manna.7

Per maggiori info sul suo ultimo vernissage: http://www.decoderonline.it/decoderonline/index.php?option=com_content&task=view&id=2773&Itemid=113

Per info circa il Fair Enough di Roma in cui ha avuto luogo l’esposizione pittorica: https://www.facebook.com/fair.enough.54

Per info circa i prossimi progetti di Filippo Manna assieme ad altri artisti e con la collaborazione di Davide La Cara è possibile scrivere all’indirizzo di posta elettronica: lacaradavide@gmail.com

 

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