di Massimiliano Franchi
Nella musica metal del nuovo millennio la parola chiave che rappresenta la caratteristiche delle band che spiccano nel loro genere è “stupire”, ed i Mastodon sono tra i migliori rappresentanti di questa nuova corrente, con il loro metal dalle molteplici influenze e contaminazioni. A settembre 2011 escono con la loro quinta fatica, The Hunter, secondo lavoro (dopo il primo disco Remission del 2002) da non considerare concept album o comunque non legato a tematiche classiche come i diretti precedenti Leviathan, Blood Mountain e Crack the Skye).
La band colpisce subito duro con Black Tongue (singolo nel cui videoclip viene mostrata la lavorazione della scultura lignea opera dell’artista AJ Fosik, che poi sarà la copertina del disco) e i suoi riff precisi e diretti come sfere d’acciaio gettate da un grattacielo, seguita da Curl of the Burl, dalle influenze più stoner con cori e aperture melodiche. La velocità caratterizza le cavalcate urlate di Blasteroid, mentre le psichedeliche e spaziali chitarre di Stargarm vengono interrotte da stacchi violenti e ritmiche serrate. Un riff di rushiana memoria introduce Octopus has no friends, giusto prima della potenza rabbiosa di All the heavy lifting e l’acidità disperata della lenta The Hunter con uno splendido assolo nel finale. Feedback di chitarre distorte stridono simili a trombe degne del miglior Morricone per poi esplodere violentemente in Dry Bone Valley, dove invece Thickening è un crescendo jazz progressive metal e Creature Lives dopo un intro fantascientifico si trasforma in una lenta sinfonia epica. Dopo il veloce e violento sfogo da headbanging di Spectrelight, è tempo delle sperimentazioni di Bedazzled Fingernails, perfetta come colonna sonora di un horror, e del finale agrodolce strumentale di The Sparrow con il suo intreccio tra chitarre acustiche ed elettriche.
Sembra dunque che la band (che anche in questo disco mescola le voci del bassista Troy Sanders con quelle del chitarrista Brent Hinds e del batterista Brann Dailor) abbia trovato il suo equilibrio, proprio perché l’album non risulta caratterizzato specificatamente come tutti i precedenti, che rappresentano mondi a sé stanti, ma il sound di The Hunter si potrebbe dire che riassuma tutto il lavoro dei 10 anni di vita dei Mastodon, risultando da una parte familiare, ma dall’altra sicuramente inaspettato e sempre stupefacente.
– per maggiori info sulla band: http://www.mastodonrocks.com
– per vedere il video di “Black Tongue”:
http://www.youtube.com/watch?v=hwgqenxNUfs&ob=av3e
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