Sicari, doppiogiochisti, trafficanti d’armi ed eminenze grigie, ma ad intrigare davvero è soprattutto lei: Shanghai, 1931. Xiao Bai

di Francesco Bordi 

Xiao BaiIntrigante nell’approccio, intricato nello svolgimento, imprevedibile nel finale ed apparentemente incoerente nelle caratterizzazioni.

Tante le “i” relative a”Intrigo a Shanghai” di Xiao Bai, così come tanti sono i personaggi che si muovono all’interno del titolo noir edito dalla Sellerio.

L’atmosfera non poteva che risultare più che attraente dal momento che ci troviamo di fronte alla Shanghai degli anni ’30 dove contemporaneamente coesistevano Cinesi, Asiatici di differenti nazionalità, Europei ed altri  occidentali di varia provenienza che vivevano, trafficavano, commerciavano ed erano impiegati all’interno dei territori misti della grande città portuale che all’epoca ancora era divisa fra aree propriamente locali e concessioni internazionali.

Dal punto di vista sociale la panoramica era ancor più affascinante. Percorrendo quelle strade ci si poteva imbattere in commercianti, ricchi occidentali, nuovi personaggi arricchitisi, trafficanti di varia natura, donne e uomini diretti ai bordelli, politici, imprenditori, sostenitori del governo nazionalista e seguaci della fazione comunista votata alla rivoluzione nonché autorità militari  nazionali ed internazionali preposte ad un “inflessibile”controllo urbano ed extra-urbano.

In questo contesto le figure dei meticci ossia degli incroci fra differenti etnie non erano rari. Xiao Xue, uno dei protagonisti della corposa vicenda, rappresenta l’emblema di quella Shanghai. Alla sua comparsa sulla scena si palesa come un fotoreporter franco-cinese impegnato a vendere i suoi scatti di cronaca alla stampa locale, ma in seguito a le dinamiche cruente in cui si trova suo malgrado invischiato, il ragazzo va a ricoprire, in maniera a tratti maldestra, un ruolo chiave per l’Ufficio politico della Polizia della Concessione Francese. Distinguere gli affidabili dai voltafaccia, così come i giusti dai terroristi non è semplice né per il lettore né per lo stesso protagonista dell’ Intrigo, “Zu Jie” nella versione originale. Questa ambiguità nel comprendere e riconoscere  gli effettivi eroi o gli antieroi del romanzo ci accompagna fino alle ultime pagine del testo.

Andando più a fondo nella validità dell’intreccio presentatoci dall’autore, possiamo dire che Xiao Bai ci fa camminare da subito sulle umide banchine del grandioso porto cinese dell’epoca. Il testo si apre con un eclatante attentato svoltosi proprio all’arrivo a Shanghai di una nave proveniente da Hong Kong. Da quel momento in poi nella nostra mente vanno delineandosi la paura, gli inseguimenti, le fughe, gli odori di tutti gli uomini e delle donne coinvolti nell’assassinio del funzionario Cao Zhenwu, alto funzionario del partito Nazionalista. Non mancheranno cattureazioni disperate e sequenze di tortura che avvengono per ottenere confessioni o preziose informazioni in un crescente clima generale di “tutti contro tutti”.

Mi preme sottolineare come proseguendo nella lettura dell’Intrigo si andavano formando nella mia mente due interrogativi sempre più pressanti.

Dal un lato mi chiedevo il perché di una scelta stilistica  che prediligeva in quantità le descrizioni rispetto ai dialoghi. Normalmente gli scritti di ambientazione giallo / noir prevedono un’abbondanza di discorsi diretti volti anche a far affezionare il pubblico dei lettori ai personaggi che man mano calcano le scene. In questo modo, invece, la caratterizzazione dei protagonisti ne ha moderatamente risentito creando anche pacate perplessità sul loro spessore effettivo. Sussistono infatti molteplici sfumature anche piuttosto distanti le une dalle altre ma pochi tratti marcati, soprattutto per quanto riguarda gli attori principali a differenza delle seconde linee. Il personaggio invece andrebbe prima intravisto, quindi cercato di capire e da ultimo identificato.

Dall’altro lato rimanevo piuttosto incuriosito dalle numerose spiegazioni che l’autore forniva su ogni dinamica in via di sviluppo all’interno della vicenda. Anche in questo caso esiste una consuetudine nelle storie d’indagine che prevede un certo margine di deduzione affidato a colui che sfoglia le pagine. Il narratore fornisce qua e là degli spunti, veri o fittizi che siano, in modo tale che chi legge vi si possa aggrappare con forza per scalare l’impervia trama. Xiao Bai invece sceglie la via della struttura classica (per lo più anglosassone) per quanto riguarda l’impostazione dei segmenti narrativi come ad esempio data ed ora all’inizio di ogni singolo capitolo così come una dettagliata descrizione del luogo preciso in cui gli attori dell’intreccio stanno per muovere i loro passi. Tuttavia nello sviluppo delle azioni lo scrittore asiatico non si affida agli spunti narrativi preferendo invece accompagnare direttamente Xiao Xue, la bella Leng Xiaoman, la misteriosa russa Therese Irxmayer, il comandante Sarly ed i loro intenti al nostro cospetto. L’effetto sorpresa nel finale non ne risente assolutamente, ma ad ogni modo un approccio più genuino e spontaneo nelle storie di spionaggio sarebbe sempre preferibile.

Gli interrogativi che mi ero posto hanno infine trovato la loro risposta nelle ultimissime pagine del libro, più precisamente sono state la “Postfazione” e l’ “Appendice” a fornire la spiegazione che chiariva tutti i dubbi in cui mi ero imbattuto. La gestazione di Zu Jie infatti è un libro nel libro ed è forse ancora più intrigante dell’ Intrigo stesso. L’idea della storia è nata mentre Xiao Bai stava sfogliando alcuni vecchi fascicoli nell’Archivio Storico di Shanghai relativo agli anni ’30. Studiando queste annotazioni l’autore è venuto a conoscenza di un vero e proprio dossier redatto in quegli anni che rendeva note le caratteristiche di alcuni elementi da tenere sotto controllo a seguito di omicidi e traffici d’armi in cui sembravano essere coinvolti. I continui cambi di gestione delle autorità cittadine in seguito all’occupazione giapponese, la guida dei Francesi quando l’intera municipalità si era rifugiata nella concessione internazionale, il cosiddetto “Governo Fantoccio” di Wang Jingwei ed infine la stabilità governativa raggiunta da 1949 hanno comportato il passaggio della raccolta di mano in mano più o meno responsabile. Persino i luoghi mutavano e così si passava dall’Ufficio Politico della polizia presso la Concessione Francese alla autorità del governo collaborazionista per poi finire in possesso del commissariato di polizia di Luijiawan e successivamente presso il commissariato di Luwan ed infine giungere tra gli scaffali dell’Archivio Storico di Shanghai. Il risultato di questo scomodo passaggio del testimone è stata la frammentazione e la parziale perdita di molte pagine relative al dossier. Alcune parti sono state addirittura riutilizzate nel retro della facciate per redigere nuovi documenti di tutt’altra natura.

Nella sezione finale dell’ “Appendice” sono elencate descrizioni e sintesi dei fascicoli recuperati nel corso dell’elaborazione del libro che poi avrebbe fatto la sua comparsa in Cina nel 2011.

La romantica nascita di “Intrigo a Shanghai” ci viene dunque raccontata direttamente dal suo papà letterario, trasparente nel confermare che il disorientante profilo dei suoi protagonisti è  assolutamente voluto e nasce proprio dalla realtà storica di quelle personalità sospette incontrate nei fascicoli a cui ha voluto regalare un’emotività tutta sua assieme ad un confuso e caotico modus operandi  che potesse mettere in discussione la solida base con cui questi cinesi ed occidentali si erano presentati ai lettori nelle prime pagine del suo romanzo.

In sostanza la voglia di raccontare quell’ambientazione cittadina così tanto composita in cui i nomi di alcune strade erano in cinese mentre altri erano in lingua francese, dove il ricco ed il farabutto si mescolavano sulle banchine delle navi in arrivo e dove infine gli odori più raffinati si mischiavano al puzzo più nauseante, quella voglia era superiore a tutto per lo scrittore: all’intrigo, ai personaggi  e forse anche al finale.

Xiao Bai crea una storia partendo dalla Storia. Per farlo ha dovuto affidarsi ad alcuni personaggi realmente esistiti che ha trattato con moderata malizia, ma anche con molto garbo, ma tutto il resto, tutto il cuore, tutta l’adrenalina e tutto ciò che ritma l’attenzione e l’affetto di chi ha scritto e di chi ha letto è solo lei: quell’intrigante ed infingarda Shanghai del 1931.

 

Xiao Bai, “Intrigo a Shanghai”, Palermo, Sellerio Editore, 2013

Titolo originale: “Zu Jie”

Foto di Francesco Bordi ©

 

 

 

 

 

 

 

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