Si parla troppo poco della scrittura romanzesca di Roberto Mazzucco.
Forse perché è stato più famoso come commediografo e sceneggiatore che scrittore? Oppure il motivo risiede nel fatto che la sua sensibilissima penna è riuscita a regalarci solamente un’ unica fatica prettamente letteraria (a dispetto dei suoi molteplici scritti teatrali, radiofonici e televisivi) prima che sparisse definitivamente nel 1989? D’altro canto se da un lato l’argomento che ha trattato è uno dei più facili all’approccio del grande pubblico è anche vero che il titolo nasconde in sé delle verità a cui i lettori italiani sono troppo avvezzi, abituati e probabilmente sono anche deprecabilmente rassegnati.
“I Sicari di Trastevere” di Roberto Mazzucco infatti lo potete trovare anche in questo periodo estivo negli store della Feltrinelli (e non solo) riscoprendolo spesso e volentieri nelle mini sezioni stagionali “gialli per l’estate” ad un invitante prezzo scontato del 25%. Fin qui nulla di strano: il giallo è sempre andato piuttosto bene in Italia, a maggior ragione nel periodo estivo. La vera questione però sta proprio nella genesi del libro che potremmo definire tra-vestita con il sangue.
Il pregevole testo edito dalla Sellerio non è solamente un giallo ben raccontato e ricco di particolari tipici dell’ottimo osservatore, ma è soprattutto la cronaca piuttosto convincente, benché romanzata, dell’efferato omicidio dell’editore Raffaele Sonzogno nella Roma degli anni ’70:
più esattamente erano gli anni dell’ ‘870…
I nomi illustri coinvolti sono molti, così come sono presenti in gran numero “di contorno ambientale” personaggi ed istituzioni che hanno fatto la storia e la Storia: Garibaldi e suo figlio, Giuseppe Luciani (ex-condottiero garibaldino), Michele Armati (ufficiale delle guardie municipali), Quintino Sella e ancora la “Banca Romana“, i quadri papalini restii a cedere il loro potere d’influenza all’interno del neonato stato italiano e quindi tutta un’Italia, in particolare la città di Roma capitale, i cui grandi, piccoli e medi governanti non si facevano scrupoli a macchiarsi, protetti dalle azioni di povera gente sapientemente raggirata, di qualunque crimine pur di portare avanti nuovi e succulenti interessi collegati alle altrettanto nuove strutture nascenti. Insomma un’Italia “MOLTO DIFFERENTE DA QUELLA DELL’EPOCA ATTUALE”…
Allora come adesso, infatti, i limiti dell’illecito operato in nome della nazione erano molto labili: non c’erano problemi nel far sparire qualcuno che urlava a voce troppo alta degli “opinabili” sospetti o ancora non c’era nulla di particolarmente grave nel voler marchiare a vita (nel senso letterario del termine) chi era caduto nel madornale errore di fare la spia.
Raffaele Sonzogno era un tipo che non aveva paura di citare nomi scomodi sul suo quotidiano di allora “La capitale”, ma ha pagato con la vita la sua passione per il vero nella cronaca. Immediatamente intorno a lui: una serie di personaggi, anche loro realmente esistiti, che saranno protagonisti di atti di fedeltà, cambi di fronte, colossali voltafaccia e sensazionali performances da attore consumato, soprattutto nelle sequenze ambientate nei tribunali del periodo le cui udienze erano dei veri e propri spettacoli in grande stile.
L’Italia e la Roma descritte da Mazzucco sono verissime ma hanno anche il valore aggiunto di un tratto che sa coinvolgere e convincere grazie ad un dono tipico di chi ha scritto anche per il teatro: poche descrizioni, sempre efficacemente dettagliate, per evocare odori, colori, povertà e studiata apparenza di strade piazze e genti che sentiamo così lontane nel tempo eppure così vicine nelle infallibili sensazioni, troppo vicine.
Ci si trova tremendamente avvinti tanto al misterioso omicidio di cui venire a capo quanto alle connesse complicate e veritiere trame di potere di banche e palazzi con modalità, gerarchie e regole proprie. Allora come adesso valevano silenzi, sotterfugi ricompense e do ut des al centro dei quali regnava, fra gli altri interessi primari, la speculazione edilizia ed il suo indotto. La poca effettiva distanza tra questo tumultuoso elemento d’accentramento di fine ‘800 ed il suo corrispettivo attuale in grado di muovere i più variegati interessi può essere serenamente riscontrato nei lavori dei Gian Antonio Stella e Roberto Saviano nazionali. Quanto sporco e quanto sangue a volte è stato necessario per accaparrarsi un’area edificabile e quante donne hanno dovuto svendersi per fluidificare tutte le operazioni del caso!
I sicari di Trastevere sarebbe davvero un poliziesco bel costruito, di quelli che lasciano soddisfazione giunti all’ultima pagina se tuttavia non arrivasse subito dopo quella tremenda riflessione che ci porta a comprendere che non è un vero e proprio giallo: ciò che è stato raccontato è tutto vero. È accaduta ogni cosa a cavallo di quel periodo tra 1875 ed il 1876. Raffaele Sonzogno è morto davvero, trafitto da 17 coltellate di un poveraccio di strada raggirato fra le osterie di Trastevere, oggi CORE DE ROMA.
Ribadisco: si parla troppo poco di Roberto Mazzucco!
Roberto Mazzucco, “I sicari di Trastevere”, Palermo, Sellerio Editore, 2013
Foto della copertina di Francesco Bordi ©
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