di Sonia Cosco
Il filosofo Epicuro diceva che quando c’è la morte non ci siamo noi, quando ci siamo noi non c’è la morte e che quindi, ogni paura in proposito è vana. Anche i due matematici protagonisti del romanzo di Arpino, tra una partita a scacchi e un’altra, usano la logica per esorcizzare la vita e la morte, ma solo lo spirito irrequieto e libero di Ginetta, saprà dare scacco matto alla signora con la falce (e come non ricordare l’imponenza metafisica e ironica della Morte che gioca a scacchi, sulla spiaggia, nel celebre film del regista svedese Bergman?). La ragazza non si perde nell’ “eterna astrazione” dell’amico-amante Meroni, né nell’ inerzia delle due zie melomani. Il professore Bertola vuole lasciare, come eredità spirituale al discepolo Meroni, l’unica formula che nessuna razionalità può insegnare: quella del coraggio. Il vecchio sta male, cerca la fine; al suo giovane amico il compito di anticipare i tempi. Ma l’esempio degli antichi che salvavano la dignità dei compagni, dando loro la morte, è lontana. Meroni non riesce, prigioniero di una visione bidimensionale (o troppo profonda?) dell’esistenza; vorrebbe lasciare quel “guscio vuoto di Giovanni Bertola” al suo lento deteriorarsi, non sa farsi degno di gesti nobili e rischiosi.
Chi può agire in grande, senza averne la consapevolezza, è un animo semplice e schietto. Ginetta si assumerà la tragica responsabilità dei desideri dell’anziano professore. Arpino è a lei che guarda con più simpatia, con più devozione. È lei la figura in cui s’ incarna l’onesto rifiuto per ogni genere di ipocrisie e di viltà. Lungo una scrittura lirica e quotidiana, la policromia dello stile di Arpino, spazia nelle sfumature delle cose e tira fuori, dal fondo della sua creatività, temi scottanti: morte, eutanasia, libero arbitrio. Arpino lo fa con una grazia tale, che ogni azione e pensiero dei personaggi, anche il più vicino alla riprovazione, si eleva a paradigma dell’universalità dei nostri limiti e si riempie di empatia, pietà, intensità.
Arpino, Giovanni, Passo d’addio, Torino, Einaudi, 2005.
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