Nella vita quotidiana il “rallentamento” è una constatazione di un dato di fatto che spesso può complicare lo scorrere delle nostre giornate. Rallentamenti sulle autostrade, rallentamenti dei treni, rallentamento dell’euro sul dollaro o viceversa, rallentamento nelle consegne. Si tratta di un accadimento per lo più molesto, fastidioso che a vote determina una situazione dalla difficile gestione sia a livello di vita personale che su una scala più ampia. Ma cosa succederebbe se l’oggetto di un fenomeno così vago fosse il globo terrestre?
Il rallentamento della rotazione terreste è il vero protagonista di “L’età dei miracoli” di Karen Thompson Walker. Nell’approcciare le vicenda di July e della sua famiglia in California non si ha subito la percezione della gravità del sinistro progredire delle giornate, anche perché inizialmente lo scorrere più lento della rotazione aveva portato ad un aumento delle canoniche “h. 24” di pochissime ore. Il problema è che la popolazione mondiale si trova ad a dover fare i conti con una ritmo quotidiano (o meglio “circadiano” come lo definiscono gli esperti di settore) che va costantemente aumentando le tempistiche di luce e di buio, così che la giornata diventa di 27, 36, 48, 72 ore con ripercussione inaspettatamente gravssime! L’intero dramma è osservato con gli occhi di una giovanissima bambina nel passaggio pre-adolescenziale che divide la sua attenzione fra i problemi personali di un padre assente, una madre eccessivamente ansiosa e le difficoltà relazionali con i coetanei. Dall’altro lato si sviluppano tragedie dalla crescente intensità derivanti dall’avere un sistema internazionale che non riesce a fare i conti con raccolti di frumento in malora per l’eccessive ore di luce, difficoltà degli spostamenti in aereo a causa dell’aumento della gravità e le nuove malattie invalidanti denominate “sindromi da rallentamento”…
Nel corso della narrazione apprendiamo che i governi internazionali per salvaguardare gli interessi economici derivanti dal normale ciclo circadiano, da (quasi) sempre seguito a livello mondiale, stabiliscono che nonostante tutto il quotidiano vivere delle persone dovrà seguire le 24 ore degli orologi, non importa se ci saranno nottate di sole o lune di mezzogiorno. La decisione crea una certa frattura nella popolazione che reagisce con una scissione piuttosto marcata tra quelli che seguono “l’ora dell’orologio” e coloro che si ritengono sostenitori dell’ “ora reale”. Non mancano gli episodi di intolleranza e di vessazione verso gli amanti dell’alternanza luce-buio, meno numerosi rispetto ai seguaci delle direttive nazionali. Affascinante la soluzione dalla parte dell’ora reale di radunarsi in alcune “comunità” con regolamentazioni proprie, totalmente differenti dal resto del mondo, che hanno come unica grande base la condizione di seguire la giornata che la natura impone loro.
Quando mi sono avvicinato alla lettura di “The Age of Miracles” temevo che l’idea di base, senz’altro piuttosto stimolante, facesse solo da sfondo al racconto di una bambina sui dodici anni che avrebbe condiviso i suoi piccoli problemi di cuore ed i troppo consueti drammi familiari con il risultato di un titolo mediocre e dall’intreccio banale. Errore! Il testo di Karen Thompson Walker è un avvincente racconto che è in continuo crescendo. L’autrice di San Diego dimostra una notevole sensibilità narrativa partorendo un libro che prende per mano il lettore e lo porta senza alcuna fatica da un incipit estremamente tranquillo verso scenari di tragedie e crisi internazionali. Dalle riflessioni di una curiosa ed assai timida bambina di una famiglia media statunitense ci troviamo di fronte alla necessità di realizzazione di serre artificiali per continuare a potersi nutrire di determinanti frutti e specifiche verdure che non potranno crescere mai più alla luce del sole, apprendiamo che ogni famiglia dovrà munirsi di pannelli schermanti per proteggersi da radiazioni che prima del rallentamento venivano filtrate dal campo magnetico, leggiamo di uccelli che si schiantano sugli alberi e sui vetri delle case a causa della “rivisitata” legge di gravità e constatiamo la progressiva chiusura delle scuole per l’impossibilità di garantire un insegnamento privo di rischi nelle strutture pubbliche in particolari frazioni delle “24 ore”. Nel coinvolgimento e nella curiosità che dominano la lettura di questo inedito spiccano personaggi affascinanti come il nonno della protagonista ed il suo “letale” rifugio antiatomico, ancora l’ombroso Seth Moreno che July ama alla follia, la professoressa di pianoforte molto (forse troppo) vicina alla famiglia in questione ed i compagni di scuola che sono tutti descritti con profonda “sapienza adolescenziale” dalla Thompson Walker. Probabile il ricorso della mamma del testo ad una documentazione scientifica che ha alternato alla sua versione plausibile dei fatti “futuribili” con il risultato che la situazione descritta ne “L’età dei miracoli” appare comunque convincente, sotto ogni punto di vitsa.
Verso il finale l’autrice raggiunge il suo apice narrativo e in alcune parti degli ultimi capitoli descrive una pseudo-rassegnazione che ricorda molto lo stile dei libri di Michel Houellebecq.
Davvero una bella sorpresa la fatica letteraria della ragazza di San Diego che ha redatto l’intero testo nelle prime ore del mattino prima di andare al lavoro.
In Culturalismi abbiamo davvero apprezzato il titolo e siamo contenti che il “rallentamento” non abbia coinvolto la sua creatività…
Nel 2019 infatti è uscito un suo nuovo titolo, “I sognatori”, di cui conto di occuparmi prossimamete, drammi mondiali (dentro e fuori delle pagine) permettendo…
Karen Thompson Walker, “L’età dei Miracoli”, Milano, Mondadori, 2012.
Titolo Originale: “The Age of Miracles”.
La foto della copertina è di Francesco Bordi ©
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