dalla nostra inviata speciale a Pisa, Antonella Narciso
Succede che l’illuminazione arrivi, in un crescendo di consonanti aspirate, per bocca di un cuoco che tanto ricorda nei tratti il michelangiolesco signore sulla volta della Sistina. Gli avvenimenti della giornata piroettano nella mente durante una eternità d’attimo, per poi disporsi secondo un nuovo disegno che ha perso la patina opaca impostagli dal tempo.
Pisa, Palazzo dei Congressi, decima edizione dell’annuale Book Festival, meritevole kermesse letteraria ad ingresso gratuito promossa dal Comune e dalla Provincia di Pisa: 4000 metri quadrati per 150 editori rigorosamente indipendenti, diviso 200 tra presentazioni di libri, omaggi a romanzieri del passato ed incontri con scrittori del presente, dà come risultato un’operazione che si sviluppa su di una lavagna lunga tre giorni. Inoltre, come si usa in quelle galassie a larga copertura mediatica ricche di stelle (e meteore) del panorama letterario, che sono le grandi fiere del libro, ogni anno un paese viene scelto come ospite d’onore e, novello Voyager, atterra all’ombra della Torre portando con sé immagini e storie di mondi da decodificare.
Quest’anno le luci della ribalta sono toccate ai Paesi Bassi, la cui ambasciata ha stilato insieme ad alcuni editori indipendenti italiani un programma vario ed intelligente: dalla scatenata ironia di Ernest van der Kwast, (ISBN Edizioni) che ha trasformato l’incontro con gli estimatori del suo romanzo autobiografico “Mama Tandoori” in una gimcana in lingua anglo italiana, in cui è stato persino messo all’asta un periodo di convivenza con la tremenda genitrice protagonista del libro, alla sinestetica e malinconica rievocazione della breve vita del musicista Youri Egorov, tornato tra noi grazie alle parole di Jan Brokken, (autore di “Nella casa del pianista”, Iperborea) ed alle note suonate al pianoforte da Marcel Worms, in gioventù allievo dello stesso Egorov.
Una menzione speciale merita Gert Jan Pos il quale, come un capitano di lungo corso che non si scoraggia davanti alla perdita dell’albero di trinchetto del suo brigantino, ha fronteggiato con pacata competenza il pubblico interessato alla storia del fumetto olandese nonostante l’assenza di Jeroen Funke, disegnatore già visto poche settimane fa al Lucca Comics e che qui a Pisa doveva ‘animare’ la sua presentazione.
Non solo letteratura dunque, e non solo novità editoriali: al Pisa Book Festival si affinano strategie per una nuova distribuzione degli editori indipendenti, che devono farsi ancora più duttili ed intelligenti sotto i colpi dell’attuale congiuntura economica e dell’antica avversione italica per la lettura, si parla di scuola multiculturale e di biblioteche scolastiche con una progettualità dal basso che rappresenta l’unica risposta sensata di fronte alla colpevole incuria istituzionale, si discute di traduzione letteraria in seminari organizzati dal PBF Centre for Translation e si assegna alla migliore libreria indipendente d’Italia il Premio Montescudaio, vinto quest’anno dalla squadra tutta al femminile della fiorentina Cuccumeo.
Così mentre ci si aggira compiaciuti tra una babele di volumi e si passano in rassegna i volti noti ed i nomi nuovi impigliatisi nella memoria, capita di imbattersi in quella slavina di competenza culinaria e consonanti aspirate cui si faceva cenno nelle prime righe. Aneddoti legati a ricette di famiglia, storie di pomodori giunti a Livorno direttamente dalle Americhe con gli Ebrei espulsi dalla Spagna e, all’improvviso, una professione di fede nella capacità fisiologica del corpo di riconoscere il cibo che fa bene anche quando i sensi sono quotidianamente ingannati dalla chimica dei ‘bei’ prodotti industriali. I presenti si fissano spaesati per un istante infinito mentre la forza dell’analogia trascina con sé tre intense giornate di nutrimenti terrestri ricombinandone le pagine in nuove letture.
Leave a Reply
Your email address will not be published. Required fields are marked (required)