di Silvia Marinucci
Esistono regole in amore? Quando è vero amore? Può finire?
Le domande sono infinite e le risposte – purtroppo o per fortuna – non esistono. Dopo ogni delusione si giura a se stessi che non succederà mai più, che mai più daremo il nostro cuore, che in alcun modo soffriremo ancora per un altro essere umano.
Tutto svanisce al primo battito di cuore, alla prima folata di vento primaverile che inebria le nostri menti, al permanente buco allo stomaco che non fa più mangiare. “Bang”: il colpo è arrivato e la freccia scoccata, in un attimo si è di nuovo sul ring, pronti ad un nuovo round…
Si potrebbe parlare e scrivere per ore e ore, non basterebbero tutti i libri della storia per analizzarne le mille sfaccettature… e così ci si nutre di storie, che siano esse raccontate a voce, attraverso le pagine di un libro o di un giornale, o ancor meglio in bella vista sul grande schermo.
Loro, i protagonisti, hanno il volto dei “tuoi” attori preferiti e le loro vicende non sono altro che un insieme di storie già vissute da tutti.
Si arriva così ai più grandi film “d’amore” della storia: “Casablanca”, “Via col vento”, “Dottor Zivago” o “Love story”. Senza pensare a pellicole con le quali sono cresciuti migliaia e migliaia di adolescenti: “Pretty Woman”, “Ufficiale gentiluomo”, “Dirty Dancing” o “Flashdance”.
Ma l’amore cinematografico non è solo d’Oltreoceano, lo sa bene il nostro cinema contemporaneo, che ha fatto delle ‘saghe mocciane” i suoi blockbusters. “Scusa ma ti voglio sposare”, “Tre metri sopra il cielo”, “Maschi contro femmine” e poi – come se non bastasse – anche “Femmine contro maschi”. La lista è infinita, ma il risultato abbastanza deludente. Manca il brio, la scintilla, la magia.
Raccontare l’amore sembra la cosa più facile del mondo, ma non è così.
Non bastano “un ragazzo e una ragazza” (tanto per citare un vecchio film con Jerry Calà), dinamiche di coppia o la lacrima finale. Un film “deve emozionare”.
Dove sono finiti i vecchi film di una volta?
Esistono ancora, ma sotto un’altra veste. Anche l’amore del resto segue la cultura e le tendenza che cambiano.
Primo della lista, anche se un po’ datato, uno straordinario “Harry ti presento Sally”, una pellicola che non ha bisogno di presentazioni e che ognuno almeno una volta nella vita dovrebbe vedere.
E mentre la pellicola di Rob Reiner ha fatto ormai storia con scene divenute cult, altre pellicole – negli anni – hanno fatto breccia nei cuori dei critici più severi.
Un buon manuale per come sopravvivere ad una “non storia” d’amore è senza dubbio “500 giorni insieme”, dove ironia, sceneggiatura brillante e un capacità di raccontare le cose così proprio come sono si mescolano alla perfezione. Nessuna smanceria, forzatura o ridondanza.
Alla regia c’è un certo Mark Webb, non a caso scelto dalla Columbia Pictures e dalla Marvel per dar vita alla nuova saga su Spiderman.
Sulla stessa linea d’onda (anche se meno sottile) “La verità è che non gli piaci abbastanza”, un film – anche solo il titolo potrebbe bastare – sull’amore e non amore.
Il trucco sarebbe uno solo, vivere le storie per quelle che sono, senza dover costruirsi ogni volta castelli in aria. Nonostante qualche scena (soprattutto nel finale) troppo sdolcinata, qui il miele non fa male e il rischio di una crisi diabetica e ancora molto lontano.
In ultimo, ma solo per il momento, un grandioso “Love actually” di Richard Curtis, uno che di sentimenti se intende. Il suo nome è legato a pellicole come “Quattro matrimoni e un funerale”, “Il diario di Bidget Jones” e “Notting Hills”, nei quali si è destreggiato passando da sceneggiatore a produttore, fino a regista.
Quali le prossime novità? Dagli Stati Uniti è molto atteso in Italia un simpatico e curioso “Amici, amanti e…”. Staremo a vedere, ma intanto… che lieto fine sia!
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