di Francesco Bordi
COPERTINE…
Sono tante, tantissime. Sorrisi, abbracci fra chi è felice di ritrovarsi al di là ed al di qua dei banconi espositvi E poi ancora appuntamenti fissati, ma anche incontri fortuiti. “Più libri” si può vivere in vari modi. Chi va direttamente a presentazioni e dibattiti nelle sale, chi si reca agli incontri professionali di settore e chi si butta furiosamente fra gli stand degli editori bramando titoli da acquistare, “chicche rare” da scoprire e, ancor di più, domandando curiosità ed anticipazioni sui prossimi autori da pubblicare. Noi siamo i fruitori: giriamo, sfogliano, siamo contenti se abbiamo incontrato quell’autore, se abbiamo visto ed ascoltato quel personaggio al microfono e se ci hanno fatto qualche sconto agli stand. Se siamo dell’ambito, magari siamo soddisfatti per qualche accordo raggiunto su un nuovo nome da pubblicare, tradurre o trasformare in una serie televisiva. Ma loro? Gli editori?
Gli espositori sono tutti di fronte a noi e sono tutti bellissimi, ma non sono tutti uguali. Alcuni gongolano ed hanno da sempre le spalle coperte, altri invece fanno sacrifici quotidianamente e arrivano alla Nuvola senza ombrello. Indossano il loro sorriso più radioso e aspettano, guardano e ci intrattengono sperando di non aver fatto un azzardo ad investire nella presenza a questa ed alle altre fiere dello Stivale.
Si dice spessimo che in Italia non si legge in maniera adeguata. I dati sulla comprensione di un qualunque testo da parte dei giovanissimi è allarmante. Poi però io stesso mi trovo in fiera e vengo spostato da un esercito di ragazzini; fra loro uno improvvisamente corre urlando: – Eccolo là! C’è “Il Diario di una schiappa!!! – Gli altri suoi compagni gridano il medesimo entusiasmo.
Ora, non è vero che nel nostro Paese non si ami la lettura, le metro, gli autobus e le sale d’attesa ne sono testimoni. Certo, fatichiamo a sedurre nuovi potenziali lettori adulti e questo è un problema palese, ma c’è uno zoccolo duro che non demorde e che sceglie magari di uscire di meno nel giorno libero o di rinunciare a qualche sigaretta a vantaggio di un acquisto editoriale. La vita è fatta di scelte, la quotidianità è fatta di scelte così come lettori e non lettori fanno le loro scelte. C’è chi sceglie di non leggere perché non ha tempo, salvo poi lamentarsi minuti e minuti e minuti e minuti al bar sulla vita non soddisfacente che conduce. C’è ancora chi ha famiglia e non ha i soldi per “arrivare a fine mese”, ma non disdegna di investire cinque euro e piú a settimana in una delle mille declinazioni dei giochi d’azzardo. C’è anche chi non ha interesse per la lettura ma si trova stranamente a descrivere una quotidianità sempre troppo uguale a sé stessa che andando avanti nel tempo sta lasciando spazio ad una routine quasi invincibile e preoccupante. Poi ci sono loro… Editori che scelgono di investire tempo e denaro per andare a Milano, a Torino, a Pisa, a Napoli o a Roma, sotto la Nuvola, con o senza ombrello. Perché? Perché credono nel loro lavoro? Perché se non vivono questi momenti editoriali avvertono internamente del disagio? Perché sperano in una piccola o grande svolta?
Perché loro lo hanno scelto.
Un editore, soprattutto nella sua versione più intima ed autentica, è sempre “doppio” nel suo approccio al pubblico: ha sempre un lato egocentrico che lo spinge verso un titolo che spera gli porti gloria prima ancora che denaro, dall’altro però è un grande altruista che si spende in spiegazioni, scambi ed agevolazioni pur di vedere quegli occhi felici, quell’entusiasmo e quei sorrisi nel momento in cui lettori, editori ed autori si mischiano in un unico turbinio di soddisfazioni. Ci sono alcuni espositoti che vengono alle fiere soprattutto per questo: brevi attimi di realizzazione professionale, a prescindere dal rischio di non risultare sufficientemente appetibili nel corso dei canonici cinque giorni di fiera. Altri marchi vengono solo per fare vetrina. Altri gruppi ancora é probabile che vengano perché: “se ci vanno loro, allora dobbiamo esserci per forza anche noi”.
Scelte. Scelte coraggiose contro il periodo poco florido ed alcune modalità di vendita che penalizzano, scelte ininfluenti perché non decisive per il proprio destino imprenditoriale, scelte obbligate per questioni d’immagine verso un pubblico che di immagini vive.
E tu cosa scegli?
Alla prossima fiera, con o senza ombrello!
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