Nuovi strumenti musicali

di Ornella Rotafoto da http://www.mnt-aq.it/

ROMA. Niente è più come “prima”, anzi tutto continua a cambiare. La musica, per esempio: come comporremo, interpreteremo, ascolteremo, in questo terzo millennio nel quale ci siamo appena incamminati? Cofondatori nel 1988 del Centro Ricerche Musicali (CRM, una delle realtà più prestigiose d’Europa), Laura Bianchini e Michelangelo Lupone da tempo focalizzano la loro ricerca su nuove forme d’espressione musicale tali da rompere la continuità con il passato e integrare  diversi aspetti della percezione.
E’ il computer, determinante sia per modificare i suoni esistenti e crearne altri, inediti, sia per elaborare e inventare nuovi strumenti. Volendo semplificare al massimo, dice Laura Bianchini, “i software realizzati per la creazione musicale comprendono tanti “tools” (utensili) ognuno dei quali è destinato a soddisfare esigenze diverse. Se tu li organizzi secondo determinati procedimenti di calcolo, puoi riprodurre strumenti già esistenti magari modificandone alcune caratteristiche, e anche crearne altri, virtuali, con suoni e timbri nuovi, presumibilmente destinati a diventare diciamo la tavolozza per la tua composizione”.
Con la collaborazione di Bianchini, del fisico Lorenzo Seno e dell’abituale équipe di musicisti e scienziati, Michelangelo Lupone ha messo a punto, al CRM, strumenti extra-ordinari che possono essere considerati “nuova liuteria” in senso stretto qual è il Feed-Drum o “nuove forme espressive” come le Installazioni sonore d’arte, i Planofoni®, gli Olofoni. Caratteristica comune di queste opere è la capacità (ovviamente secondo gradi e modalità differenti) di interagire, adattarsi ed evolvere in relazione alle condizioni ambientali e, volendo, anche temporali.
In fondo, è la dinamica di organismi viventi. “L’aspetto più importante”, spiega Michelangelo, “è che la musica stessa, non più ‘congelata’ nel proprio tempo, saprà riconoscersi nelle varie epoche in cui viene eseguita: in pratica, sarà capace di autorigenerarsi. Già oggi è possibile, a certe condizioni. Intanto, con un’interazione personalizzata: ad esempio, se tocchi o accarezzi o sfiori una delle opere scultoreo-musicali che ho realizzato con l’artista visiva Licia Galizia, oppure muovi velocemente l’aria intorno, loro rispondono musicalmente in relazione agli stimoli. Poi, con la musica adattiva, alla quale sto lavorando da qualche tempo: una partitura che preveda la disponibilità di tutta una serie di sensori (luce, calore, inclinazione, prossimità ecc.) può adattare la forma musicale all’ambiente e agli spettatori per renderla di volta in volta più o meno allegra, o drammaticamente trattata, o emergente o intima o altro. Infine, con la musica che si evolve: ultima frontiera, definitiva, per un totale rinnovamento musicale. Un Mozart che continuamente si rigeneri, ecco”.
Com’è possibile?
Michelangelo: “Il problema è creare una partitura che in base alle interazioni, agli adattamenti sensoriali e all’utilizzo del computer si evolva come un albero, il quale rimane se stesso pur modificandosi attraverso una serie di micro mutamenti a livello cellulare. Un organismo che vive una sorta di presente continuo”.
Laura, nel 1985 tu scrivesti, appunto, un’opera intitolata “Presente continuo”. Presagivi questo?
Laura: “In qualche modo sì, anche se all’epoca si trattava di una riflessione sull’argomento e sul tempo, a partire da S. Agostino. Non vi erano i presupposti scientifici e tecnologici per realizzare opere interattive-adattive del tipo di cui parlava Michelangelo. Comunque, il presupposto per tentare questo genere di musica è la conoscenza direi assoluta dei meccanismi alla base della vita”.
Si arriverà a una sorta di genoma della musica?
Michelangelo: “Sarebbe certamente risolutivo disporre di una mappa e lavorare su computer dotati di una potenza di calcolo infinitamente superiore a quelliplanofoni (foto da http://en.wikipedia.org/) odierni, tali da risolvere una serie infinita di combinazioni e di evoluzioni. Ma non è soltanto un problema di velocità di calcolo, l’aspetto concettuale è altrettanto importante”.
I mezzi per conservare queste nuove opere?
Laura: “La scrittura, i sistemi di incisione e informatici. La prima spiega e rende simboliche le operazioni tecniche, interpretative, esecutive, realizzative. Quanto a CD, nastri digitali e quant’altro, è realistico sperare che fra una ventina di anni siano in grado di conservarsi indefinitamente: di autorigenerarsi, appunto”.
BOX 1
Il Feed-Drum si presenta come un normale tamburo, ma il timbro e le altezze variano a seconda dei modi di percussione, sfioramento e pressione della membrana. Per Feed-Drum Michelangelo Lupone_ che al Conservatorio de L’Aquila insegna Composizione musicale elettronica e dirige il Dipartimento di Musica e Nuove Tecnologie _ ha composto “Gran Cassa. Canto della materia”, commissionato dallo Stato Francese nel 2006, eseguito a Lione, all’Auditorium di Roma, all’INA – Radio France di Parigi e in numerosi festival europei.
Le Installazioni sonore d’arte integrano la musica alle forme plastiche, ai materiali, ai volumi architettonici, all’ambiente. Fra le più recenti, ‘Sorgenti nascoste’ e ‘Musica in Forma’, realizzate rispettivamente a Solopaca (BN) a integrazione di una installazione ambientale permanente di Mimmo Paladino, e presso l’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado. Nella prima, la musica deriva da un processo di trasformazione dei suoni dell’acqua, richiama echi e allude a polifonie, sollecita a esplorare luoghi reali e immaginari. Nella seconda, temporanea, le vibrazioni dei materiali _ legno, rame, ferro, acciaio _ con cui sono realizzate le tre opere sono legate al contesto e condizionano suoni, timbri, frequenze.
Presentati per la prima nel ’98 all’Acquario Romano, i Planofoni®, non sono altoparlanti bensì corpi vibranti che diffondono il suono con caratteristiche timbriche e temporali diverse seconda di volumi, forme e materiali (metallo, vetro, carta, legno armonico, plastica).
Gli Olofoni (‘99) sono paraboloidi di vetroresina, con al centro un altoparlante a banda limitata con un angolo di radiazione controllabile. Proiettano il suono nello spazio circostante fino a 60 metri, ma senza assordare chi si trova vicino, come gli altoparlanti normali. Di recente, il MIT di Boston ha proposto un dispositivo molto simile.
BOX 2
Da sempre la musica accompagna l’essere umano; continuamente e ovunque nuovi strumenti musicali compaiono e/o si evolvono.
Gli strumenti più antichi che ci sono pervenuti non vanno oltre il Medio Evo. Dei secoli e millenni precedenti abbiamo solamente nozioni: flauti e percussioni nelle tragedie greche, musica in banchetti e cerimonie dei romani, preghiere cantate ma non strumenti e musicisti “servi di satana” nelle prime funzioni cristiane (in un secondo tempo furono ammessi rari archi e qualche percussione). In età medioevale c’erano il campanello nei tornei, la tuba come richiamo militare e l’arpa per le musiche trobadoriche. Il Rinascimento rivisita viole e flauti, intavola i primi liuti e scopre timpani, ottoni, trombe e tromboni, inventa il fagotto e disegna corni, nobilita gli strumenti con materiali preziosi e vagheggia di strumenti a tastiera. Fermenti che si compiono nel barocco, con lo sviluppo dello stile concertante, delle tonalità maggiori e minori, del contrappunto e della fuga. Nascono l’oboe ed il clarinetto, cresce il gusto per l’organo, il clavicembalo, la spinetta, il virginale e la chitarra assume forma definitiva. I liutai specialmente cremonesi e bresciani _ Stradivari, Amati, Guarnieri, Maggini, Bertoletti, altri _ propongono nuovi legni, dimensioni, forme, grande varietà di corde e speciali vernici. A metà ‘700 si scopre il fascino inedito di martelletti che, azionati da tasti, percuotono delle corde: sta nascendo il pianoforte. La borghesia colta europea subito lo assume a simbolo, via via consacrato da geni come Mozart, Beethoven, Schubert, Brahms. Con il melodramma e le grandi orchestre, tra il XIX e il XX secolo si diffondono anche le fanfare, le trombe a pistoni e i sax; si perfezionano chitarre, mandolini e cetre da tavolo; nascono l’armonium, la fisarmonica, l’ocarina. I flicorni, essenziali per il jazz, affiancano i sax, mentre le percussioni nutrono le musiche sudamericane e africane.
Anche le rivisitazioni rientrano nella ricerca di nuove sonorità. Esemplari in proposito alcune modifiche del flauto e del pianoforte. Ad esempio il flauto iperbasso _ progettato e realizzato nel 2001 da Roberto Fabbriciani, il nostro flautista che è fra i primi del mondo _ è lo strumento più grande e dal registro più basso della famiglia dei flauti. Lungo oltre 12,30 metri, la sua nota più grave è inferiore a quella finora considerata limite minimo della percezione dell’orecchio umano. Può essere suonato come gli altri della famiglia: a destra e a sinistra della boccola, infatti, una piccola tastiera controlla, attraverso pulsanti elettronici sensibili al tocco, l’apertura e la chiusura di valvole servo comandate applicate ai vari fori. Una successiva elaborazione prevede che la tastiera “tradizionale” possa essere estesa al controllo di elaborazioni elettroniche del suono stesso.
Per quanto riguarda i pianoforti, quello a coda, che utilizziamo oggi è il migliore, però sino a metà del ‘900 i più apprezzati erano a pedaliera. Costruiti su commissione, consentivano lo studio anche delle opere organistiche. Albert Schweitzer, grande medico, teologo e organista, se ne fece spedire uno nel suo ospedale di Lambarené (Gabon) per suonare nelle poche ore libere.
Nel 2000, il musicista e progettista Luigi Borgato presentò un doppio pianoforte gran coda con pedaliera; due pianoforti a coda sono montati tipo letto a castello, quello inferiore contiene 3 ottave gravi come nella pedaliera dell’organo. Suscitò un’impressione enorme, anche se un precedente, in realtà, c’era: il piano double–Moore (dal nome del suo costruttore) con due tastiere sistemate come su un clavicembalo a due manuali. Azionando una ginocchiera (a mo’ di harmonium), i suoni si raddoppiavano automaticamente sulla tastiera superiore, due pianisti sembravano suonare all’unisono. Di più: i tasti bianchi e neri sul medesimo livello consentivano, ad esempio, di realizzare il glissando cromatico, tuttora impossibile sui normali strumenti.

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