Mission: Impossible – Protocollo Fantasma (Mission: Impossible – Ghost Protocol – Usa 2011 – Brad Bird)

di Fabio Migneco

 

(immagine da http://www.animemovieforever.net/12762/mission-impossible-protocollo-fantasma-recensione-anteprima)Giunta al quarto capitolo la saga delle roboanti gesta dell’agente Ethan Hunt non mostra segni di cedimento e continua ad essere un appuntamento da non mancare per gli appassionati.

Dopo il thriller hi-tech di Brian De Palma, i furori scombinati ma efficaci di John Woo e la cura J. J. Abrams del terzo, poderoso episodio, questa volta dietro la macchina da presa c’è Brad Bird, al suo primo lungometraggio live-action dopo i capolavori animati Il Gigante di Ferro e soprattutto Gli Incredibili e Ratatouille. Tom Cruise ormai veste a occhi chiusi i panni di Hunt e se pure non cambia molto da capitolo a capitolo è sempre una vera garanzia spettacolare (è ancora una volta encomiabile la sua lucida follia nel voler girare senza stuntman anche le sequenze più impossibili appunto) e il resto del cast, che di volta in volta subisce variazioni e/o defezioni, non è da meno. Stavolta abbiamo la bellissima Paula Patton e il sempre più lanciato Jeremy Renner, ed è con piacere che ritroviamo il Benji di Simon Pegg tra gli agenti operativi sul campo. Cattivo di turno, il Michael Nyqvist della trilogia Millennium, ormai cooptato da Hollywood come pure Noomi Rapace. La trama è come sempre un pretesto o poco più, per dare il via a una nuova missione salva-mondo e inanellare una serie di location da sogno ai quattro angoli del globo, oltre che sequenze action tutte una più elaborata e esplosiva dell’altra. Tutto già visto, si potrebbe obiettare. In un certo senso sì. Eppure lo spettacolo ancora regge ed è di gran classe, tanto che gli amanti dell’action non avranno di che lamentarsi, anzi (e alcune sequenze sono già cult, come l’arrampicata sulla torre-grattecielo più alta al mondo o l’inseguimento nella tempesta di sabbia) e tutto scorre stra-oliato fino al finale.

Ma è a film finito che arriva la sorpresa, in quello che è un epilogo umanissimo e molto ben scritto, che ogni vero fan apprezzerà. Manca forse un tocco più tipicamente alla Brad Bird, ma è tipico di queste produzioni rendere il regista quasi invisibile. Un difetto minimo per un giocattolone che regge benissimo il peso degli anni e che potrebbe anche arrivare a quota 5.

L’inevitabile finalino aperto lo promette – ovviamente – gli incassi mondiali anche. Non ci resta che aspettare.

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