di Fabio Migneco
Molto probabilmente questo film arriverà da noi in sordina, direttamente in dvd, e in un certo senso è un peccato perché fa capire molte più cose sulla crisi finanziaria che, dal 2008 in qua sta affossando le economie degli Usa e delle sue varie “colonie” più o meno palesemente definite tali, e lo fa in maniera forse meno spettacolare ma paradossalmente più incisiva di Wall Street il denaro non dorme mai, sequel del classico anni ’80 di Oliver Stone a recente firma dello stesso.
Quasi un horror dell’alta finanza, parte thriller, parte (tragi)commedia, sembra uno di quei film tratti da uno spettacolo teatrale (un po’ per la messa in scena di alcune parti un po’ per gli elaborati dialoghi), e può ricordare certo cinema – e teatro – del grande David Mamet. Il valore aggiunto, oltre alle sue radici ben piantate nella realtà sta tutto nel cast, che fa a gara di bravura, Stanley Tucci e Zachary Quinto, l’imbolsito ma sempre in parte Kevin Spacey, attore che meriterebbe questo e molto di più ancora da una Hollywood sprecona e ingrata, fino ai ritrovati Jeremy Irons, algido boss-magnate e una Demi Moore per una volta lontano da filmetti e rotocalchi insulsi. Ma tutto il livello in generale è medio-alto. Ci si lamenta spesso che ormai l’intrattenimento più pensato e sofisticato sia nelle serie tv piuttosto che in sala. Margin Call è la valida alternativa.
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