di Ivan Errani
Sono 50.000 gli “amerasian” che vivono nelle Filippine, almeno stando alle stime che prendono in considerazione il periodo dalla fine della seconda guerra mondiale al 1992. Gli “amerasian” sono i figli che militari americani di stanza nelle basi orientali hanno generato con le prostitute locali che venivano assoldate per “tenere alto il morale della truppa”. La loro storia è al centro del docu-film, “Left by the ship” (abbandonati dalle navi), di Emma Rossi-Landi e Alberto Vandemmiati presentato alla 51esima edizione del Festival dei Popoli – Festival Internazionale dei film documentari, tenutosi dal 13 al 20 novembre a Firenze. E’ un documentario che abbraccia un periodo di due anni, nei quali gli autori hanno sviscerato in tutta la sua tragicità e cupezza la condizione di reietti che queste persone sono costrette a subire nelle Filippine, l’unico paese interamente cattolico dell’Estremo Oriente: rinnegati dalle famiglie, non riconosciuti dai padri, emarginati in una società che non tollera l’impurità. Toni malinconici, ma carichi di speranza. Afferma uno di loro rivolgendosi al genitore: “Non voglio nulla da te, tranne che tu sappia che io esisto”. Negarne l’esistenza ha condannato Robert, Jr, Charlene e Margarita (i protagonisti) a un lavoro introspettivo fatto di autoafflizione, povertà estrema, disturbi psichici. Qualcuno ce l’ha fatta, è partito con la madre e il militare per quell’Eden chiamato America, ma è una mosca bianca: il resto è una moltitudine di bambini e ragazzi senza una vera vita. Presto la distribuzione nelle sale cinematografiche.
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