Le notti di Atene

di Ornella Rota

“Finché vivi, sii gioioso,/ non rattristarti mai oltre misura:/ la vita dura poco e il Tempo esige il suo tributo”:

così l’Epitaffio di Sicilo, II secolo a.C – I d. C., unico documento musicale greco che ci sia pervenuto completo. Custodito nel museo di Smirne fino alla guerra greco-turca del 1922, attualmente è nel Museo Nazionale di Danimarca.

ATENE. Chiusi il 75% dei locali notturni, disoccupazione fino all’80% fra il personale artistico, diminuite di almeno 35% le retribuzioni di interpreti e tecnici. Calata in media del 60%  la produzione e la vendita di CD, DVD, prodotti HI-Fi in genere. Tagli drastici, fino alla metà delle cifre abitualmente stanziate, alle spese per allestire uno show e/o produrre un video clip.

Cominciata in pratica nel 2007, la crisi ha progressivamente penalizzato le notti di Atene. Ma nei night club lussuosi i fiori del pubblico continuano a piovere sugli artisti più amati e alla fine delle esibizioni il palcoscenico ne è ricoperto. Quest’abitudine tutta greca, racconta Harris Hatziioannou, cantante e chitarrista della Bet Medley, “sembra oggi il modo scelto da tanti ricchi per ostentare la quantità di soldi che possono permettersi non dico di spendere, dico proprio di buttare via”. Molto rari i locali di questo livello che hanno avuto problemi seri: la crisi si è sostanzialmente risolta in un calo, più o meno sensibile, nei consumi di fiori, alcolici, cibi. Delle difficoltà hanno invece sempre più risentito i locali frequentati dalla classe media, specie quelli a conduzione famigliare. Per evitare di chiudere, parecchi hanno ridotto l’attività a un paio di sere a settimana, a volte al solo sabato.

La Bet Medley è una delle poche band che anche nell’inverno scorso hanno continuato con l’abituale ritmo di 4-5 concerti settimanali: “Forse per via del nostro repertorio che spazia dal pop, rock, blues, jazz, country fino alle canzoni “bouzouki” in originale e/o trascritte per un pubblico internazionale, forse anche per l’energia positiva che sprigioniamo durante i concerti”, dice Harris. Una trentina di anni, un bel modo di guardare l’interlocutore diritto in faccia, Harris ha seguito corsi di canto e chitarra dopo essersi laureato in Maritime Business (come da tradizione familiare). Il pianista Ghiannis Bafaloukas, invece, proviene da un percorso squisitamente accademico; ha conseguito titoli di studio specifici all’università di Corfù e all’Istituto Nazionale Musicale di Atene; a volte, al termine degli spettacoli e su richiesta, Ghiannis canta anche alcune canzoni tradizionali greche. Katerina Andreadaki, voce splendida e di istinto che fa venire in mente la nostra Lina Sastri, ha studiato giornalismo, conosce l’italiano ed è innamorata dell’Italia; a suo tempo proprietaria del live music bar Zoummel nel cuore di Glyfada, quartiere residenziale a sud di Atene, all’avvento della crisi decise di chiudere il locale per seguire finalmente a livello professionale la sua passione di sempre: cantare.

Harris, perché il nome Bet? 

“Richiama una specie di gioco che facevo da adolescente. Ogni volta che qualcuno mi parlava di progetti obiettivamente difficili da realizzare,  io rispondevo “Bet!” , con tono a metà tra lo scherzoso e il sarcastico” (letteralmente sarebbe “Scommessa” e/o “Scommetti”, ma la battuta “Ci puoi giurare!” forse rende meglio l’idea)

Cos’è rimasto di greco in Bet, a parte le vostre nazionalità?

“E’ greco il nostro modo di amare la vita, di pensare, sentire, divertirci, diventare tutt’uno con il pubblico e, alla fine degli spettacoli, di fare amicizia con gli spettatori che ci hanno onorato della loro presenza”.

La crisi ha cambiato anche il pubblico? Ad esempio: si sono modificati la composizione sociale, le reazioni, l’età media, la sensibilità, magari  i gusti?

“L’età media forse si è accresciuta, e mi sembrano aumentati i giovani che possono divertirsi soltanto perché hanno soldi di famiglia. Certamente il pubblico delle notti di Atene è più reattivo rispetto al passato, il sentire più intenso. Quotidianamente assillate, angosciate, attanagliate dai problemi, tutte queste persone hanno assolutamente bisogno di scappare dalla realtà, scatenarsi, cantare con gli artisti, ballare sui tavoli. Come dire ‘per questa sera mangia, bevi, sii felice e domani Dio ci aiuti a pagare i conti’. Un atteggiamento forse da irresponsabili, però abbastanza diffuso …”

 E’ l’Epitaffio di Sicilo. Non molto tempo dopo Orazio avrebbe detto “Carpe diem”. Come si somigliano, i nostri Paesi.

 

 

 

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