di Lorenzo Mazzoni
La casa editrice Hacca ha appena ristampato un libro importantissimo, che ha fatto scuola negli anni ’50: I terroni in città, originariamente pubblicato da Laterza nel 1959, di Francesco Compagna. Il testo è uscito nella collana Novecento.0, diretta da Andrea Di Consoli, che intende stampare e ristampare quel che di novecentesco è ancora stampabile, e guardare con prudenza e con attenzione al nuovo, a questo problematico primo decennio della letteratura italiana.
I terroni in città racconta il Mezzogiorno d’Italia e la questione meridionale, racconta dell’emigrazione dalle campagne alle città, analizza dati e reazioni politiche all’esodo dei contadini del sud nelle città industriali del nord, un eldorado ancora vagheggiato ma già in declino, almeno psicologicamente, in pieno Miracolo Economico. Racconta di un Paese che non riesce a fare i conti con la propria industrializzazione, con la parcellizzazione dello sviluppo economico, racconta di differenze e similarità a livello popolare, racconta di letterati e intellettuali che inseriscono la questione meridionale come uno dei problemi e delle cose più importanti da sviluppare e da approfondire. Come scritto da Goffredo Fofi nella postfazione alla nuova edizione: “Leggere oggi I terroni in città riesce perfino a renderci nostalgici di una serietà che era di tanti, anche se operanti su fronti opposti, riguardo a fenomeni economici e sociali decisivi per il destino della nazione. Con la sua limpida scrittura, la sua arte della citazione, la coerenza delle sue posizioni, la sua capacità di documentare argomentare convincere, il saggio di Francesco Compagna ci restituisce l’immagine di un tempo migliore, che era per il nostro sciocco paese, un tempo migliore perché di lotta e di speranza”. E anche Ermanno Paccagnini nell’introduzione è della stessa opinione: “C’è davvero qualcosa di curioso in questo I terroni in città di Francesco Compagna, dal titolo al tempo stesso secco e accattivante. Ed è che poi, in tutto quanto il volume, quel termine ‘terroni’ non compare proprio mai. Non so se il titolo sia stato scelto dallo stesso autore o dettato da ragioni editoriali. Di certo è che si tratta comunque di un titolo che, ove non letto nella sua pienezza, può suonare tanto efficace e catturante, quanto restrittivo e depistante, quando invece davvero può ben darsi come pienamente esaustivo delle problematiche di fondo affrontate“.
Francesco Compagna, meridionalista e geografo italiano, è nato a Napoli il 31 luglio del 1921 da una famiglia di baroni proprietari di terre in Calabria. Dopo la laurea in Giurisprudenza, prosegue la sua formazione culturale, civile e politica presso l’Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Bendetto Croce e diretto da Federico Chabod. Collaboratore del Mondo di Pannunzio, nel 1954 fonderà e dirigerà per tutta la vita la rivista mensile Nord e Sud. Fin dall’inizio al centro dei suoi interessi storici, politici e culturali c’è il Sud d’Italia con la sua storia, la sua tradizione e il suo territorio. Sulla scia di Salvemini, Compagna critica la piccola e media borghesia meridionale per il suo atteggiamento oscillante tra qualunquismo, giacobinismo verbale e nazionalfascismo. Mentre la lezione di Croce gli consente di collocare la sua lotta meridionalistica nella tradizione risorgimentale, la lezione di Salvemini lo induce all’analisi dei problemi concreti, e quella di Saraceno e Rossi-Doria lo inducano a tradurle in indirizzi di governo e in interventi politici concreti. Nel 1959 con la pubblicazione di I terroni in città, Compagna delinea chiaramente le sue prospettive di analisi relative ai problemi del territorio e delle città, indicando nella funzione terziaria di queste ultime la possibilità di favorire le allocazioni industriali nei pressi dei centri medi e minori, in modo tale da evitare la formazione di megalopoli ingestibili. Deputato dal 1968 per il Pri, è stato ministro dei Lavori Pubblici e della Marina Mercantile, nel corso della settima e dell’ottava legislatura, e sottosegretario alla presidenza del Consiglio del gabinetto Spadolini (dal 1981). Tra i suoi scritti, oltre a I terroni in città, L’Europa delle regioni (1963), La politica della città (1967), Mezzogiorno in salita (1980).
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