dalla nostra corrispondente a Parigi Camilla Corsellini
PARIGI – Inizia con un flute di champagne l’incontro di Amélie Nothomb al Salon du Livre di Parigi. La scrittrice più amata dai francesi festeggia con un brindisi ai suoi lettori un ventennio di scrittura e successi. Seduta in punta del divanetto, l’autrice sfoggia uno dei suoi celebri cappelli neri a tesa larga e racconta la sua prolifica produzione letteraria. “Ogni anno scrivo all’incirca quattro manoscritti e alla fine scelgo quale sia meglio pubblicare. Ho ancora molti testi inediti, -confessa- li conservo in scatole da scarpe in un appartamento di Bruxelles”. Rispetto all’annuncio di Philip Roth che ha deciso di smettere di scrivere a 79 anni, Nothomb afferma: “Vedrò quando arriverò alla sua età, ma questo è un mestiere che non ha limiti di tempo”.
Sorseggiando Laurent-Perrier , la scrittrice rivela la sua pratica quotidiana della narrazione: “Da vent’anni scrivo tutti i giorni, dalle 4 alle 8 del mattino, sempre a penna, mai al computer che nemmeno possiedo. La scrittura è un atto fisico”. Afferma inoltre di non pensare mai al giudizio dei lettori mentre lavora: “Quando si scrive non si deve mai pensare al lettore o al rischio che si corre quando si viene letti”.
Per quanto riguarda l’ispirazione, Nothomb la paragona a una gravidanza: “A un certo punto rimango incinta di un’idea. I miei libri di solito sono bambini non molto grandi, raramente superano le 200 pagine. So che sono finiti quando sono usciti tutti interi e non c’è niente da aggiungere”.
L’ultima creatura, “Barbablù”, ha visto la luce l’anno scorso in Francia per il suo storico editore, Albin Michel. “È da sempre la mia storia preferita – racconta Nothomb- ma Perrault, a mio avviso, l’ha raccontata in un modo lacunoso e sbagliato. Non solo Barbablù non è un mostro, ma ha ragione: mantenere la propria stanza segreta è essenziale nella vita e lo è ancora di più in amore”.
La scrittrice rivela anche l’importanza del materiale autobiografico nella sua produzione letteraria: “Spesso mi è capitato di lavorare su episodi presi dalla mia vita come in “Stupori e tremori” che raccontava la mia esperienza di lavoro in un’azienda giapponese. Ho bisogno di dare un senso alle esperienze che ho vissuto, ma i segreti più oscuri della mia vita non sono ancora stati rivelati”.
E a proposito della vita che nutre la sua letteratura, l’anno scorso, dopo un’assenza di 16 anni, Amélie Nothomb è ritornata in quella che da sempre considera la sua patria perduta ovvero il Giappone, dove è nata nel 1967. “È stato molto emozionante. -racconta- Ho rivisto la balia che mi ha cresciuta. Il Giappone di oggi non è molto diverso da quello della mia infanzia: è un paese che per certi versi è inaccessibile. Inoltre sono convinta che il Giappone sia uno dei paesi più violenti del mondo. Dietro l’assoluto autocontrollo delle persone che incontri sulla metropolitana si nasconde una violenza segreta”.
La violenza è stata spesso uno dei temi della sua scrittura. Uno dei suoi libri più scandalosi, “Acido Solforico”, narrava la storia di un reality show ambientato in un campo di concentramento. “La critica lo ha massacrato, ma io lo difendo.-afferma con calore l’autrice- Mi hanno accusato di avere parlato di campi di concentramento e di aver esasperato la realtà, ma quello che si vede nei reality show di oggi è molto più violento. Tutte le barbarie si assomigliano”.
Poi ritornando allo champagne, la scrittrice racconta con ironia la nascita della sua passione per questa bevanda che risale a quando, ad appena tre anni, figlia di un diplomatico, aveva preso l’abitudine di dare fondo ai bicchieri che restavano alla fine dei ricevimenti. “Ero sempre ubriaca di champagne poi ho smesso e per vent’anni non ne più ho toccata una goccia. Ho ripreso l’anno scorso con un Moët Chandon. L’importante nell’alcolismo è bere cose molto buone. Purtroppo c’è incompatibilità tra l’alcool e la scrittura. La letteratura richiede una perfetta padronanza di sé”.
Per ulteriori info: http://www.salondulivreparis.com/
Le foto di Amélie Nothomb al Salon du Livre di Parigi sono di Camilla Corsellini © tutti i diritti riservati
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