di Claudio Consoli
EP #2
(più che un viaggio una deriva…sociale, morale e culturale della nostra società attraverso lo sguardo acuto, sensibile o anche ironico dei grandi cantautori)
1. “Hurricane”. 1976, album “Desire” di Bob Dylan, dove si racconta la storia di una vita intera quasi interamente spesa a combattere, in strada per sopravvivere, per il proprio paese come soldato, sul ring ma, soprattutto, fra prigione e tribunali per riaffermare i principi di giustizia e uguaglianza razziale.
2. ”I Shot The Sheriff”. 1973, album “Burnin” di Bob Marley and The Wailers, dove davanti all’ingiustizia, a volte, alcuni, non riescono a trovare la forza interiore di trasformare l’iniquità in esempio per una futura giustizia, o ad accettare la violenza subita come debolezza del proprio persecutore e quindi mostrandogli il suo vero volto di debole allo specchio…alcuni reagiscono…
3. “Society”. 2007, dalla O.S.T. di “Into the Wild” di Eddie Vedder, dove una volta presa coscienza di quanto marcia possa essere la nostra società, una persona si trova davanti a varie opzioni di cui una è senz’altro il rifiuto e il distacco.
4. “Talkin ‘bout a Revolution”. 1988, album “Tracy Chapman” di Tracy Chapman, dove un diffuso malessere, una volontà di vivere degnamente, sentimenti di ribellione cominciano a spirare, poi soffiare forti, tramutandosi a volte in tempesta rivoluzionaria, fornendo un’altra opzione al rifiuto della società; altre volte invece diventano una semplice bonaccia e allora…
5. “Merdman”. 1993, album “Henna” di Lucio Dalla, dove quando le rivoluzioni sembrano impossibili e di perdersi nelle terre selvagge non se ne ha né la voglia né, forse, il coraggio, l’ironia e la lucidità ci possono permettere almeno di prevedere la deriva, anticiparla e minarne le fondamenta con la satira e lo scherno.
Nota sulla playlist:
Soprattutto in questo caso un’attenta lettura dei testi di queste canzoni è VIVAMENTE consigliata.
Curiosità:
“Hurricane” fu scritta dopo che Dylan, sempre attivo difensore dei diritti civili, ricevette un’autobiografia di un pugile, Rubin Carter, imprigionato nel 1966 dietro accuse poi rivelatesi false e sorrette solo da motivi razziali e da cui venne scagionato definitivamente solo nel 1988. Dylan non ha più suonato la canzone dal vivo dopo la scarcerazione di Rubin Carter a cui Denzel Washington ha prestato il viso e il corpo nella riduzione cinematografica delle sue vicende.
Bob Marley dichiarò che avrebbe originariamente voluto cantare “I Shot the Police” ma temendo di incorrere nell’ovvia censura e di provocare un vespaio inaudito optò per “I Shot The Sheriff”.
Non è chiaro se Dalla intendesse semplicemente, in linea generale, schernire il sistema mediatico e la sub-cultura che esso produce o si riferisse a qualcuno in particolare; personalmente non riesco a non accostare le vicende dell’alieno di “Merdman” a quelle de “Un marziano a Roma” di Ennio Flaiano…quanto è cambiata la gente? Il Pubblico? I CONSUMATORI?
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