di Claudio Consoli
EP#7
(esami di coscienza…problemi di cuore…grandi interrogativi…)
1. “Hello”. 2003, album “Fallen” degli Evanescence, quando non solo non sai più con chi parlare, ma ti sembra di cominciare dialoghi all’interno della tua stessa mente…quando ti senti squassato dai sentimenti ma, strenuamente, continui ad essere tutto intero, forse è il momento di preoccuparsi o di chiamare un buon amico.
2. “Solitude”. 2007, album “Shadows of The Sun” degli Ulver, se ci si isola invece…pessimismo, autocommiserazione e solitudine, pensieri monotematici di una lei o un lui senza di cui ci sembra che niente abbia più un senso, persino il nostro nome o il nostro futuro.
3. “In This Shirt” 2012, album “Mirror Mirror” The Irrepressibles, un arcobaleno è splendido, ma effimero, un evento di cui possiamo godere solo in determinate condizioni: o se ne accetta la transitoria ed estemporanea realtà o in esso ci si può smarrire, cercando di afferrare qualcosa che è evaporato nel cielo.
4. “The Space Between”. 2001, album “Everyday” della Dave Matthews Band, è raro che ci si renda conto delle innumerevoli sfumature di cui un rapporto è fatto, dei limiti di ciò che è giusto o no fare, pretendere o aspettarsi dagli altri; ci si lancia, impreparati, in un giro folle su un rollercoaster o ci si rintana in un immaginario spazio fra gli opposti che non sappiamo conciliare, illudendoci di essere al sicuro dal dolore.
5. “Question!”. 2005, album “Mezmerize” dei System of a Down, a volte si cerca rifugio in una notte che, come dice il proverbio, speriamo porti consiglio…a volte però la notte ci conduce attraverso sogni caratterizzati da un onirico carosello di simboli da decifrare, fantasmi, strani personaggi e domande a cui non sappiamo e forse mai sapremo rispondere.
Potete guardare i video della playlist anche sul nostro canale youtube: http://www.youtube.com/playlist?list=PL5E204E498A649B3A
Curiosità sulla playlist:
“Hello” è stata scritta da Amy Lee, cantante degli Evanescence in ricordo della perdita della sorellina di tre anni, avvenuta quando Amy stessa era una bimba di sei anni.
“Solitude” è una cover dei Black Sabbath, dall’album “Master Of Reality” del 1971; un’altra pregevole cover della stessa canzone è presente nel tribute album “Nativity in Black” del 1994 dove i Cathedral, band Doom inglese fra le più eminenti dei ’90, ci regala una versione molto bella ma, nella sua fedeltà all’originale, meno memorabile di quella del gruppo scandinavo.
Riguardo a “In This Shirt” la curiosità dovete farvela venire…guardando il video…ASSOLUTAMENTE!
Nel bellissimo video di “The Space Between” il regista dello stesso fa ampio uso di immagini generate in computer grafica, come ad esempio la centrale sullo sfondo del pontile su cui la band suona o i dervisci che danzano sull’acqua.
I componenti dei System of a Down discendono tutti da genitori armeni e spesso hanno ricordato, in pubblico e nelle loro canzoni, il travaglio del loro popolo, ed il genocidio degli armeni perpetrato dagli ottomani a cavallo della prima guerra mondiale: spesso dimenticato o misconosciuto, questo massacro costò la vita ad un numero di armeni stimato fra il milione ed il milione e mezzo. Anche per questo i System of a Down hanno sempre manifestato un certo impegno civile che, fra l’altro, li ha portati a fondare con, tra gli altri, l’ex chitarrista di Rage Against the Machine e Audioslave Tom Morello, un’associazione chiamata Axis of Justice, fondata per promuovere e preservare la giustizia sociale.
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