di Fabio Migneco
Prima regia per uno dei nomi più interessanti tra le nuove leve attoriali del cinema made in Usa. Gordon-Levitt sceglie di parlare con ironia e sincerità di un argomento come il porno e della sua influenza nella vita quotidiana di alcuni giovani adulti e lo fa con sguardo lucido e perizia tecnica. Tutta la prima ora è ritmatissima, con un gran bel montaggio serrato, un uso intelligente dei materiali di repertorio, una serie di richiami a film di culto, non espliciti, ma sottili, vengono evocati La Febbre del sabato sera, certe sbruffonerie del primo Rocky, un modo di (far) sentire la macchina da presa figlio dei furori giovanili di Spike Lee e molto altro… E’ un esordio convincente per Gordon-Levitt, anche sceneggiatore, che dirige bene sé stesso e i suoi attori, dando vita a un insieme ben più fresco e arguto di molte delle commedie più o meno romantiche che Hollywood sforna (le stesse che nel film Barbara adora e Jon detesta, in finte incarnazioni con cammei di Channing Tatum ormai onnipresente e Anne Hathaway). Scarlett Johansson è una roba da restarci secchi, nonostante un personaggio che di fondo è abbastanza sgradevole, mentre la Moore regala una figura di donna segnata dalla vita ma capace di rimettersi in gioco e soprattutto di scompigliare le certezze del protagonista. Qualche difetto nella seconda parte, verso un finale forse affrettato, ma sono peccati veniali in una piccola ma solida e convincente opera prima che trova in Gordon-Levitt un frontman sicuro e padrone dei propri mezzi, espressivi, tecnici, narrativi, tanto davanti che dietro la macchina da presa. Attendiamo curiosi l’opera seconda che, ci scommettiamo, non tarderà ad arrivare.