di Silvia Marinucci & Francesco Bordi
Come dimenticare Asia Argento in preda alla “Sindrome di Stendhal”?
Era il 1996 e in una scena – ormai cult – la protagonista (Asia Argento) sveniva all’interno della Galleria degli Uffizi davanti a un’opera di Bruegel.
L’arte e le sue forme, la materia e il suo divenire.
Cinema, teatro, danza, pittura o musica.
Cosa differenzia o caratterizza un’opera d’arte?
Difficile trovarne parametri scientifici, impossibile individuarne le caratteristiche inamovibili.
Normalmente ci affidiamo al nostro istinto, al nostro quinto senso e mezzo, come direbbe Dylan Dog.
L’arte è universale e come tale – per sua natura – è aperta a tutti.
Piccolo preambolo per accostarci in punta di piedi e con delicatezza ad un sorprendente “gioiellino” dell’arte contemporanea.
Si intitola “Tra Uomo e Donna” ed è portato in scena da Leon Cino, ex “amico” di Maria de Filippi, lanciatosi a pieno titolo – indipendente – sul palcoscenico del Teatro Greco di Roma. Al suo fianco una sorprendente Annalisa Cianci.
I suoi movimenti sono lineari e puliti. La ballerina italiana trasuda eleganza e passione. I due duettano e dialogano, sempre ed unicamente con linguaggio del corpo e delle espressioni del viso, costruendo passo dopo passo una complicità talmente accecante ed assordante da fare quasi invidia.
Ma è la danza la vera protagonista.
Lo spettacolo si ispira, nel primo dei due quadri proposti, ad una “Carmen” mutata nel suo essere ma non per questo deludente. Leon Fa bella mostra del suo portamento e della sua impeccabile immedesimazione nel Don José, mentre la Cianci è davvero una rivelazione. Ogni suo movimento: dal semplice passo di danza alle evoluzioni più complesse risulta ponderato, equilibrato e mai fuori posto, nemmeno di un’inezia. l’italica Carmen riesce a rendere estremamente elegante un salto, una presa, un sorriso… Gli altri ballerini però non ci stanno a ricoprire il ruolo di semplici comprimari. Qui un plauso particolare lo merita ancora una volta lo stesso Leo Cino che ha saputo valorizzare tutti gli artisti presenti sul palco offrendo loro frequenti scene in cui potessero evidenziare quanto le loro corde artistiche potessero vibrare all’estremo delle loro potenzialità. Gli spettatori non possono che rimanere attenti e fortemente curiosi nel seguire i frenetici, ma anche tecnici e stilistici movimenti che ognuno della compagnia compie nell’interpretazione di questo grandioso, anche se rimaneggiato, classico dell’800 teatrale. Anche il finale gioca su un’ “alternativa” curiosa che però non preferiamo svelare, fiduciosi nel fatto che Leon Cino non si fermi qui ed ora.
Nel secondo quadro la “Carmen” lascia il posto ad una performance di danza senza sosta. Una isterica e ben realizzata discussione di corpi, che per lo più si muovono in coppia, così come isteriche ma ben assortite sono le “scenate” tra le coppie della vita. La passione, la rabbia, la malizia e tutte le altre dinamiche di due individui che si amano e si desiderano trovano nella base del tango argentino la loro risoluzione apparentemente più naturale.
“Tra uomo e donna” risulta quindi divisa in due quadri, parti di un atto unico, ed è un’opera figlia di un nutrito e variopinto gruppo di ballerini dal potenziale davvero molto interessante. Sono scattanti, energici – si oserebbe dire – agguerriti.
Fanno ben sperare nel futuro, con la loro aria sicura ma non spavalda. Molto belle, a tal proposito, le dialettiche di due delle ballerine comprimarie che più volte nel corso dello spettacolo danno prova di un’intesa dialettica di complicità che non teme giudizio. Questi ballerini, ma anche atleti, non hanno paura. Danzano. Si muovono. Producono energia.
Guardarli ballare fa bene alla vista, al corpo, e ci fa quasi pentire di non aver dedicato parte della nostra vita ad una disciplina così ricca e coinvolgente.
Sono contagiosi.
Lode dunque ad un artista che ha saputo rinnovarsi (reinventarsi) e lode quindi ad un novello regista che ha saputo scegliere e dosare con astuzia le componenti della sua creatura.
Lode ad un gruppo di giovani artisti “coraggiosi” che ha deciso di imporsi e sperimentare presentati da due attori differenti (uniche voci di tutto l’atto) all’inizio di ogni quadro: lode dunque a Simona Deiana, Antonello Mastrangelo, Devis Rada, Barabara Pennavaria, Angelo Marotta, Michela Bruni, Alessandra Calore, Marina Quassia, Eva Capasso ed Emanule Giombetti.
A muovere i fili dello spettacolo, intervallato dai due “sipari” introduttivi di “recitazione pura”, l’incontro vincente tra passione e impeto ben ospitato dalle scenografie essenziali e, proprio in virtù di questo, funzionali di Alex Atzewi e Tania Matos.
E ancora un inchino, stavolta te lo facciamo noi!, ad Annalisa Cianci: semplice e al contempo maestosa principessa del palco e dell’Amore di coppia.
Uomo e donna. Ma anche uomo e uomo, donna e donna. Corpo e corpo. Anima e corpo.
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