di Francesco Bordi
Di certo Elena Ferrante non ha bisogno delle nostre presentazioni. Tanto meno la misteriosa autrice necessita di vedere alimentata l’ormai stucchevole attenzione su quale vero nominativo e soprattutto su quale volto si celi dietro il suo pseudonimo letterario. La sua abilità narrativa poi è stata ampiamente sancita in termini di vendite e popolarità, sia nello Stivale che, a livello crescente, oltre gli italici confini; è dal 1992 che la ragazza gira sugli scaffali di librerie e store specializzati. Ciò che mi preme evidenziare agli occhi dei nostri lettori è tutt’altro. È importante infatti sottolineare la reale potenza stilistica dell’autrice al di là di quanto accennato sinora.
Il proposito non è affatto superfluo. Elena Ferrante e la sua saga de “L’amica geniale” rientra infatti in quel tipo di proposta letteraria che può risultare fuorviante. Il gran clamore sparso e virale con cui si è parlato della sua quadrilogia unito ad una quarta di copertina che non rende sufficientemente giustizia, a mio parere, all’effettiva portata narrativa dell’autrice hanno fatto sì che il progetto prendesse immediatamente piede sul grande pubblico dei lettori forse sfiorando appena la comunità degli snob letterari a cui nel bene o nel male molti di noi del settore apparteniamo. D’altronde la sua presenza alle fasi finali al premio Strega avrebbe potuto essere già di per sé una garanzia più che sufficiente, eppure per taluni di noi non bastava. Guardavo infatti con diffidenza ad una saga che nel mio stupido pregiudizio ritenevo troppo lontana da una letteratura di spessore basandomi su titoli che giudicavo troppo “idilliaci” e copertine di sicuro effetto ma che mi rimandavano ad argomenti che ritenevo appena poco lontani dalla banalità. Errore mio, senza dubbio! Ed errore di tutti quelli che hanno avuto il medesimo approccio a “L’amica geniale”, “Storia del nuovo cognome”, “Storia di chi fugge e di chi resta”, “Storia della bambina perduta”. Conosco molti amici “letterariamente” attendibili ed altrettanti addetti ai lavori che hanno mostrato le medesime stupide riserve al momento dell’uscita dei singoli volumi della saga.
In generale bisognerebbe davvero essere privi di pregiudizi nel quotidiano così come nelle proprie scelte culturali. Siamo in molti a dire che non ci facciamo mai ingannare dalle prese di posizione a priori e dai preconcetti, poi però (magari per mancanza di tempo a disposizione) decidiamo che quell’opera non è valida e che anzi non possiamo dedicarvi tempo: quello spazio temporale che potrebbe benissimo essere rivolto ad autori di sicuro interesse… CAZZATA!
Dietro la scusa della mancanza del tempo a disposizione alimentiamo spesso delle false idee e supposizioni che magari rischiamo involontariamente di diffondere in gente che ci dà credito. Meglio dunque attendere ed affrontare in seguito la lettura di autori che sulle prime non ci avevano convinto. Il mio grido di scuse pertanto è AMICI SNOB LETTERARI, NON SOTTOVALUTATE LA FERRANTE PERCHÉ SAREBBE UN ERRORE DEGNO DI UN INCOMPETENTE, ALTRO CHE LETTERATI!
Elena Ferrante non è solo un’autrice che in un certo senso ha ridato linfa e vita al genere del neo-realismo e non è solamente una scrittrice che utilizza magistralmente le atmosfere ed i ricordi del suo meridione del napoletano. La misteriosa penna infatti è anche un delineatrice di suggestioni narrative assai cupe, per non dire dark! Dietro alla copertina di due sposi in abito nuziale seguiti da tre piccolissime damigelle si nasconde una cronaca giovanile fatta anche di negatività quasi tangibile che fuoriesce dai corpi degli abitanti del “rione” e ancora incontriamo utensili da cucina che risentono così tanto delle nefandezze sociali che possono “scoppiare” all’interno delle case povere nella decaduta Partenope, tanto da deformarsi e mutare irrimediabilmente nell’aspetto e nella funzione. A dire il vero, ad un esame più accurato della cover, la luce scura dell’orizzonte sugli sposi lasciava intendere un futuro non propriamente roseo per i protagonisti dell’Amica geniale, ma personalmente quell’elemento insieme agli altri fattori complementari del libro non mi erano stati sufficienti per comprendere la grandezza di questa donna che descrive il passaggio dall’infanzia all’adolescenza femminile in maniera così dettagliata ed efficace, per non dire veritiera. Anche i rapporti con “i maschi”, così come con i genitori e con i nonni (che nelle descrizioni dei luoghi poveri dell’epoca sembrano avere quasi la stessa età agli occhi di una ragazzina) ed ancora un altro rapporto, quello con il denaro: soldi come riscatto sociale… Insomma, tutti questi elementi in costante contatto sono raccontati con una sapienza ed un’intensità che lasciano davvero distrutti nell’animo i lettori: grandiosa!
Non è l’intreccio che rende eccezionale il racconto del primo libro della saga, quello che ho personalmente affrontato in questo agosto. La storia infatti non ha una continuity particolarmente elaborata. Il magnetismo è dato proprio da loro, dai personaggi. Le storie di vita di Elena Greco, di Lila Cerullo, così come quelle della famiglia Solara, di Don Achille e ancora le vicende del falegname, del fruttivendolo e della “vedova pazza” fanno la differenza fra una storia banale ed una spettacolare come quella descritta dalla Ferrante: lo spettacolo della vita nel rione.
Ed io stavo per perdermi tutto questa per la mia spocchia letteraria… Mea culpa! Faccio pubblica ammenda e proseguo complimentandomi con gli editori della e/0 per il colpaccio che hanno realizzato scovando la misteriosa Elena Ferrante a cui sommessamente mi inchino e faccio il mio Chapeau!
Elena Ferrante, “L’Amica Geniale”, Roma, Edizioni e/o, 2011.
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