di Francesco Bordi
È già qualche ora che Sergio Bonelli non respira più.
Chi si occupa delle notizie, ma più che altro degli argomenti di natura culturale, come noi, non può in primo luogo non essere colpito dalla notizia della scomparsa del Signor Bonelli, ma in seconda battuta non può nemmeno far finta di nulla sul proprio sito d’approfondimento. Al momento in cui sto scrivendo sulla mia destra, nella mensola centrale, vedo messi per bene in fila i numeri di Nathan Never che vanno dall’uno al quarantotto. Poi vedo una serie di speciali di Dylan Dog e Martin Mystère (compresi quelli che l’hanno visti insieme nelle medesime storie) e poi vedo la collezione di Dylan Dog dal numero uno al sessanta, anche se mischiate ci sono parecchie ristampe e addirittura un paio di seconde ristampe. Staccato, in solitario, il numero cento: “La storia di Dylan Dog”.
I classici “coccodrilli” li trovate dove volete, così come le notizie sulla casa editrice, sulla sua storia, sull’importanza che ha rivestito nell’Italia popolare il nome della famiglia Bonelli dagli anni ’40 in poi e così via. Per tutti coloro che vogliono saziare la propria curiosità su queste informazioni ci sono i numerosi siti d’informazione in rete ed i cartacei (specializzati e non) nelle edicole.
Noi vi facciamo solo due considerazioni.
Nella prima facciamo presente, forse anche in maniera piuttosto banale, che Sergio Bonelli, manifestamente, è ancora presente sui nostri scaffali, sui diari, negli zaini persino su alcuni accendini ed in altri gadget simili.
La seconda considerazione, questa forse meno banale, risiede nel fatto che proprio tenendo ben presente la prima considerazione, è talmente scontata la sua presenza nella vita degli Italiani di sempre e di alcuni curiosi di altri Paesi (ricordiamo a tal proposito i nonni che già leggevano e leggono Tex nonché i tentativi di esportare alcune delle “testate” Bonelli all’estero) che molti nemmeno si accorgeranno della scomparsa di Sergio Bonelli, soprattutto i giovanissimi. Anzi… ancor peggio diranno tra di loro (e tra loro) che poco cambia dal momento che i fumetti vivono di vita propria. Sergio se ne è andato, loro no e probabilmente non se ne andranno mai (asteroide 2012 e crisi editoriali permettendo).
Ecco. Questo è proprio ciò che vorremmo evitare. Noi di Culturalismi crediamo moltissimo nella centralità dell’uomo e delle sue azioni. Siamo degli umanisti convinti e cocciuti. In virtù di queste convinzioni che traspaiono piuttosto chiaramente dai nostri articoli ed in considerazione di tutti i ricordi più belli legati all’adolescenza con quel formato così particolare di libricini tra le mani, ci preme ricordare che le grandi imprese sono fatte da uomini, da esseri umani, da persone che credono in ciò che stanno portando avanti. Non è dato sapere se Sergio Bonelli, come prima il suo papà, o ancora la Signora Tea, avessero ben chiara la portata di ciò che stavano realizzando, ma sta di fatto che sono andati avanti alla grande. Hanno avuto anche e sicuramente il merito di sapersi circondare di uno Staff valido su cui poter fare affidamento: donne e uomini su cui poter contare.
Tornando quindi alla seconda considerazione esposta in questa sede vogliamo ricordare a tutti che per quanto possiate sentire vicini i vari Tex, Dylan Dog, Martin Mystère, Zagor, Mister No, Nathan Never, Julia (solo per citarne alcuni) tutti loro, come tutti noi, hanno avuto un padre ed una madre. Tutti loro hanno una famiglia. La famiglia delle macchiette, dei personaggi delle vostre identificazioni che negli anni vi hanno accompagnato e continuano in alcuni casi ad accompagnarvi hanno tutti un’unica famiglia: quella di Sergio Bonelli.
Ricordatevelo, Ricordiamocelo…
Ancora qui, Sergio?
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