Wild Town. Capitolo 6: la base

di Roberto Ceci

(© tutti i diritti riservati)

 

Wild Town

 

Wild Town è una piccola città che si trova nel centro degli Stati Uniti, conta solo cinquecento abitanti più altri duecentocinquanta dei due paesi confinanti Hellbuck e Porrown. A Wild Town si vive come in un paese, ci si conosce tutti per nome  e nessuno sembra avere un solo segreto. A Wild Town vive un uomo,Winston Smeeth, il becchino del paese che, oltre ad avere l’unico ufficio di onoranze funebri è anche proprietario dell’unico ufficio investigativo di zona, un ufficio però che è quasi sempre chiuso. Fino ad ora…

 

Capitolo 6: La base

 

 

(immagine da http://www.toneoperi.altervista.org/2009/02/13022009/ubriaco-ishot-11/)La macchina andava veloce e Winston si sentiva pronto. Avrebbe scoperto cosa celava quel posto e che cosa erano venuti a fare gli uomini del governo in quella piccola contea. Aveva appena superato Hellbuck e davanti a se aveva solamente delle colline sabbiose. Stando alle indicazioni di Big Bob (perché stava seguendo i suggerimenti di un boss criminale??!?!) quegli uomini stavano oltre quelle colline. La strada diventò sterrata e la macchina iniziò a sobbalzare. Dal punto in cui si trovava fino alla prossima città c’erano miglia e miglia di nulla. La macchina adibita a portare casse mortuarie non sembrava a proprio agio su quel tipo di terreno e Winston ne ebbe la conferma cinque minuti dopo, un forte scoppio, poi del fumo nero dal cofano. Una forte imprecazione e Winston si ritrovò a piedi. Tentò di aprire il cofano e controllare il motore…

-Ma chi diavolo prendo in giro, non ci capisco nulla. – Prese il necessario, tolse la giacca e proseguì a piedi. Faceva molto caldo, era una serata particolarmente asciutta e non passò molto prima che una goccia di sudore prese a rigargli il volto.

Winston arrivò quasi allo stremo delle sue forze circa un’ora più tardi. Salì la collina praticamente strisciando come un soldato, le gambe sembravano non sorreggerlo più. Quando fu in cima fu travolto da una luce fortissima, sembrava quasi che sotto i lui ci fosse un campo di Baseball. Vedeva delle auto muoversi rapide e uomini in lontananza che discutevano. Alcuni avevano dei camici bianchi e delle cartelle piene di fogli. Riprese lentamente fiato, poi alzò il binocolo per guardare meglio. Improvvisamente sentì freddo dietro l’orecchio destro, un freddo strano, innaturale. Conosceva bene quel tipo di sensazione, ma sperava di sbagliarsi.

-Fermo o ti faccio saltare il cervello! – No, non si era sbagliato, qualcuno gli stava puntando un fucile. Abbassò il binocolo e venne brutalmente aiutato a mettersi in piedi. Le gambe gli dolevano tremendamente e adesso avevano iniziato anche a tremare.

-Merda! – Riuscì solamente a dire. Davanti a lui, un soldato.

-Chi cazzo sei tu?

-Il mio nome è Jack Bauer e sarà meglio che non mi facciate incazzare altrimenti…

-Non prendermi per il culo! – Accidenti, aveva trovato un fan della serie 24!!! Questa sì che era sfiga. Il soldato alzò una ricetrasmittente.

-Sono Sparkle, dite all’agente Fox che ho trovato un altro ficcanaso.

-Però, che nomi originali… scommetto che è fondamentale avere uno di questi nomi per passare le selezioni… a proposito, voi chi siete.

-Sta zitto. Ora aspetteremo qui.

-Certo, ti dispiace se mi siedo?

-Sì.

-Ottimo!!

L’agente Fox arrivò poco più tardi. Indossava lo stesso completo dell’uomo che Winston aveva inseguito sotto l’ufficio del dottore qualche giorno prima. Un completo scuro. Capelli corti, niente barba, un distintivo che mostrava quasi come fosse il premio di un torneo di carte, come a dire: “io ho questo, e tu?”

-Salve signor….

-Bauer.

-Okay, svuotagli le tasche. – Ecco, una semplice frase, ma capii che non avrei potuto continuare a giocare, aveva con me infatti, il portafoglio con tutti i miei documenti. Ero fregato.

-Okay, okay, il mio nome è Winston Smeeth!

-Bene signor Smeeth… immagino lei sia il figlio dello sceriffo.

-Già… proprio così.

-Piacere di conoscerla, io sono l’agente Fox.

-Avete anche un agente Dana? – Forse non conoscevano X-Files.

-Ah ah ah, non sa in quanti mi fanno questa battuta.- Okay conoscevano anche questa. Era vero quello che si diceva a proposito dell’ironia dei federali. Non esisteva.

-Lei signor Smeeth sta ficcando il naso dove non dovrebbe.

-Cos’è questo posto?

-Non sono autorizzato a dirglielo per ora.

-Che farete, mi farete perdere la memoria anche a me? Mi annaffierete con un po’ di whiskey e farete passare anche me da ubriaco?

-Non abbiamo fatto passare noi suo padre da ubriaco. Quando è arrivato qui era già abbastanza bevuto, noi non gli abbiamo fatto nulla.

-Non vi credo.

-Suo padre non ha problemi di alcol? – Forse l’agente Fox stava dicendo la verità dopo tutto.

-Okay ammettiamo che fosse ubriaco.

-Noi lo abbiamo solamente accompagnato alla prima taverna e buttato lì.

-Quindi mi ucciderete?

-sta scherzando? No, lei sembra sobrio, forse non furbissimo…

-Ma ho la faccia di chi deve essere per forza insultato?

-Temo di sì, comunque come le dicevo, lei potrebbe esserci utile, ora venga con noi.

-Non ci penso proprio…- Un forte dolore frontale. Quando mi sarei risvegliato avrei capito che si trattava del calcio del fucile del soldato. La luce si affievolì….

 

…due giorni dopo a Wild Town

 

La signora Lewis osservava Christian dall’alto e non poteva essere altrimenti visto che l’amico di Wiston era sdraiato a terra accanto ad una mezza dozzina di bottiglie vuote di birra. Si svegliò lentamente e mise a fuoco la donna che lo osservava con disprezzo.

-Lei è disgustoso.

-Grazie. – Christian cercò tra le bottiglie un residuo di alcol, riuscì a ricavare un paio di gocce di birra da una delle bottiglie e si alzò.

-Sì? Ha problemi con la sua auto signora? – Chiese il ragazzo pensando che si trattasse del suo lavoro. La signora Lewis invece scosse la testa.

-Non mi farei riparare la macchina da lei nemmeno se fossi costretta a camminare per mille miglia.

-Come vuole lei.

-Sa dove diavolo si è cacciato il suo amico? Gli avevo affidato un lavoro.

-Oh lei è la cornuta.

-Apprezzo molto la discrezione. Comunque sì, sono la moglie dell’avvocato Lewis.

-Bene…

-e Winston non c’è?

-No.

-Okay, okay… venga con me. – Christian la accompagnò nel’ufficio di Winston, prese una cartella e la diede alla signora. All’interno vi erano le foto che Christian aveva fatto due giorni prima al marito. L’avvocato si faceva frustare da una grassona in tuta in lattice.

-Mio Dio…

-Beh… grazie, ringrazi il suo amico.

-Signora? Vuole vendicare subito suo marito? Potremmo farci delle foto e spedirgliele. – Disse Christian alzando la macchina fotografica e il suo sopraciglio.

-Dio mio… preferirei farmi suora. – Il rutto di Christian sottolineo la scelta della donna.

-Saprebbe dirmi almeno che giorno è?

-Oggi è mercoledì ragazzo, è meglio che sia dia una ripulita o morirà giovane.

-Già… grazie signora Lewis. – La donna uscì, Christian rimase solo. Aveva dormito due giorni e Winston non era più tornato dalla sua escursione. Forse aveva bisogno di aiuto. Christian scese nella sua officina, prese un sacco pieno di birre e si incamminò in direzione dell’ufficio dello sceriffo. Sarebbero andati insieme a scoprire cosa era accaduto al suo amico.

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