Vivere ai tempi di Internet/3: Internet e le arti

di Ornella Rota

(immagine da http://www.art4eu.net/en/events/parkinprogress2006/program.php )CATANIA. Compositore e artista multidisciplinare, docente universitario di Teoria della Musica, Sociologia della Musica e Musica Sperimentale presso l’Istituto Tecnologico di Studi Superiori di Monterrey (Messico), Angelo Sturiale ha praticato da sempre la dimensione cosmopolita _ ha studiato e operato in Giappone e negli Stati Uniti, oltre che nel nord Europa, in Inghilterra, in Germania _ e appartiene alla generazione di coloro che hanno conosciuto anche il mondo prima di Internet.

Per te cos’è stata, cos’è, la Rete?

 “Quando si scoprono culture diverse, lontane, il più delle volte si valutano comparandole al proprio ambiente originario: il che è un errore. Qualcosa di molto simile succede con Internet; continuiamo a fare paralleli con il passato, e non ha senso perché c’è stata una soluzione di continuità. Personalmente, ho scoperto la Rete intorno ai 25 anni; alla fine del decennio ‘80 leggevo articoli  in cui si prefigurava il mondo futuro e ne ero esaltato. Per anni, ho continuato a verificare se veramente potevo trovare risposte e stimoli che le biblioteche e i mezzi  tradizionali non riuscivano a soddisfare. In effetti Internet mi nutriva, lo fa anche oggi. Passo però anche attraverso fasi di diffidenza, non per il mezzo ma per la dissociazione nei confronti della realtà: ci sono tante cose della cui esistenza non si saprà mai perché non stanno su Internet. Questo del resto è stato sempre il limite, il problema, dei mezzi di informazione. Per le arti, la comunicazione, la documentazione, la curiosità stessa, non c’è complice più disinibito di Internet. Prima, il bagaglio culturale di un artista  _ mostre, libri, cd, viaggi ecc. _ era condizionato dalle possibilità economiche familiari; oggi chiunque può attingere al magma di dati offerti dalla rete, “formarsi” proprio nel senso didattico. Potremmo finalmente realizzare quello che secondo me è un diritto assoluto, cioè partire tutti con pari possibilità realizzare (che secondo me è un diritto assoluto) ma in realtà questo neppure oggi è possibile vista la grande parte della popolazione che ancora non accede a internet. Di più: senza uno spazio digitale è impossibile avere una tua visibilità, e per . Per un artista che si sia formato e sviluppato prima degli anni ’90, accettare questo cambio radicale può a volte essere difficile”.

Da un punto di vista creativo, Internet cosa ti rappresenta?

“Sicuramente non crea talenti, come non ne creava la stampa né la televisione né la radio. Però aiuta, nel senso che può dare straordinaria linfa alla tua creatività.                                                 

 La parola chiave è velocità. Ininterrottamente gli stimoli compaiono e scompaiono, neppure il tempo di evolverne le potenzialità creative che già te ne arriva un altro. Il che può creare anche grandissime frustrazioni e sfide, soprattutto per i tempi di visibilità, che sono minimi: milioni di visite e di apprezzamenti possono affollarsi nel giro di pochi giorni e scomparire la settimana successiva. Internet ti divora, ti esalta. è in continuo divenire, come la vita, si nutre di se stessa; è inafferrabile, molto fluida e molto precaria nel senso positivo o negativo del termine. In questa giungla creativa e caotica chi ha talento può arricchirsi notevolmente e anche perdersi piacevolmente; chi invece non ha grosse possibilità di concentrazione e di riflessione può uscirne distrutto, spaventato, come minimo inibito”. 

I filoni d’arte più influenzati?

“Tutti, perché oggi assistiamo a un progressivo sconfinamento delle arti, è il triofo della contaminazione. Alla multidisciplinarità sta subentrando la trans-disciplinarità. I videogiochi sono anche opere musicali e fotografiche; il cinema attinge da un lato all’astrattismo più fantasioso e dall’altro (per via dei telefonini e del digitale sempre a portata di mano) all’arte di strada; la musica diventa anche immagini e si evolve in applicazioni che sollecitano a interagire in maniera sempre più attiva; la fotografia non è più solamente un’arte del reale ma crea il reale, e così via. Questo progressivo sfaldamento delle categorie per un verso consente una sempre più grande libertà di esprimersi ma per l’altro verso rende più difficili visibilità e riconoscimento”.

ROMA. Internet marca la soluzione di continuità anche nell’arte: dalla fine del secondo millennio, nulla sarà più come prima. Nella Webart, uomini e macchine si vengono incontro e parlano il medesimo linguaggio: l’opera e lo spettatore interagiscono, in forma virtuale, attraverso la linea telefonica, il computer ed il software di visualizzazione.

C’è il richiamo alla dimensione globale. In Satellite art project (1977) realizzato con l’aiuto della Nasa, due gruppi di ballerini distanti tremila chilometri l’uno dall’altro interagiscono fondendo le loro immagini. In The World in 24 Hours (1982), alcuni artisti posti in sedici città (di tre continenti) si collegano per un’ora ciascuno con il festival di Linz, nell’arco delle 24 ore, seguendo il sole di mezzogiorno lungo la rotazione terrestre. In Rhizome.org (1996), ideato da Mark Tribe, studente d’arte di San Diego, durante la sua permanenza a Berlino in qualità di web designer, artisti da tutto il mondo hanno la possibilità di esprimersi, comunicare e proporre le loro opere; oggi è forse il più importante sito planetario dedicato all’arte elettronica ed ha sede a New York. Blinkenlights (2001) è un’installazione urbana di grande impatto emotivo per celebrare il ventesimo anniversario della nascita del Chaos Computer Club di Berlino, il più noto gruppo di hacker europei.                                                                                                                             

 C’è ironia, provocazione, gusto del paradossale, beffa. National Heritage è parodia dei parametri per la classificazione razziale, ricombina lineamenti e visi di oltre cento volontari di persone di etnia diversa omogeneizzandoli in otto prototipi finali, divisi in quattro razze, bianco, nero, giallo e marrone, con facce del tutto simili a scimmie antropomorfe. Darko Maver: the great art swindle di 0100101110101101.org (2000) racconta di un artista sloveno con questo nome che fu imprigionato durante il conflitto nell’ ex Jugoslavia, morì in una prigione in Kosovo durante i bombardamenti NATO, fu omaggiato dalla 48esima Biennale di Venezia e rimase per un bel po’ al centro di dibattiti d’arte e di politica. Poi ci si accorse che non era mai esistito. Rebel! Virus.Asm consiste in un virus informatico ed è l’ideale antecedente storico del movimento artistico Hacktivism, che fonde l’Hacker art con l’attivismo politico e l’interesse verso i temi sociali. Blinkenlights  è un’Installazione urbana di grande impatto emotivo per celebrare il ventesimo anniversario della nascita del Chaos Computer Club di Berlino, il più noto gruppo di hacker europei. Netstrike nasce per protesta contro gli esperimenti nucleari di Mururoa e ingolfa i siti del governo francese. Nel 1994 compare Etoy ad opera di alcuni artisti europei _ tra i 20 e i 24 anni, impegnati in musica elettronica, o architettura, o design, o legge, o informatica _ che si incontrano sulle Alpi svizzere, nella regione dell’Engadina e decidono di “lasciarsi il mondo reale alle spalle” per vivere ed agire sulla Rete, della quale mostrano limiti e potenzialità (il motore di ricerca, ad esempio, è un passaggio obbligatorio e controllarne la strozzatura significa controllare l’informazione). American Standard Code for Information Interchance (Asci art) è un’altra tendenza che si afferma in quel periodo, propone di sostituire i videogiochi e l’ estetica hollywoodiana con i caratteri presenti sulla tastiera del p. c (asci, appunto). Nel 1997, al festival di Linz, la rivoluzionaria vittoria di Linux: un software, considerato la migliore opera d’arte presentata a questa rassegna che è la più importante di arte elettronica.             

Questa è solamente una minuscola, anzi minima, manciata di esempi fra le varie migliaia di opere e di progetti _ ai quali il Guggenheim Museum di New York dedica la mappa globale CyberAtlas _ creati, proposti, imposti da artisti, intellettuali, informatici, matematici, soprattutto da visionari, senza cui il mondo non sarebbe andato avanti. Né andrebbe.

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