di Fabio Migneco
E’ la storia, vera e sorprendente, di Sam Childers, biker e spacciatore, che esce di galera e con l’aiuto della moglie ex lap-dancer trova Dio e una quasi incrollabile fede rocciosa che, nel giro di qualche anno, lo porta prima a fondare una sua impresa edile e di ristrutturazioni e poi un suo ministero del quale diventa predicatore. Fino al suo mettersi al servizio delle popolazioni del Sudan martoriate da una di quelle guerre che non interessano al suo paese e quindi al mondo, perché a intervenire non ne trarrebbe nessun tornaconto.
In parte frammentario e poco coeso (ma i ricordi di una persona non sono quasi sempre così?) ha dalla sua una certa potenza, visiva e tematica, ed è sorretto dalla vigorosa e maiuscola performance di Gerard Butler, anche produttore e portabandiera del progetto, nei panni di Childers, figura assolutamente carismatica, affascinante nella sua ambigua umanità. Ben vengano film e progetti come questo, capaci di porre l’attenzione su tematiche che tutti conoscono ben poco e per sentito dire e per le quali nessuno fa niente.
La figura controversa di Childers (che ha anche scritto un libro di memorie e ha un sito di riferimento, www.machinegunpreacher.org, attraverso il quale si possono anche effettuare donazioni a favore degli orfani da lui sottratti alle torture e alla morte certa) non poteva non essere materia per un biopic incandescente e ricco come questo.
Ben girato e montato, senza tempi morti o inutili lungaggini, appassionante e ricco di significato, con un Butler al suo meglio e una sempre bravissima e deliziosa Michelle Monaghan, il film è stato una delle sorprese del Festival di Toronto e meriterebbe senza dubbio una distribuzione e una diffusione ben più massicce delle uscite limitate che sta avendo negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e negli altri paesi.
Uno dei migliori film visti quest’anno, di quelli che rimangono nella memoria anche molto tempo dopo che si sono riaccese le luci in sala, dopo i bei titoli di coda, che mostrano il vero Childers e la sua famiglia (che lo ha sempre supportato e aiutato, anche sul campo, nonostante tutto).
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