L’incontro

di Fabio Migneco

 

(© tutti i diritti riservati)

 

 

(foto da http://danielacostantini.ilcannocchiale.it/?yy=2008&mm=8)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E all’improvviso la vedi.

 

Quante volte ti sei chiesto perché nei film succedono cose fantastiche e nella vita mai? Quante volte hai detto “perché non a me?”. Negli ultimi mesi avrai viaggiato in metropolitana almeno due o tre volte al giorno. E mai che sia successo qualcosa. E invece qualche secondo fa le porte si sono aperte ed è entrata questa ragazza…

Dio, non sapresti neanche come descriverla. Però l’hai sentito subito, senza dubbi, ce l’hai stampato in faccia, ce l’hai tatuato sul cuore, lo si può vedere lampeggiare come un’insegna al neon di Las Vegas. E’ stato il tuo primo pensiero: Quella è la donna della mia vita. E ora? Che le dici? Non guardarla troppo o se ne accorge. Ecco, vedi, se n’è accorta. Viene verso di te e fa un commento spiritoso. Non puoi che replicare goffamente, tentare un saluto, un primo approccio. La tua fermata l’hai già persa ormai.

E’ di una bellezza unica. Semplice. Il tuo tipo. Non ti sono mai piaciute troppo aggressive nell’aspetto, nel look, nel trucco. Nel carattere forse sì, ma per il resto se non c’è un bel viso, una delicatezza, un’armonia, allora non c’è proprio storia. E questa ragazza le ha davvero tutte. Si è creata una sintonia che non pensavi possibile e avete iniziato subito a parlare di tutto. Non ti soffermi neanche per un attimo a pensare come sia possibile, questa volta non permetti a nessuno di rovinarti questo momento. Nemmeno a te stesso. Decidi di godertelo, punto. E pensi anche che potrebbe uscirne qualcosa di importante da questo incontro magico. La guardi. Ti sorride. E un pezzo di te muore di felicità. Con due dita si sposta la ciocca di capelli che le cade storta sulla fronte, mentre siete arrivati a raccontarvi dei vostri genitori, per la pura curiosità di sapere cosa fanno, se l’età inizia a pesargli o meno. Finché non arriva la sua fermata e allora ti scappa una maledizione per questa metro che fa solo ventisette fermate anziché 30, 300, 3000, qualsiasi numero tale da poter essere tu e lei per sempre. Ma proprio quando sta per scendere ti invita a prendere qualcosa da bere. E allora pensi che è veramente la tua giornata, che forse è il caso di comprare un gratta e vinci perché sbancheresti di sicuro.

Il vento è tiepido quando siete seduti ai tavolini di un bar. E questo tè freddo ti sembra il migliore mai bevuto. E lo mandi giù d’un fiato come vorresti fare con la vita che ti immagini al suo fianco. Vorresti viverla piena di ogni cosa, di ciascuna fase dell’unico sentimento che racchiude tutti quanti gli altri. Hai sempre pensato che non c’è niente di più bello di quel particolare stato. Ti fa sentire completo, ti fa sentire unico, anche se la stessa sensazione è stata, è e sarà provata da miliardi di persone. Per nostra fortuna. E mentre lei ti racconta con grande ironia, altra qualità per te fondamentale, come va il suo lavoro e in che consiste, continui a guardarla. Per dettagli: gli occhi verdi, le labbra sottili, le mani curate, la riga perfetta della scollatura, l’ombelico, le gambe con quel velo di abbronzatura. Poi il discorso si fa più cupo e non può essere altrimenti quando si parla di storie finite male e delle ferite che hanno lasciato. Ti racconta le sue. Le racconti le tue. Intravedi i segni del suo cambiamento, dovuto semplicemente all’aver vissuto. E vedi la conferma: è davvero la donna dei tuoi sogni.

Vorresti dirle talmente tante cose ma ti freni, come sempre, come da ragazzino, pensi che saresti inopportuno. E allora ti tieni tutto dentro mentre la riaccompagni alla fermata della metro. E pensi a quello che poteva essere e non sarà. A quello che sei stato e a ciò che sei ora. Ma mentre aspettate il treno giù in banchina la guardi un’ultima volta. Il treno arriva e lei ti saluta. Ora non ce la fai proprio a trattenerti e mentre sale glielo chiedi: “Ma perché ci siamo lasciati io e te?”. Poi le porte si richiudono.

 

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