di Concetta di Lunardo
Beatrice Feo Filangeri non è solo una principessa della migliore aristocrazia palermitana che può vantare tra i suoi antenati Viceré del Regno delle due Sicilie e personalità di spicco del mondo delle professioni, ma anche un’artista e mecenate. Caposcuola del Pop Barocco italiano, inizia la scalata a soli 18 anni con una personale a Milano, nel quartiere degli artisti di via dei Fiori Chiari, poi la Biennale di Venezia e le esposizioni in tutto il mondo. Studia in Accademie d’Arte in Italia e all’estero(Salisburgo) e si specializza in semiotica. Oggi è art director e organizzatrice di prestigiosi eventi d’arte e cultura e Palazzo Resuttano il quartier generale del B & ART.
Chi è Beatrice Feo Filangeri?
Sono cresciuta con una mamma della nobiltà Filangieri e un padre dall’alta borghesia industriale tessile. Personalità e vissuti diversi, mio padre pratico e mia madre austera, con un bagaglio di storia e tradizioni. Ho molte affinità con mia madre e amo la storia e l’arte, Rubens, Canaletto, Pietro Novelli, la bellezza dei castelli e dei palazzi e il fascino dei racconti di mia nonna, l’ultima figura femminile dei Filangeri Cutò: un pezzo di storia della Sicilia borbonica.
Chi sono i suoi antenati?
Alessandro di Filangeri Cutò pare schiaffeggiò un Papa perché non gli volle dare l’annullamento di un matrimonio. Il capostipite del casato è un cavaliere normanno che intorno al 1100 presenziava l’incoronazione di Ruggero II. Poi la famiglia ha avuto diverse ramificazioni, c’è anche il lato culturale con Tomasi di Lampedusa, che era cugino di mia nonna e della famiglia Piccolo di Capo d’Orlando.
Non le sembra anacronistico e snob oggi parlare di aristocrazia?
I veri aristocratici non sono mai snob e raramente amano parlarne, perché è un dato di fatto esserlo. Nasci da una famiglia che hai nei geni tanta storia. Oggi chi è ricco può comprare tutto e diventare persino bello, ma ciò che non può avere è una famiglia dal passato glorioso e questo, talvolta, può destare molta invidia.
Perché ha abbracciato la fede buddista e come riesce a conciliarla col suo mondo.
In effetti, il buddismo è per la felicità degli esseri umani in questa terra, e contrariamente al cristianesimo, che ripaga le sofferenze terrestri, il percorso di purificazione e di evoluzione verso la felicità è su questa terra, anche attraverso le cose materiali, perché, se io sono felice quando compro una borsa, questo non preclude tale percorso. Pratico un buddismo laico e, come predicava Siddharta, una ricerca della felicità come via di mezzo tra la povertà assoluta e gli sprechi. Riesco sempre a mantenere quest’equilibrio perché a me piace anche far felici gli altri e quindi uso tutti gli strumenti idonei.
A cosa deve il successo del Pop Barocco di cui è caposcuola?
Devo ringraziare Philippe Daverio, critico d’arte e giornalista che ha compreso la mia arte Pop barocco. Venne a Palermo diversi anni fa e vide una mia “Giovanna d’arco” in una galleria cittadina e volle conoscermi. Un giorno arrivò una telefonata dal premio Michetti, dell’omonima fondazione, una rassegna d’arte molto importante. Daverio mi aveva scelto per partecipare a questa manifestazione con un catalogo pazzesco. Portai, scelto da lui, “l’agnello di Dio”, un’opera molto forte, sia dal punto di vista visivo che simbolico, ricordo che mi disse “tu sei una nuova barocca” e m’inserì nel catalogo dei nuovi barocchi.
Il pop barocco lo considera una sua creatura?
Sono barocca nell’anima e quindi l’ho creato dandogli consapevolmente una forma, da qui è nato il Pop barocco. Da quando ho cominciato dipingere, sentivo l’arte come un impatto di comunicazione forte con la gente e che si rivolge a tutti. I miei quadri e sculture come la scrittura può leggerli chiunque, mi piace rappresentare un solo personaggio focalizzato nella sua positività o negatività e quindi alla mercé del giudizio.
Personaggi in bilico tra lo sbeffeggiamento e l’esaltazione?
Sì, in fondo è la verità, questi personaggi sono messi in evidenza per essere letti e giudicati. E’ il massimo della comunicazione.
Programmi per il futuro?
Sto organizzando, nell’isola di Vulcano, tre giorni che vedranno riunita tutta l’aristocrazia nazionale e oltre confine. A novembre per il settore arte, parteciperò a una grande manifestazione che si terrà al Parco Ferrari creato ad Abu Dhabi da Luca Cordero di Montezemolo per celebrare l’eccellenza del “made in Italy”.
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