di Ivan Errani
Un losco figuro si aggira per la Calabria, deciso a riprendere in mano, dopo quattro anni di latitanza, la solita vita nel paesino dove è nato e dove gestisce alcune attività commerciali che definire illegali sarebbe eufemistico. Cetto La Qualnque, interpretato dal suo esilarante e geniale creatore Antonio Albanese, è il prodotto più genuino di un’Italia scalcinata che fa di tutto per tirare a campare, sprezzante delle regole, morali e collettive. Coinvolgente e a tratti irresistibile per le pennellate descrittive sociologicamente azzeccate, Qualunquemente mette a nudo, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, i vizi e gli istinti più reconditi di una certa italianità, impegnata nell’arte tutta nostra di “fottere” il prossimo. Cosa volete che sia tornare in patria con un’altra famiglia e pretendere che vostra moglie accetti il nuovo entourage? O prendere a male parole vostro figlio perché sullo scooter indossa il casco? O, ancora, scendere in politica per non farsi confiscare un appezzamento di terra occupato abusivamente? In questa pellicola c’è tutto il peggio che si possa immaginare quando proviamo a pensare alle malefatte dei nostri politici, dall’intimidazione dell’avversario alla promessa sfacciatamente populista. Ma, come dice lo stesso Cetto la Qualunque: “Ognuno a casa sua fa quello che cazzu ci pare”!. Cazzu, cazzu… andatelo a vedere. Anche se, in questi giorni, ci stiamo rendendo conto che la realtà, almeno da noi, supera di gran lunga la fantasia. Bunga bunga e tutto il resto. Sigh…
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