Lanterna magica

di Simona Verdecchia

Esistono alcuni peccati piacevoli da confessare. Quanto è bello a volte peccare di nostalgia? Chi può permettersi oggi, in un mondo come il nostro in cui la tecnologia si auto supera di continuo in gara contro se stessa, in cui le distanze sono ridotte a semplici dettagli e il “fast” ha la meglio sullo “slow”, di pensare al passato con un pizzico di rimpianto senza essere tacciato di vecchiaia incipiente? Guardando il monitor del portatile provate a collocarlo al tempo degli ottocenteschi bisnonni, il sorriso sarà spontaneo. Quanto sbalordimento avrebbe prodotto ai loro occhi ancora vergini di tecnologia! E come lo consideriamo, invece, noi donne e uomini del ventunesimo secolo? Solamente un elettrodomestico in più da voler (o dover) accendere e spegnere svariate volte in una giornata, un accessorio cui prestare un’ossimorica “attenzione disattenta”. Siamo ancora capaci di stupirci noi che viviamo un secolo confuso dall’abbondanza? Pensiamo, con tenera curiosità, ai bambini di allora: quei fanciullini da Libro Cuore che sapevano trascorrere ore fermi con il naso appiccicato alle loro belle lanterne magiche giocattolo, in cui miravano e rimiravano sempre la stessa semplice scena aggiungendovi dettagli fantasiosi dettati dalle loro testoline in fermento. Difficile immaginare, oggi, i vari ragazzini spesso educati arrogantemente illuminarsi per quelle piccole figure di cani ammaestrati, acrobati del circo e damine imbellettate che fanno la riverenza. Hanno visto tanto, troppo e di tutto. Sono saturi non solo di immagini sparate a raffica da monitor collocati in ogni dove ma anche delle loro stesse immagini; schiavi, già a tre anni, di onanismo mediatico perlopiù provocato da genitori armati di fotocamere e telefonini superaccessoriati. Proviamo per un attimo a riportare quelle lanterne a nuova vita liberandole da ragnatele e cumuli di polvere sotto i quali le hanno sepolte secoli d’incuria. Sarebbe bello che rinascessero fiere, in tutta la loro meravigliosa ingenuità, per imporsi all’attenzione di chi legge. Le potremmo considerare cartine di tornasole attraverso cui capire se il funerale a Sua Maestà la Fantasia è scongiurato o solo, ahinoi, posticipato. L’invenzione della Lanterna Magica è attribuita, dalle fonti, a diversi studiosi del passato fra cui padre Athanasius Kircher che fu, pare, il primo a parlarne nella sua opera “Ars Magna Luci et Umbrae” nel XVII secolo. Più probabile risulterebbe, comunque, l’ipotesi di una precedente importazione di tali congegni dalla Cina. Qualunque ne fosse l’origine il meccanismo era basato su di una semplice lastrina di vetro sulla quale erano dipinte delle figure che, fatte scorrere sotto una fonte di luce proveniente da una scatola di legno, prendevano vita e venivano proiettate sulle pareti. Presto si scoprì la possibilità di far muovere i soggetti con la stessa tecnica dei cartoni animati. Quale stregoneria, allora, doveva apparire a uomini e donne, non ancora saturi d’immagini, quell’ingenua animazione! Nei secoli le lanterne vennero raffinate e presero nuovi nomi: Mondo Nuovo (in cui le immagini non venivano proiettate all’esterno bensì viste all’interno di una scatola), Taumatropio (che consisteva in un dischetto di cartoncino disegnato da entrambe le parti con immagini che si sovrapponevano creando l’illusione di movimento. Un esempio tipico è l’uccellino e la gabbia), Fenachistoscopio (un cilindro che girava su se stesso con immagini disegnate al suo interno) e tanti altri ancora fino ad arrivare alle invenzioni della fotografia nel 1826 e del cinema dei fratelli Lumière nel 1895. Se vi siete scoperti nostalgici, e perciò forse anche peccatori, c’è una bella notizia. Le Lanterne non sono sparite del tutto fagocitate dalla moderna tecnologia, poiché esiste chi ne coltiva il dolce ricordo. Se passate per Padova fermatevi a Palazzo Angeli in Prato della Valle 1/A e fate un salto al Museo del Precinema della Signora Laura Minici Zotti dove al costo di 3 Euro tornerete bambini di due secoli fa. E non sarà un male.

Sito del Museo: www.minicizotti.it


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