Dietro lo show, dietro le scene, dietro le quinte…
Il “Backstage” solitamente si riferisce a ciò che accade dietro ad un palco, dunque la preparazione di uno spettacolo, il trucco ed il parrucco, le ansie dei protagonisti che stanno per entrare in scena, i riti scaramantici o ancora i repentini cambi di programma e le soluzioni geniali, ad un problema improvviso, che potrebbero magari rappresentare la svolta nella carriera di un presentatore, un cantante, un attore, un musicista, un tecnico del suono o di una delle fondamentali maestranze presenti. Ma cosa succederebbe se il backstage riguardasse non un’esibizione ma colui che ha dato il proprio apporto imprescindibile alla sua creazione. Cosa accadrebbe se i “dietro le quinte” presi in esame raccontassero la vita professionale, affettiva, formativa e la visione del mondo di un compositore musicale, di un uomo che crea ed organizza l’ossatura sensoriale di un prodotto artistico da palco o da pellicola?
Succede che il Maestro Fabio Frizzi decide di aprire le porte del suo “io” per farci accomodare e raccontarci la bellezza del suo lavoro ed il fascino di cui lui stesso è ancora vittima dopo oltre 50 anni di carriera. Fare l’elenco dei suoi lavori di compositore di colonne sonore d’eccezione e di successo sarebbe facile ed allo stesso tempo riduttivo. Vi nominerò pochissime delle sue creazioni solo per il gusto di scatenare il demone del ricordo felice in chi ha “vissuto” film come “Febbre da Cavallo”, “Fantozzi” ed “I quattro dell’apocalisse” (che il maestro ha realizzato assieme ai suoi due soci dell’epoca Franco Bixio e Vince Tempera). Gli amanti del genere horror non potranno rimanere indifferenti al commento musicale di titoli come “Zombi 2”, “Paura nella città dei morti viventi” e “Un gatto nel cervello”, così come gli estimatori dei film «poliziotteschi» anni ’70 (definizione degli addetti ai lavori dell’epoca) dai titoli programmatici quali “Roma, l’altra faccia della violenza” e “Operazione Kappa: sparate a vista”, firmati dal Maestro & soci.
Protagonista assoluto di questo volume: il compositore stesso? Trattandosi di un’autobiografia di un compositore potremmo “suonarla” così.
Guardando però l’intero lavoro da un punto di vista più romantico si potrebbe definire “Backstage di un compositore” come l’amore per la musica e gli effetti che questo sentimento ha prodotto su un uomo che vive per il suo lavoro…
Bene, in entrambi i casi, a mio parere, non è completamente esatto.
Benché la scrittura non sia il mestiere di Fabio Frizzi, che vive di un’occupazione probabilmente molto più artistica ed elaborata, l’autore ha strutturato il suo libro in una maniera molto più fine ed interiore di quanto normalmente accade per le autobiografie. Protagonista, ma NON assoluto, del coivolgente volume della Graphofeel Edizioni (che si è opportunamente avvalsa della prefazione di Vincenzo Mollica) è Lucio Fulci. Il cineasta romano è la figura che più di tutte ha contribuito a lanciare il Maestro nell’Olimpo degli autori musicali. Le colonne sonore che hanno accompagnato il regista hanno saputo valorizzare le pellicole, ma al contempo hanno contribuito alla crescita ed alla popolarità di un compositore che oggi vanta fan e supporters in tutto il mondo (Stati Uniti e Canada inclusi). L’autore del libro che stiamo presentando in questa sede è persona garbata ed educata; un rapido sguardo alle prime righe della sua fatica letteraria e già capirete con chi avrete a che fare nel corso delle scorrevolissime 415 pagine fra le vostre mani. Ritengo che Fabio Frizzi, benchè sempre più conscio del proprio valore nel corso degli anni, avvertisse una sorta di debito di riconoscenza verso uno dei Maestri del cinema horror e non solo che gli aveva dimostrato così tanta fiducia. Sia chiaro ai lettori: il testo non è un elogio di Fulci, assolutamente no, ma si tratta di una personalità molto presente nelle pagine e nella vita dell’autore, tanto da aver giustificato nel 2012 la nascita della F2F – Frizzi to Fulci. Si tratta di una tribute band o, più esattamente, di un progetto musicale itinerante che vede un’orchestra portare in giro per il mondo alcuni fiori all’occhiello che hanno contraddistinto le pellicole di Lucio Fulci. L’enorme successso che il Maestro e la sua band vanno riscuotendo per il globo era impensabile per tutti, fondatori inclusi, eppure negli ultimi sette anni l’espressione “sold out” si è sempre legata al tributo per il regista dell’horror nelle sue varie versioni, a Roma come a Londra, in Canada come negli Stati Uniti.
Credo che programmare un tale atto di riconoscenza per quella figura così importante abbia fatto sì che Fabio Frizzi ripensasse a come era arrivato a trovarsi su di un palco, al cospetto del grande pubblico, partendo prima da casa sua e passando poi nelle nascostissime sale da registrazioni di Roma e Milano. Fulci dunque è stato un’escamotage letterario per far ordine nella propria vita professionale e poterla quindi raccontare. Magari non è l’unico “pentagramma”, ma di certo è una delle suite più importanti nella partitura esistenziale che ci viene raccontata.
Si tratta di una vita affascinnate che ha visto il fermento creativo e tecnico musicale fin dagli anni ’60 e ’70 ed ha conosciuto grandi artisti del cinema, del teatro e della televisione così come piccole meteore di passaggio che lasciano comunque un segno. Ancora grandi voci, grandi archi, grandi corde e grandi percussioni, ma anche grandissime maestranze e Autori rimasti nell’ombra.
Fabio ha saputo reinvetarsi sempre passando da acustiche casalinghe (anche il bagno di casa sua a volte) ai grandi palcoscenici. Ha composto per il cinema, per il teatro, per la televisione ed è stato anche giornalista di settore per un breve periodo. Personalmente ho apprezzato moltissimo l’idea di accompagnare musicalmente i testi di autori classici come Poe e Lovecraft che lo ha visto ancora una volta protagonista. L’Italia lo ha ringraziato con affetto e gli Stati Uniti invece lo lusingano con sempre maggiore frequenza. Ricordiamo a tal poprosito che in “Kill Bill -Volume 1” di Tarantino uno dei commenti musicali presenti non è altro che il tema di “Sette note in nero”, colonna sonora dell’omonimo film di Fabio Fulci con musiche di Bixio, Tempera e di…
Fabio Frizzi non si ferma, la sua composizione non si arresta, il suo fervore non si placa. Al momento l’unico ostacolo è costituito dai palcoscenici inacessibili, ma questo non è sufficienete a fermare un artista. Quello che potete leggere infatti è il suo “backstage” scritto, in gran parte, in epoche di quarantena. Tuttavia, proprio in questo momento, chissà quanti progetti stanno “suonando” nella testa del compositore.
Nessun problema. D’altronde anche la risoluzione degli ostacoli improvvisi fa parte dei dietro le quinte. Tutte queste pagine, quindi, rappresentano solamente i retroscena di uno dei tanti spettacoli del maestro Frizzi. Quale?
Il prossimo…
Fabio Frizzi, “Backstage di un compositore”, Roma, “Graphofeel, 2020.
Foto del libro: Francesco Bordi ©
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