di Fabio Migneco
Ecco tornare sul grande schermo i pensionati più irriducibili e pericolosi, ma anche più divertenti visti al cinema di recente. Liberamente tratto da una graphic novel di Warren Ellis il primo Red fu una sorpresa del cinema d’azione degli anni scorsi, sempre in cerca di nuova linfa per rinverdire le sue formule classiche, tra un’esplosione e una sparatoria.
Merito soprattutto del cast, grandi nomi in vacanza premio, capaci di non prendersi sul serio e regalare le performance più disinvolte e briose delle loro carriere.
Stessa formula anche qui, con qualche rimescolamento nel cast per qualcuno che si perde (come Freeman) si acquistano Catherine Zeta-Jones sensuale spia russa, Anthony Hopkins scienziato pazzo fino a un certo punto, e il micidiale Byung-hun Lee, visto in The Raid Redemption. Messi accanto a Willis e Malkovich uno riluttante l’altro folle, con la variabile impazzita di Mary-Louise Parker, questa volta operativissima, il gioco è fatto. Helen Mirren come nello scorso film sorprende e diverte, per l’innata classe con cui spara con due mitra o arriccia l’alluce mentre spara a piedi nudi col fucile di precisione da cecchino. L’intreccio è contorto quanto basta e dà modo ai nostri di spostarsi ai quattro angoli del globo, in una sarabanda di sequenze action dal giusto brio, contrappuntate da gag da commedia sofisticata e scaramucce sentimentali che strappano più di un sorriso in un quadro complessivo di insistita quanto riuscita parodia.
Praticamente indolore il cambio di regista, con Robert Schwentke che abdica in favore del più che onesto Dean Parisot, dal robusto apprendistato in commedie di varia fattura, per dedicarsi alla regia di R.I.P.D. praticamente un Men In Black rivisto e corretto, con dei morti non-morti al posto degli alieni e Jeff Bridges e Ryan Reynolds poliziotti dell’aldilà a fare la strana coppia di turno.
Niente di clamoroso per carità ma ci si diverte, questo sì, e Willis, quando gli gira bene, è sempre un belvedere.
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