di Ornella Rota
Dimostrò di essere davvero lungimirante Ricardo Farias Nicolopulos, cittadino statunitense originario greco, quando, nel 2009, ipotizzò di installare una Dual Customs, sistema di controlli doganali contestuali, al confine fra Stati Uniti e Messico, e cominciò con il presentare un primo progetto alle autorità texane. Oggi, nell’area delle città gemellate Brownsville/Matamoros _ in primo piano nella crescita dei rispettivi Paesi _ la Dual Customs sta per essere realizzata dalla Brownsville International Air Cargo (BIAC), società di cui Faria è presidente e che della DualCustoms sarà operatore.
Una serie di controlli compiuti non secondo la consueta procedura doppia (che prevede l’ispezione doganale da parte sia del Paese di esportazione che di quello di importazione) bensì in maniera congiunta e contestuale all’interno di una medesima struttura, ridurranno drasticamente i tempi di attesa (ore invece di giorni) e potranno anche prevenire non poche vertenze legali per violazione dei termini di consegna e/o sopravvenuta avaria.
Risultato, un incremento del volume di affari fra Messico e Stati Uniti e un incentivo alla reciproca collaborazione.
Questi obiettivi prettamente economici si inseriscono perfettamente nelle linee politiche che Barack Obama evocato con forza al suo secondo mandato. Contrastare i cartelli della droga, il traffico d’armi, l’immigrazione clandestina è fra le priorità; al contempo è opportuno accrescere l’attenzione verso il Messico, Stato con il quale gli Stati Uniti hanno rapporti non sempre facili fin dalla conquista dell’indipendenza, e lungo i cui confini il muro di separazione ha già superato i 600 chilometri. Quanto all’immigrazione, Obama ha più volte ricordato che essa ha contribuito ad arricchire il suo Paese, che i messicano-statunitensi testimoniano del reciproco forte legame, e che “nelle leggi in materia ci sono oggi storture che dovranno essere corrette sia per ribadire la necessità di rispettare le regole sia per valorizzare il fatto che noi siamo una nazione di immigrati”.
Ulteriore vantaggio della Dual Customs di Brownsville/Matamoros, l’aumentata sicurezza per entrambi i Paesi. Significativo in proposito che tutte le agenziefederali competenti abbiano totalmente approvato il progetto, ben compresi il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, la Federal Aviation Association e la US Customs and Border Patrol.
Negli Stati Uniti, un sistema di joint controls esiste da qualche tempo in alcune stazioni ai confini con il Canada.
L’avvocato Danilo Desiderio, specialista in diritto doganale, osserva che nel mondo queste modalità sembrano godere di credito crescente e anche evolversi in forme più complesse (che prevedono altri controlli di fianco a quelli doganali). All’interno dell’UE, le Dual Customs sono comparse sovente nell’est europeo (per esempio fra Grecia, Romania e Bulgaria), ovviamente prima che questi Stati entrassero a far parte dell’UE. Altri Paesi dell’Europa Sud Orientale _ come Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Macedonia, Moldova e Turchia _ hanno trovato modo di coordinare i rispettivi controlli preso alcune località di confine. A sud del Mediterraneo, nella zona di frontiera fra Libia e Tunisia, le rispettive amministrazioni doganali hanno costituito un ufficio unificato per modernizzare le rispettive procedure e contrastare più efficacemente il contrabbando.
“Due iniziative mi sembrano particolarmente interessanti”, osserva l’avvocato. La prima, in ordine di tempo, ha esteso la portata dei joint controls dal piano bilaterale a quello multilaterale: “Russia, Ucraina, Moldova e Transnistria (regione separatista della Moldova) hanno attivato un sistema di ispezioni doganali congiunte, quadrilaterali, presso un varco della sezione Transnistriana del confine tra Moldova e Ucraina. In questo caso i funzionari russi eseguono i controlli per conto e su delega anche delle autorità degli altri tre Paesi”. La seconda segna un’evoluzione del concetto di Dual Customs “in quanto prevede, all’interno di una stessa struttura posta al confine tra due Paesi, la collocazione non solamente delle dogane, ma anche di altre autorità di controllo (per esempio sanitarie, veterinarie, ambientali, polizia di frontiera ecc). L’iniziativa si chiama ”One Stop Border Post” (OSBP) ed è in corso di sperimentazione in vari paesi dell’Africa. Il primo OSBP è stato istituito a Chirindu, fra Zambia e Zimbabwe”.
Leave a Reply
Your email address will not be published. Required fields are marked (required)