Dicembre 2012 – Niente da risolvere

Niente da risolvere. 2012 © tutti i diritti riservati

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“Niente da risolvere”

“C’è un paesaggio interiore, una geografia dell’anima; ne cerchiamo gli elementi per tutta la vita. Chi è fortunato da incontrarlo, scivola come l’acqua sopra a un sasso, fino ai suoi fluidi contorni, ed è a casa. Alcuni lo trovano nel luogo di nascita; altri possono andarsene, bruciati, da una città di mare, e scoprirsi ristorati nel deserto. Ci sono quelli nati in campagne collinose che si sentono veramente a loro agio solo nell’intensa e indaffarata solitudine della città. Per qualcuno è la ricerca dell’impronta di un altro; un figlio o una madre, un nonno o un fratello, un innamorato, un marito, una moglie o un nemico. Possiamo vivere la nostra vita nella gioia o nell’infelicità, baciati dal successo o insoddisfatti, amati o no, senza mai sentirci raggelare dalla sorpresa di un riconoscimento, senza patire mai lo strazio del ferro rovente ritorto che si sfila dalla nostra anima, e trovare finalmente il nostro posto. (…) Una strana calma mi invase. Mandai un sospiro, profondo, come se a un tratto avessi cambiato pelle. Mi sentivo vecchio e soddisfatto. L’impressione di aver incontrato qualcuno che conoscevo mi era passata attraverso il corpo come una scossa elettrica. Per un attimo, un attimo solo, avevo incontrato uno come me, un altro della mia specie. Ci eravamo riconosciuti. Ero grato di quell’incontro, ma non volevo pensarci più. Mi ero sentito a casa mia. Per un attimo, ma più a lungo della maggior parte della gente. Era sufficiente, sufficiente per la mia vita. Naturalmente non era sufficiente. Ma in quelle prima ore ero soltanto grato che si fosse presentato quel momento.  (…) Era l’esperienza di una frazione di secondo che cambia tutto; lo scontro automobilistico; la lettera che non dovevamo aprire; il nodulo nel petto o nell’inguine; il lampo accecante. Sul mio ordinato palcoscenico le luci erano accese, e forse finalmente io aspettavo tra le quinte.”

Josephine Hart – Il danno

 

 

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