di Fabio Migneco
Il primo Taken (in Italia Io vi troverò) fu una piccola sorpresa. Più che altro perché ha rilanciato Liam Neeson come eroe d’azione nonostante avesse già passato i cinquanta. Era il solito cocktail di furbizia e mestiere di Luc Besson, da sempre deciso a battere il cinema americano sul suo stesso terreno. Non che fosse chissà che film rivoluzionario, ma aveva un buon ritmo, era ben costruito e tutta la sarabanda di interrogatori, torture, inseguimenti che portava all’esplosivo finale era divertente e si lasciava ben vedere. Nessuno si aspettava gli incassi stratosferici che seguirono a livello planetario. Lo stesso Neeson ammise candidamente che al massimo si sarebbe aspettato un uscita direttamente in dvd, come un qualsiasi film di Steven Seagal o Dolph Lundgren da anni a questa parte. Inevitabile che venisse messo in cantiere il secondo episodio prima o poi, d’altronde Besson ha già fatto 4 Taxxi e 3 Transporter, tanto per dire.
Così ecco che Taken 2 invade le sale del globo e il Bryan Mills di Neeson è pronto a una nuova (dis)avventura. Francamente non se ne sentiva il bisogno, ma i difetti di questo tipo di produzioni Besson, come sempre anche sceneggiatore con Robert Mark Kamen, vengono compensati dai due o tre pregi che di consueto emergono. Così se la sceneggiatura è inesistente e a tratti ridicola (e spreca pure l’assunto iniziale che fa sì che stavolta i cattivi non siano anonimi ma i parenti delle vittime lasciatesi dietro da Mills nel primo film), il film dura poco e scorre velocissimo, ha alcune buone trovate (tutto il percorso della figlia guidata dal padre via cellulare per le vie di Istanbul), si vede con quel minimo di piacere e si dimentica in fretta. Megaton di davvero fico ha solo il nome, perché come tutti gli anonimi shooter d’ultima generazione gira col culo e affida al consueto montaggio epilettico il compito di nascondere il fatto di non essere in grado di riprendere come si deve nessuno dei combattimenti corpo a corpo. Sia Famke Janssen che Maggie Grace hanno un ruolo ampliato rispetto al film precedente, la seconda però è mortificata dal fatto di avere ormai praticamente trent’anni e dover continuare a interpretare una di 19 (clamoroso miscast a monte). Belle le location, soffiate alla produzione dell’ultimo Bond, ma per il resto questo sequel, sia pur non rovinando la memoria del primo film, potevano anche risparmiarsi la fatica di farlo. Se proprio dovrà esserci una terza parte, prima di tutto che sia l’ultima e soprattutto che si sforzino di variare la formula e l’assunto (nel prossimo chi gli rapiscono, la nonna?).
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