Men in Black 3 (id, Usa 2012 – Barry Sonnenfeld)

di Fabio Migneco

(immagine da http://badassdigest.com/2012/05/23/movie-review-men-in-black-3-delivers/)Tipico caso di sequel fuori tempo (quasi) massimo, che fa seguito peraltro a una seconda parte che fu un mezzo flop. Ma, vuoi per la crisi delle idee, vuoi per quella economica, nemmeno la Hollywood dei blockbuster rischia più e così ecco rispolverati i M.I.B. versione Sonnenfeld (quest’ultimo riesumato dalla tomba registica proprio dopo MIB II e Vita da Camper con Robin Williams). Le premesse non erano delle migliori e le notizie dal set nemmeno, tra riprese frammentarie e script rimaneggiato a più non posso. Però l’idea di combinare questo universo narrativo con il viaggio nel tempo suonava intrigante. Quella di J – Will Smith che torna indietro nel 1969 e si trova faccia a faccia col giovane K, il personaggio di Tommy Lee Jones, unita al 3D ha fatto il resto e sicuramente il film sarà un successo. Se lo merita? In parte sì, perché il meccanismo è ben oliato, la new-entry Emma Thompson gradita e la sarabanda di effetti speciali e trucchi del mago Rick Baker regge ancora bene pur non essendo più una novità. Smith va col pilota automatico ma comunque funziona, Lee Jones stavolta ha poco da fare per ragioni di sceneggiatura (e viene il sospetto che sia stato proprio lui a volere il viaggio nel tempo, per poter girare solo l’inizio e la fine e passare alla cassa per dedicarsi a progetti più personali). Il vero effetto speciale è Josh Brolin, nei panni del giovane K, 29 anni “tutti contromano” come gli dice J, perché sembrano 40, ma meno ruvido e taciturno del K anziano. Godibile doppiato, imperdibile in originale, Brolin imita Jones alla perfezione, con tanto di tic, espressioni facciali, accenti vocali. Il rapporto tra i due personaggi è il cuore e il senso del film, il resto è poca cosa e scorre in fretta, appena una spanna sopra l’opaco secondo capitolo. Il supercattivo di turno, che sembra il fu Macho Man Randy Savage in versione aliena, è divertente e ben delineato da Jemaine Clement, mentre il personaggio di Griffin, che vede presente, passato e futuro è figlio del Mork di Williams per espressioni e stranezze ed è una riuscita aggiunta. Diverse gag vanno a segno, specie quella su Andy Warhol agente sotto copertura, e anche se senza dubbio non c’era bisogno di un terzo capitolo, questo MIB III non fa male a nessuno e tutto sommato riesce a risultare simpatico e farsi benvolere. La formula potrebbe offrire ben altro e il finale ovviamente è aperto, ma semmai dovessero pensare a un quarto capitolo ci vorrà qualche innovazione radicale all’interno del rodato schema per giustificarne la produzione e garantirne la riuscita.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked (required)

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>