di Fabio Migneco
“Ma che fine ha fatto Piotta?” Se qualcuno poco informato, fermo con la mente ai primi anni del nuovo millennio, vi fa questa domanda, oggi potete rispondergli: “Piotta è morto”.
Prima che possa aggiungere qualcosa però specificate che in realtà è vivo e vegeto e sempre arguto. Piotta è morto è infatti il titolo della sua ultima hit, singolo del nuovo album (che trovate al prezzo imposto di quindici euro, occhio ai furbi!), il settimo per la cronaca, intitolato Odio gli Indifferenti, come il famoso scritto di Gramsci. Settimo album ma anche secondo album, come lo stesso comunicato stampa dell’artista suggerisce. Perché è il secondo del nuovo corso di Tommaso Zanello che, dopo il cd del 2009, S(u)ono diverso, ha trovato nuove vie per esprimersi, soprattutto dal punto di vista sonoro.
L’esempio più immediato potrebbe essere J-Ax con il suo rap’n’roll, ma non renderebbe giustizia a nessuno dei due. Serve però a far capire anche al profano che Piotta ora fa un efficace mash-up di generi, tra rap e rock, tra echi reggae, influenze blues e moltissimo altro ancora (come ad esempio il brano intimo e quasi sussurrato che chiude il cd). E lo fa con una padronanza tale che si può tranquillamente definire quest’ultimo lavoro come uno dei suoi migliori, testimonianza di una raggiunta maturità artistica che siamo curiosi di vedere dove lo porterà. Anche dal punto di vista dei testi Piotta si è fatto ancora più preciso e incisivo, affrontando in ogni brano importanti tematiche sociali e politiche, dando alla sua musica ancora maggior peso e rilevanza.
E’ un nuovo corso che gli si addice perfettamente e che dà frutti di grande qualità lungo tutto il cd, disseminato di collaborazioni più che illustri, da Pierpaolo Capovilla a Bunna da Francesco Di Giacomo ai Bud Spencer Blues Explosion fino a – per tornare in territori più hip hop – Rancore e DJ Myke. Brani come Goccia dopo Goccia, sulla privatizzazione dell’acqua o I.N.P.S. (In Nome del Popolo Sovrano) sull’incerto futuro e le pensioni che non vedremo mai più, o anche la sana ribellione di Mai Mai Mai sono veri e propri brani manifesto. E se da un lato non rinuncia a voler dire la sua con ironia e sarcasmo (come appunto in Piotta è morto, geniale auto-dissing in cui oltre a fare la parte di numerosi colleghi dileggia certe regole ottuse della discografia e del modo di intere la musica come mero prodotto), c’è un brano di grande potenza, equiparabile a Non Siete Stato Voi di Caparezza, intitolato Io non rido, sulle infinite contraddizioni e miserie della classe politica che -ahinoi- ci governa.
Il tutto sempre trascinando e intrattenendo alla grande, si badi bene.
Ma è nella dimensione live che Piotta dà il meglio di sé. Perché oltre ad essere uno che ci sa fare, si vede proprio che quello che fa lo fa con passione (e con la testa, il cuore e le proprie gambe, mandando avanti la sua etichetta indipendente con le difficoltà – anche economiche – che una cosa del genere comporta) e perché ha delle cose in cui crede da dire.
Lo scorso 11 maggio al Circolo degli Artisti, Piotta ha presentato il nuovo album dando vita a un live riuscito, tra novità (il cd è stato suonato praticamente per intero) e vecchi pezzi, sia quelli più recenti sia quelli per cui tutti, anche chi non lo segue, lo conoscono (da La Mossa del Giaguaro a La Grande Onda, passando per Spingo io fino, manco a dirlo, a Supercafone, tutti riarrangiati nella nuova chiave a robusta base rock).
Una volta – raccontò Tommaso in un suo libro – Jovanotti gli disse che era proprio bravo perché col pubblico ci sapeva davvero fare, era un gran paraculo sul palco! Ed è veramente così, chi c’era lo ha constatato.
Partito morbido e con un pubblico a dirla tutta inizialmente un po’ freddo, ha portato tutti dalla sua, chiudendo dopo poco più di due ore filate con la sala bella gonfia e calorosamente partecipe a richiedere a gran voce più di un bis.
Trascinante, ironico e autoironico, lucido e tagliente. Ecco che fine ha fatto Piotta. E’ lì dove appartiene: sui palchi di tutta Italia (e non solo, ad esempio nel 2008 è stato il primo ed unico italiano invitato ad esibirsi al Warped Tour, l’unico tour itinerante che attraversa gli Stati Uniti da est ad ovest) a snocciolare le sue rime e le sue strofe, coadiuvato da un sound di tutto rispetto che si fa strada a testa alta nella scena alternative rock d’oggi. Non se n’è mai andato e anzi ha saputo rinnovarsi ed evolversi (così come non si è mai chiamato Er Piotta per essere precisi). Ditelo se mai vi dovesse capitare qualcuno che ancora se lo chiede.
E a proposito di Jovanotti, anni luce fa cantava “anche quando sei in pista per ballare, non bisogna MAI smettere di pensare!”
Il buon Tommaso Zanello in arte Piotta in questo di sicuro può darvi una mano.
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