di Claudio Consoli
EP#18
(mala tempora currunt)
- “Sunday Bloody Sunday”. 1983, album “War” degli U2, in un sabato sanguinante viene spontaneo pensare che il sangue degli innocenti non dovrebbe mai scorrere.
- “Zombie”. 1994, album “No Need To Argue” dei Cranberries, purtroppo la violenza, i soprusi e le ingiustizie continuano a ripetersi e non bisogna mai dimenticare che, quelle che vediamo soffrire e morire nei notiziari o sui giornali, sono persone e non zombie!
- “The Ghost Of Tom Joad”. 1995, album “The Ghost Of Tom Joad” di Bruce Springsteen, quando la giustizia, l’equità e la dignità di vivere diventano argomenti quotidiani, ci si chiede se, come il grande Boss, stiamo aspettando che si materializzino dei fantasmi o siamo perseguitati da spettri.
- “We Take Care Of Our Own”. 2012, album “Wrecking Ball” di Bruce Springsteen, la delusione è grande e la frattura fra noi e coloro che dovrebbero rappresentarci o guidarci è insanabile, allora è il momento di rimboccarsi le maniche perchè
- “With My Own Two Hands”. 2003, album “Diamonds On The Inside” di Ben Harper, la rivoluzione, il cambiamento, in fondo, partono sempre da ciò che possiamo fare con le nostre forze, con le nostre mani!
Potete guardare i video della playlist anche sul nostro canale youtube: http://www.youtube.com/playlist?list=PL6B87BC8D9AF60AE7
Curiosità sulla playlist:
Il 30 gennaio 1972, di Domenica, nella città di Derry nell’Irlanda del Nord, l’esercito britannico aprì il fuoco su civili disarmati che partecipavano ad una manifestazione; il bilancio di quella che divenne poi la “Bloody Sunday” raccontata dagli U2 nel loro brano, fu di 14 morti e scatenò la rivolta nazionalista contro il governo di Londra.
Alcuni versi di “Zombie” sembrano richiamare una canzone del musicista irlandese Phil Coulter, “The Town I Loved So Well”, originario della Derry sopra citata e ad essa dedicata sempre in memoria dei fatti del 30 gennaio 1972.
“The Ghost Of Tom Joad” è ispirata al più grande successo di John Steinbeck “The Grapes of Wrath” (“Furore” nell’edizione italiana), ridotto anche in versione cinematografica da John Ford e vincitore di due Oscar; l’opera dello scrittore Americano parla delle vicende di una famiglia in viaggio verso la California negli anni ’30 della grande depressione e condivide, con l’album di Springsteen, le tematiche della crisi economica e sociale, l’emigrazione e l’iniquità sociale.
“We Take Care of Our Own”, come tutto l’album che la contiene, è frutto della grande delusione del cantautore Americano nei confronti della speranza di un vero cambiamento sociale negli States a seguito dell’elezione del presidente Obama e più in generale di un diffuso malessere nei confronti della situazione mondiale.
Ben Harper è un vero figlio di culture diverse: è nato infatti da un padre di discendenza afroamericana e Cherokee e da madre ebrea, mentre la nonna materna era un’ebrea russa emigrata dalla Lituania.
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