di Massimiliano Franchi
I Fine Before You Came non sono certamente una band per tutti: se non si è del mood giusto possono anche risultare fastidiosi, con i loro riff ripetuti, l’incedere di tom e timpani di batteria ed i testi urlati. Ma proprio per gli stessi motivi ci si innamora di questa band milanese all’istante se si è in linea con il loro umore rabbioso e malinconico.
Tornano ora con Ormai, loro quarto full-lenght, e si rimane subito immersi nella nostalgia che si trasforma in rifiuto di Dublino, nei fantasmi personali di cui non ci si riesce a liberare di Sasso (“mi porto dietro una matassa che non riesco più a sbrogliare”) e nei complicati tentativi di stare meglio nei propri momenti più bui di Magone (“vorrei che il magone fosse un grande mago che ti strappi un sorriso”). Per Non Esser Pipistrelli racconta lo sforzo di fuggire dalla propria apatia, dove invece Paese rappresenta il doloroso distacco dalle proprie abitudini (“in questo piccolo paese conosco solo questa strada”). Uno splendido arpeggio intrecciato a due chitarre introduce Capire Settembre, riflessioni su quanto è difficile resistere a certe tentazioni nonostante si sappia quanto siano dannose, mentre la conclusiva La Domenica C’è il Mercato descrive la rassegnazione faticosa ma dovuta ad abbandonare certi ricordi ormai solo parte del proprio passato (“è arrivato il tempo in cui ormai il tempo non c’è più).
La band prosegue sulla strada dei precedenti album, con un sound di matrice noise e post-rock (con riferimenti a band quali Shellac, Jesus Lizard e Slint) ed un cantato decisamente hard-emocore (che rimanda a Fugazi, Embrace e Rites of Spring).
Ormai è una sorta di concept sulla rassegnazione, dove viene cantato il bisogno di accettare situazioni finite e per troppo tempo negate, per poter provare a rinascere e liberare la propria coscienza dal tormento, sfogando una volta per tutte le proprie frustrazioni e insicurezze. Insomma, i Fine Before You Came sono il lato oscuro ma necessario della musica italiana di questo periodo, estraniando “politically uncorrect” i sentimenti più cupi e negativi di una generazione e non nascondendosi dietro alla banalità cui ci ha purtroppo abituati musicalmente questo paese.
Oltretutto l’album è interamente scaricabile in mp3 dal sito ufficiale della band, quindi appena siete pronti umoralmente ascoltatelo!
Per maggiori info sulla band à http://finebeforeyoucame.com
Traccia consigliata: La domenica c’è il mercato à http://www.youtube.com/watch?v=v7e7CpgHEc0
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