di Francesco Bordi 

Un autore in crescita sulla strada del giallo storico ed una casa editrice nuovissima e molto accattivante.

Un binomio stimolante per chi ama vivere a cavallo fra letteratura ed editoria, dico bene lettori ed autori?

Noi di Culturalismi, dal nostro canto, abbiamo colto l’occasione di Più Libri Più Liberi 2024 per conoscere meglio Walter Astori  che era presente allo stand della giovanissima Orizzonte Milton per presentare e firmare il suo ultimo titolo, “Doppio omicidio all’ombra del Palatino”.  Così anche io all’ombra, ma dell’imponente nuovola romana di Fuksas, ho domandato all’autore di raccontarci un’altra Roma, ugualmente suggestiva, similmente problematica, ma un po più datata…

Culturalismi: «Un libro di questo genere presuppone sicuramente una profonda documentazione, ma nel tuo caso, a quanto ho avuto modo di verificare, eri già piuttosto esperto dell’antica Roma così come delle dinamiche di quel periodo. Le tue pubblicazioni precedenti lo dimostrano perché tu realizzi sempre dei gialli ambientati in quello stesso momento storico».

Walter Astori: «Esattamente. In “Doppio omicidio all’Ombra del Palatino” ci troviamo a circa un anno di  distanza rispetto al mio libro precedente; siamo dunque nel 60 a. C. Io sono cresciuto con il personaggio Giulio Cesare che mi ha sempre molto affascinato. Per questo genere di romanzi, invece, ho pensato di pormi dall’altra parte, nella fazione opposta a quella di Cesare, e quindi ho deciso di introdurre un uomo che fosse di sponda pompeiana nei panni dell’investigatore chiamato a risolvere i casi di omicidio nell’Urbe.

C: «Questo Flavio Callido è esistito veramente? La domanda è d’obbligo visto che molti dei personaggi che si muovo all’interno del tuo libro sono realmente esistiti».

W.A. «No, Flavio è stato inventato, però ha basi profonde. Si tratta di un personaggio che poteva essere verosimilmente di quel periodo. L’aspetto più bello, secondo me, dello scrivere un romanzo ambientato nell’antica Roma, è proprio andare a creare un contesto che sia più possibilmente vicino alla realtà dell’epoca. Ovviamente ci sono personaggi inventati che però vengono inseriti all’interno di determinati meccanismi narrativi, sono  accompagnati da persone davvero esistite ed il tutto viene collocato nell’ambito di fatti realmente accaduti. Si cerca così di scrivere nella maniera migliore possibile e soprattutto ricreando il modo in cui sono vissuti, quindi alleanze politiche e contesto sociale. Ecco, su questo punto in particolare mi preme sottolineare un aspetto. Quando si legge un romanzo storico, si pensa sempre: “Ah, l’autore è un tuttologo”. Non è vero, l’autore è una persona normalissima che magari ha la passione per un certo periodo storico specifico ben definito e che si documenta passo passo; ovviamente bisogna sempre partire da una buona infarinatura».

C.: «Quanta documentazione hai dovuto raccogliere per il tuo Doppio Omicidio?».

W.A. : «Tanta, sicuramente tanta, però nel momento in cui conosci un minimo il periodo storico, poi lo andrai ad approfondire, ma questo approfondimento è fine alla causa. Io so che devo descrivere un certo tipo di rapporto tra due personaggi, vado a studiarmi accuratamente quei due personaggi. Allo stesso modo se so che devo descrvivere una cena, un’usanza particolare del tempo, io andrò ad approfondire quegli aspetti. Non serve sapere tutto quanto di quel periodo, altrimenti diventerebbe impossibile.

C.: «Diventerebbe quasi un saggio e diciamo che altre persone sono deputate a quel tipo di pubblicazione. Se vuoi scrivere un’opera di intrettenimento devi giustamente avere un tipo di approccio differente».

W.A.:  Sì, diciamo che è difficile scrivere un romanzo storico, ma allo stesso tempo è più semplice di quello che spesso può sembrare nell’immaginario collettivo».

C.: «Quindi ti sei documentato anche sui cibi dell’epoca, le abitudini e le feste a seconda dei momenti dell’anno, il valore della moneta…? Così, ugualmente avrai fatto per le ambietazioni: hai studiato ed individuato i luoghi più bui, la zona delle terme, le penombre, gli angoli utilizzati per darsi un appuntamento…»

W.A.: «Certo. Io sapevo cos’era di volta in volta quello che mi serviva e quindi andavo ad approfondire solo quel determinato argomento. Poi è ovvio che, scavando all’interno di un certo argomento ti può venire anche lo spunto per altri particolari interessanti. Un romanzo storico è  un’opera d’intrattenimento che quindi non ha nessun tipo di aspirazione a voler insegnare chissà cosa. Il mio auspicio però è sempre che chi legge il mio romanzo spero che concluda l’ultima pagina sapendo qualcosa in più, per questo cerco sempre di aggiungere, all’interno della narrazione, della storia, delle con conoscenza e le cognizioni di quel periodo.

C.: «Dunque questo Doppio omicidio all’ombra del Palatino deve intrattenere ed informare?»

W.A.: « Diciamo di sì, anche se l’0biettivo di un romanzo deve sempre essere l’intrattenere, altrimenti come dicevi giustamente tu prima si va sul saggio. Doppio omicidio rimane comunque un giallo all’interno del quale io inserico delle pillole di storia romana, quindi personaggi effettivamente esistiti ed episodi realmente accaduti. Questo libro si apre con la violazione dei principi della Bona Dea, un fatto veramente accaduto».

C.: «Davvero? Avevo letto il nome  di questa festa già nella sinossi, ma non ero sicuro della sua effettiva esistenza, nè ricordavo d’averla studiata. Propendevo per l’invenzione narrativa».

W.A.: «No, era era una festa che si svolgeva nella casa del Pontefice massimo quindi, nel periodo storico che tratto, si trattava dell’abitazione di Giulio Cesare ossia la domus publica. Qui soltanto il Pontefice massimo e le donne, solamente le donne, potevano celebrarne il culto. L’organizzazione infatti faceva capo alle parenti più prossime di Giulio Cesare, ossia la sua seconda moglie e la mamma. Nel corso della celebrazione di quell’anno,però, ci fu questo personaggio, Clodio Pulcro, anche lui realmente esistito, che si travestì da donna per poter partecipare alla festa. Si trattava di un reato gravissimo. Tieni conto che i Romani non condannavano mai a morte i cittadini dell’Urbe. Quando si compiva un delitto di particolare gravità, c’era l’esilio come condanna. In questo caso, invece, si trattava di un reato a sfondo religioso perché si andava addirittura a profanare una dea; la pena dunque era la morte. Io ora non dirò come finisce il processo, però è importante sapere che questa richiesta di condanna nei confronti di Clodio, ovviamente scoperto, ha tenuto veramente tutta Roma con il fiato sospeso per tantissimo tempo».

C.: « Molto bella l’idea di utilizzare questa festa come incipit del tuo libro, si tratta di un culto che in pochi conosco ed un lettore rimane comuque incuriosito da un inizio del genere. Partendo proprio da questo episodio di cronaca dell’epoca, ti voglio domandare dei tuoi riferimenti ma non quelli storici. Tu sei amante dell’antichità e questo lo abbiamo già appurato in molteplici modi, ma sei anche un’amante di gialli (storici e non solo). A questo punto ti chiedo se hai dei riferimenti nell’ambito del giallo o del noir, a prescindere dalla Roma antica, oppure se hai proprio dei capisaldi fra i romanzieri storici come ad esempio Valerio Massimo manfredi».

 

W.A.: «Un autore che mi piace molto e che scrive romanzi nello stesso periodo storico in cui li ambiento io è Steven Saylor. Diciamo anche che l’idea di fondo mi è venuta leggendo i suoi romanzi. Poi, ovviamente, Manfredi è sicuramente un esempio nel settore, ma ce ne sono anche tanti altri, alcuni anche fondamentali ma non tutti mi sono piaciuti allo stesso modo. Steven invece oltre ad essermi piaciuto come idea di base, mi ha aiutato anche a ragionare, infatti dopo averlo letto mi sono detto: “Ma perché un Americano deve scrivere un romanzo sull’antica Roma e non lo posso fare io che sono romano ed appassionato del perriodo?”.

C.: «Noi siamo romani molto orgogliosi della città in cui viviamo, ma non sempre ne sappiamo e ci appassioniamo a quello che vi è accaduto in precedenza. All’estero invece, spesso, sono molto più appassionati di noi in tal senso».

W.A.: «Sai perché? Noi troppo spesso diamo per scontata questa città e quindi non andiamo mai ad approfondire, approfondire quelle tematiche e quei momenti storici che hanno portato Roma ad essere quello che è oggi. Mentre molti stranieri, soprattutto in America, sono veramente appassionatissimi di questo periodo storico. Ti faccio un’altro nome, stavolta europep: Santiago Posteguillo ha scritto un’intera trilogia su Scipione l’Africano mentre ora sta ne realizzando un’altra su Cesare. I primi due di quest’utima trilogia non sono sono niente male, anzi… dà quasi lezione a noi italiani. Ed è  sbagliato da parte nostra! Poi è vero anche che possiamo vantare Valerio Massimo Manfredi che tra le massime istituzioni sul tema ed anche lui può salire in cattedra, però non dovremmo mai dimenticarci della fortuna che abbiamo ad avere Roma. Dovremmo anche abituarci a fare dei parallelismi che ci aiutino. Se tu ci pensi tante caratteristiche che vengono descritte all’interno del mio romanzo ambientato nella tra il 60 ed il 59 a.c. , si trovano ancora oggi. Alcuni elementi rappresentano delle vere e propri linee guida della che ancora oggi sono valide. Faccio alcuni esempi: Roma è sempre stata una città  multiculturale. È una città che, comunque, ha sempre accolto tutti. Certo, va specificato che durante l’epoca imperiale (e in quella antecedente) questa accoglienza riguardava anche tutte le popolazioni che venivano conquistate. Oggi per fortuna non conquistiamo più nessuno, però a mio parere è stata e rimane ancora, comunque, una città multiculturale; tantissimi stranieri che vengono qui ogni anno, decidono di fermarsi e arricchiscono quello che poi è il nostro scambio culturale. Questo è un aspetto positivo. Poi ce ne sono anche altri negativi che sono state elementi distintivi del periodo e che permangono ancora oggi: i cosiddetti intrallazzi come la corruzione purtroppo non mancano mai, le situazioni di Mafia Capitale avvenivano anche nell’antica Roma».

C.: «In generale più una a città è grande e potente e più presta il fianco a questo tipo di contaminazioni».

W.A.: «Faccio un altro esempio. In Doppio omicidio si accenna alla nascita del triumvirato, di fatto un accordo sottobanco tra persone che fondamentalmente non andavano d’accordo o che comunque mal si sopportavano. Se è vero che Crasso ha spinto l’idea politica di Cesare fin da subito, è anche vero che Pompeo non andava d’accordo né con Cesare né con lo stesso Crasso, con cui aveva avuto parecchi screzi sia dai tempi della rivolta di Spartaco. Crasso infatti aveva svolto tutta la campagna contro il ribelle, ma poi è arrivato Pompeo che ha vinto l’ultima battaglia, quella decisiva, e si è preso tuto il merito del il trionfo per aver sconfitto la rivolta degli schiavi. Inoltre avevano già condiviso per ben due volte il consolato senza trovarsi in accordo. Però si trattava di un’alleanza necessaria. A Roma che c’era un’oligarchia di personaggi chiamati “ottimati”, costituita da coloro che venivano considerati i migliori ed i più colti e che volevano mantenere i propri interessi all’interno interno della Repubblica prima e dell’Impero poi. Questi ottimati avevano monopolizzato il Senato e quindi per potersi far strada, tre personaggi diversi tra loro, come Cesare del ceto popolare, Pompeo che benchè avevesse combattutto e vinto in tre continenti pagava il fatto di non essere romano e Crasso che era un personaggio del ceto equestre da “soldo pesante” si alleano proprio per poter fronteggiare un gruppo così potente in una struttura governativa che non lasciava margini a nessun altro. Catone o Cicerone ad esempio erano uomini poco validi dal punto di vista militare, ma molto intelligenti e perfettamente in grado di paralizzare la politica dell’epoca. Catone aveva addirittura una sua tecnica per bloccare le decisioni in Senato: lui era in grado di parlare sine die. Iniziava a parlare la mattina e non finiva mai. In questo modo i senatori si stancavano di ascoltarlo parlare e se ne andavano; si arrivava veramente al punto che non c’era più alcuna maggioranza per poter decidere e quindi non si votava».

C.: «Questa tua impostazione è anche tipica del tuo editore, Orizzonte Milton: vedere il le opere classiche o comunque d’ambientazione classica o antica con un occhio più contemporaneo. Infatti, semplificando all’estremo, Doppio omicidio all’ombra del Palatino si potrebbe definire come la storia di un detective dell’epoca, diciamo così.

Questo modo di vedere i fatti storici nei luoghi che ami… l’hai mai provato “al rovescio”?

Se tu viaggi e ti ritrovi quindi in un posto che ti affascina particolarmente, hai mai pensato di utilizzare quello stesso occhio per ambientarvi una vicenda del passato? Magari documentadoti a dovere, diciamo alla maniera di quei romanzieri storici che citavi prima americani nei confronti di Roma?».

W.A.:« No, a dire il vero non ci ho mai pensato perché non mi ha mai ispirato l’idea di scrivere un romanzo ambientato in altre location. Non avrei lo steso trasporto e poi secondo me per scrivere bene su un argomento bisogna conoscerlo in maniera molto approfondita, quindi quello che potrei fare io di diverso sarebbe scrivere di Roma ai già i nostri, perché la conosco oltre a quella del periodo antico che comunque l’ho studiato e mi ha sempre appassionato. Però se dovessi immaginare un romanzo inventato, che so,  a New York oppure appure New Orleans, non andrei a rappresentare nel miglior modo possibile ciò che voglio. Non intendo le città, perché documentandoti in maniera ampia mmagari riesci a renderle, ma è lo stile di vita americano che mi darebbe problemi, presente o passato che sia. È talmente lontano dal nostro che secondo me richiederebbe uno studio ancora approfondito rispetto a quello che un romanzo storico sull’Antica Roma richiede. Non è proprio il mio modo di pensare e di vedere, quindi farei davvero molta fatica».

C.: «Invece a livello europeo? Riusciresti ad ambientare una storia presso i nostri vicini? Spagna, Francia…?».

W.A: «Potrei magari “spostare” una parte di un romanzo, ma  moderno non nell’antichità, e ambientarlo in location diverse: un po’ a Roma, un po’ Spagna o Francia, ma comunque sono realtà che non conosco così bene. Dovrei studiare veramente bene e viverle anche meglio. Rischierei di commmettere lo stesso identico errore che fanno tantissimi giovani che iniziano a scrivere. Anche se partiremmo da punti di vista differenti. Ci sono giovani che si appassionano alla serie televisiva di turno e pensano bene di scrivere un romanzo ambientato magari a New York, senza sapere nulla di come funziona la vita lì, sbagliato!

Io ho sempre  letto tanti autori americani in quest’ultimo periodo invece prediligo più i romanzi italiani o di ambientazione italiana, adoro Camilleri. Se penso però ai miei scrittori stranieri preferiti, ci sono due autori di cui ho letto tutti i romanzi, ma davvero tutti: Michael Connely e Robert Crais. Mi piacciono molto come impostazione e come stile, però dovrei andare talmente tanto a snaturare il mio modo di scrivere per assomigliare a loro, che poi alla fine andrei quasi a scimmiottare quello che fanno loro. Non ha senso, perché ognuno deve avere un suo stile. A quel punto perché dovresti leggere me se hai già l’originale che è anche di un certo livello. No? Sarei un imitazione. Come ti posso raccontare un detective americano? Non saprò mai per bene i dettagli.  Se ti leggi Connely, ti racconta tanti di quei dettagli (persino con talmente tanti nomi che poi quasi ti perdi) da cui si vede che lui è uno che ha fatto un giornalista in quel preciso posto di Los Angeles. Conosce benissimo tutto quanto quello che è il tessuto sociale, arrivando addirittura al tipo di discorsi  che fanno quei poliziotti».

 

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Ah ecco, bravo ste cose, bravo per quanto riguarda il linguaggio e hai pensato, se non ci hai pensato, dove hai preso in considerazione il fatto che scrivere in una sorta di dialetto? Ovviamente questo è un italiano, giusto? Non mi hai mai provato ad andare a approfondire? No, non c’è, non ho mai avuto. Chiaramente qui siamo nell’antica Roma e latino e va bene andando avanti, andando avanti. Allora su rimanendo su Roma, ma ovviamente cambiando le epoche, hai mai pensato di inserire in dialetto?

No, anche perché secondo me il dialetto lo può scrivere Camilleri. Eh, io, perché a scrivere Camilleri, che ha tutto il suo stile, un suo, ha creato un suo genere letterario, si magari meno fondato sulla storia, più macchiettistico sui personaggi. Però anche io alieni. la Sicilia è un personaggio anche lei. Però questo è un’altro discorso secondo me, perché un conto è lo sfondo. Anche dei miei romanzi. Roma è un personaggio e lo sarebbe anche se scrivessi i romanzi a mettere il giorno ai giorni nostri. Però non userei il dilatto, anche perché il dialetto romano a parte, che per conoscere di essere nato penso a te, conosce quello vero dovresti essere nato a Trastevere, a Testaccio. Queste zone. Io sono dell’eur, quindi  tanti termini dei romani di una volta neanche li conosco, cioè perché un conto è la cadenza che tutti noi romani un pochino abbiamo pochino uno cerca di di pulirla però insomma non si riesce sempre un conto è scrivere in dialetto, cioè leggi Camilleri leggi dialetto siciliano anche un po arrangiato così letterarie si è. Penso che lui ha modificato questo, l’ha detto dichiaratamente. Per il resto io non credo di essere, non sarei forse in grado di esprimermi così bene. Non capisco prevedi di andare in italiano.

Ecco, e andando avanti, non delle epoche, proprio nella scrittura dei tuoi romanzi. Presumo che ne farei degli altri e rimarrai sempre sulla Roma antica. O pensi di spostare un pochino l’ambientazione?

allora domanda difficile, nel senso che ogni volta che io finisco un romanzo sull’antica Roma e non scritti trenzi, dico, è l’ultimo- perché esci con 1 1 marea di difficoltà che incontri sta facendo- Anche perché poi tante volte. Ti accorgi che non hai reso bene un personaggio rispetto a quello che era nella realtà e quindi tornare indietro , riguardarti 1000 pezzi, cercare di sistemare il miglior modo possibile ed è approfondire degli studiarlo ed è fatica

 

anche perché ritorni tante volte su quello che ha scritto dice, era perfetto, porca miseria,

 

immaginati. E abbiamo raccontare una cena ai giorni nostri, più o meno ti immagini. Una cena che hai fatto l’ultima volta con gli amici, la racconti vari,  portate vari un po di cose con la presentazione. Ma quella è nell’antica Roma no? Che mangiavano come noi, di andare approfondire tutto quello che si mangiavano come lo mangiavano. E anche quelle poi sono usanze particolari, cioè ad esempio. Gli antichi romai si può dire, ma a tavola ruttavano come se non ci fosse un domani

poi famosi vomitatoi,

cioè cose che noi oggi non immagineremmo mai, no, perché noi non mai assieme altre persone. Però invece è divertente anche raccontare queste piccole cose che danno l’idea di un mondo completamente diverso. Che poi. Per quanto i romani fossero una civiltà molto evoluta, tante coseo ggi ci vorrebbe non ridere, cioè basti pensare alla schiavitù ci somma oggi non sarebbe mai neanche lontanamente pensabile quello che facendo io come consideravano gli schiavi, cioè persone che non erano persone, non volevano nulla. Quindi è difficile andarsi a immedesimare, anche se quando poi inizi, entri nel Meccanismo e ti sembra quasi di viverlo. il fatto che molti dicono persona scrive da solo, non so se ti è capitato a me mai. Nel senso che se io dico di fare una cosa sennò da solo non ci va avanti. Anche perché sarebbe non essendo un giallo non si non può andare per conto suo. E certamente personaggi ambientazione modo di vivere  dal. Uno studio continuo. Quindi a volte dico vabbè, ma chi me lo fa fare? Ma perché non scrivono i tempi nostri? Facile.

 

A questo punto la domanda è spontanea: Vista     Documentazione che ti tocca ogni volta che si romanzo, anche se è un argomento a pane per i tuoi denti. Però comunque lo dici tu, devi approfondire quanto tempo in piedi per realizzare, da quando inizi a quando mandi alla colazione all’Editing. Quanto ci

 

allora Dalla parte di scrittura non si hanno, poi uno non fa solo quello, cioè lo so. Circa sei mesi. Io ti dico una cosa, la parte presa documentazione aspetta la parte di scrittura. Secondo me è la parte più facile, perché nel momento in cui tu hai una storia, la scrittura e mestiere, quindi la trama e il plot l’evoluzioni la parte civile. Ok, perché quando tu era la trama, il plot e tutto quanto. Io c’ho il mio schema. Io prenderei ragione foss eun sceneggiatura di un film, cioè ragiono per scena. Io mi faccio un soggettone lunghissimo come fuoribordo le sequenze senti quando fai. Una volta no, OK, qui ci metto questo, ci metto questo, poi ci metto quest’altro, quindi io faccio questo soggettone dalle 20 alle 30 pagine finisce per scena. Questa sera succede questo, questo succede quest’altro. Io cerco sempre di fare mettere mai su una scena in succede nulla io altrimenti la scena inutile o anche la scena con troppe riflessioni dopo un po mi annoia

perché ci vuole una il famoso ritmo va mantenuto. L’equilibrio? No, giustamente.

 

Poi semplice, un autore che io ho amato tantissimo. Che Faletti però. La scelta dei primi libri era delle scene, solo solo di pensieri.

Non c’era lo uccido?

il secondo: “Niente di vero tranne gli occhi” C’è un c’è un capitolo di sole riflessioni di lui che va in moto e ti appesantirla? Secondo me si perché non perché non è mi fa conoscere sia il personaggio, però invece devo uscire il personaggio all’interno del contesto e funziona in maniera funzionale alla storia. Lì è soltanto una sua idea e ragionamenti che scritti benissimo, un ritmo discendente. Parliamo dell’autore di uno dei libri che più mi è piaciuto Negli ultimi anni che è “Appunti di un venditore di donne”, quindi non voglio parlare mai di fare un operatore che mi piacerà. Giustissimo confrontarsi anche con chi l’ha fatte già questa però, per dire, lì in certi casi ho avuto l’impressione che ci fossero delle nei capitoli. Aggiunti come forzatura.

si potevano  ridimensionare, ma non lo diciamo troppo, sennò sembra che io parlo mai. Paletti no perché ci mancherebbe altro, dei prezzi moderati dimensionare. Io per esempio non avrei fatto un cambio del genere perché non lo trovo funzionale, cioè non mi può, non mi da nulla all’interno della storia.  Il classico CLIFFHANGER Io cerco di creare in ogni un capitolo. Qualcosa che spiega non che lettore, andare avanti dobbiamo che succede il classico cliffhanger no, uno cerca sempre di fare poi con un solo  personaggio narrante è anche più difficile esempio ken follett, ti mette 5, 6 personaggi EE anche più facile spezzare il cliffhanger e portarti andare avanti perché finisce la scena con me. La scena dopo mi fa vedere altri personaggi. Devo andare avanti per forza. Mentre con un io  narrante è già più difficile, però si riesce comunque a fare però. Ecco, per questo ogni scena deve essere sempre funzionale allo svolgimento del romanzo. Quindi proprio perché ci metto anche sei mesi a scrivere un romanzo, io per questo soggettone che lui mi guida, cosa che mi comporta e mi mi consente anche se sto magari due settimane senza scrivere niente di riportarmi Esattamente il punto in cui stavo perché altrimenti oddio, vale dov’ero tanto la parte precedente e poi essendo un giallo non si può partire senza sapere dove vai a parare. Certo di sapere chi è l’assassino. perché l’ha fatto? Perché dico una cosa che mi trovo a contestare spesso in questi molti autori moderni. I libri bellissimi che ti prendono dalla prima all’ultima pagina. Il problema qual è però che c’è una tendenza ad arrivare al colpevole quando ti ci porta il lettore. Io sono un po più vecchia scuola, cioè io sono cresciuto già decisamente parlando, se si può dire con una Agatha Cristy. Il mio secondo mio secondo romanzo è stato è quasi un omaggio ad Agatha cristy. Perché Villa di campagna? Pochi personaggi e ognuno può essere consapevole.

10 piccoli indiani

Non è neanche così. Non non ho ambizione di essere a quei livelli, no, per carità, però per dirti cioè quello che io vorrei, io cerco sempre di fare. Il romanzo è di dare al lettore gli stessi indizi che do all’investigatore. Poi è ovvio che l’abilità dello scrittore e far sì che il lettore non ci capisca nulla e non capisse che l’assassino quando lo dice. Però ci poteva arrivare. A me con agatha cristy succedeva sempre, avessi mai capito una volta chiedeva assassino per dirti che sono. Che c’è di gialli Eh, di masticano però lo stesso tipo di molto spesso ti arriva il colpo di scena finale e ti trova, trovano un colpevole, ma io non ho gli stessi elementi che aveva l’ispettore, o il Commissario o il poliziotto o per poterci arrivare. è una cosa che non è proprio il massimo della vita per uno scrittore giallo. Un lettore ha diritto di conoscere tutti gli elementi. Poi sta la sua abilità. Se becchi quello bravo che ti sgama o ha vinto lui, c’è poco da fare, è successo quello che ha scritto. Ma questo lo apprezzi perché si vedi che comunque hai gente che ti segue, che ci sta con la testa,

cioè non è che se io mi metto a fare a gara con te io l’attore vuol dire che comunque ti sto seguendo e mi sta prendendo, sennò io la gara sai che c’è, non mi interessa. Ciao,

io ti dico il momento di particolare malattia, sono arrivato a prendere appunti sul Libro di Agahtha Cristina, Eh è presto, devo scoprire, adesso lo scopro io chi è assassino. Disegnavo, mi segnavo gli appunti per arrivare alla fine a dire, OK, ci sono arrivato, come puoi? Guardi, so che libro. Eh no, sinceramente. Perché non letteralmente? Una volta mi ha fregato nel modo più bieco, ecco, lì mi ha preso in giro, lì sono rimasto male perché l’assassino era il narratore, Eh, tu non pensi mai che fosse una cosa del genere, eccetera anche queste diete applicato è lì da un lato la quale dice che dici oddio, c’è più da un sacco di tempo si può dire no maledici perché dici incazzava questo è scorretto. Però anche genial

perché m’ha fregato, Eh no, ma infatti quando riescono a fregarti è bello vedere il libro, è riuscito ed è lì un bel momento perché è l’unica sconfitta di lettore che apprezzo, cioè le sconfitte non piacciono a nessuno. Le sconfitte dal Giallista ti piacciono

Secondo me, lettore, io  da lettore voglio essere sconfitto, perché se l’autore mi sconfitto di essi si, ma infatti è l’unica una sconfitta. Lettore, nel mio caso il prezzo, cioè nella vita. Ma le sconfitte non piacciono. La sconfitta dalla da lettore, invece, l’unica che apprezziamo tutti, anche noi che scriviamo, che facciamo appunto romanzi, racconti e una bella cosa vuol dire cacchio, mi ha fregato il fatto bene a puntare su questo libro. Ho fatto bene perché mi ha avvinto fino alla fine, cosa che al livello cinematografico è più difficile. Perché comunque, col fatto che c’è una pellicola già decisa a monte da regista, non lo fa anche lo scrittore. Però è come se ci fossero meno, diciamo, pieghe all’interno della storia, finché il rapporto e le pagine, tutte le pieghe ci stanno, in qualche modo l’immagine inchioda secondo la voce, con il campo inchioda

Però e ti dico. Parte almeno di di serie. Nei libri delle serie e dei film non piace la voce fuoricampo che ti spiega le cose ci sta. Questa non è una cosa che amo particolarmente, però, tipo secondo me per a prescindere il libro è sempre più bello del film o della serie. È rarissimo il caso in cui

i camilleri, per esempio, io sono molto d’accordo su la buona riuscita della serie, io sono d’accordo. Non mi dispiace la

Si però a me piace molto la serie televisiva, però se mi dici che sceglie la serie e libro vabbè insomma li perso il libro più bello e diverso adesso. Forse con il discorso che stanno venendo molti delle serie forse è più facile. Rappresentare meglio il libro, perché comunque un film c’è un libro che c’ha 3 400 pagine, una serie di vicissitudini enormi per portare il lettore alla soluzione. Un’ora e mezza di film forse sono un po poco. 8 10 puntate di una serie possono essere anche segretarie di più rispetto al passato. Vero, ma è anche giusto Secondo me?

Anche perché sono proprio come dei piccoli film Assestanti non è più come prima che una puntata durava 30 minuti quando eravamo piccoli. Adesso la serie sono una serie di film,

però anche qui io preferirei due, preferisco Montale. Mi è piaciuto sia il libro che la serie, però ogni episodio di Montalbano è autoconclusivo. se devo scegliere la serie, preferisco quella che non finisce, cioè quella che ogni puntata mi lascia e mi lascia il cligffhanger

 

è la famosa continuity.

Quante volte  hai cominciato Una serie. Poi arriva la mattina e dice, Stai ancora davanti, non hai dormito per niente che vuole andare a vedere. Quando va a finire così Stati bravi, sennò non ti succede.

 

Sì, ma adesso c’è una diciamo professionalizzazione tra virgolette, di degli sceneggiatori di serie e dei registi di serie ed è diventato sono anche più quotati rispetto a quelli dei film ormai. Perché c’è un investimento in quella direzione molto più forte rispetto alla pellicola classica, ma questo ormai da tanti anni. Sono 10 anni buoni,

devo dirti una cosa è giusto. Dall’altro lato però non ci dimentichiamo mai i libri, ma non perché io scriverei che secondo me purtroppo oggi si legge troppo poco ed e invece non leggendo e si perde qualcosa. Perché tu immagina di qualsiasi libro che inizi a leggere, da quello inventato antica Roma, come questo è il mio caso. Io ho aspettato anche nei nostri una città che non Conosci, Licata neanche esiste. Non esiste, esatto, Empedocle. Però tu vai a vivere una realtà di quel di quella di di quella cittadina, con dei personaggi che poi sembrano tuoi amici per come li conosci bene, per come ti porta l’autore A vivere la storia è come se avessi un’altra vita all’interno di quello che fai tutto il tuo quotidiano. Certo, secondo me leggendo poco si perde qualcosa.

Sono d’accordo.

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Senti quattro domande scomode e prima che tua moglie mi chiama che ti ho sequestrato, non ti preoccupare e vediamo come risponde. Sono quattro scomode delle fascio. Subito, appunto. Se non me la scordo allora una non è scomoda. Io quando lavoravo lavoravo, essendone una di cui istituzionale. Io ero molto da zero a zero.

 

l’incontro con l’orizzonte Milton. Com’è andato? Com’è successo allora?

In maniera molto semplice, tramite la mia, l’Agenzia che mi rappresenta.

Ok. E

mi hanno proposto questo tipo di questo, questo. Avevo questo romanzo che è uscito, che avevo scritto da qualche tempo e mi hanno detto questi due che appena appena nato. Ha amato molto i tuoi i due libri precedenti e vorrebbe pubblicare questo, adesso fate una cosa classica, l’Agenzia, proprio una

Gianluca. Splendide che prestano davvero tanta, tanta attenzione nei libri. E se non io ho avuto esperienze anche con i editori molto più grandi ,

perché non è scontato l’editore abbia attenzione per me non è scontato. Allora io ti do ragione.

Esperienze editori grandi. Esatto e ti dico che l’attenzione nell’analisi del testo e anche la la semplice correzione di bozze è stata non che dall’altra parte sia mancata, ma orizzonte milton è stato maniacale nelle osservazioni, nelle nei consigli che mi sono stati dati.

Ci hai fatto caso che più sono piccole e più così ci hai fatto? Io dico, adesso? Gli scherzi?

Scherzo no, adesso Benedetta che era led che mi ha aiutato nel nel sistema, cioè nel far uscire il romanzo e siamo su un periodo, siamo scritti tantissimo via mail e messaggi e ogni volta leggevo la sua una sua mail. Io avevo paura di adesso che cosa? Cosa devo correggere? Perché mi dava una serie di spunti, ma non per forza. Non impone mai nulla, perché un creditore deve essere libero di essere libero di scrivere quello che ritiene. Ecco, bravo presentatore televisivo ci sta, non ci devi essere. Ti dava degli dei piccoli slanci, delle proposte, le idee, cioè, ma perché questa cosa qui mai non la cambiamo? Perché mai questo personaggio potrebbe essere reso in maniera più forte, potrebbe essere

un editing di competenza.

Sono stati molto, molto attenti. Sì, mi fa molto piacere, molto attenti al dettaglio e devo dire la verità. E anche per chi ha il piacere di leggerlo, anche l’impaginazione e la si, quello già ci ho fatto caso. Io non so, quello l’ho fatto, non è banale. Si dice indipendente, poi appena nata e secondo me loro hanno sono nati da pochissimo, però hanno le idee chiare su dove andare

io son d’accordo sin da Pisa

e non lo dico perché peritore no, ma si sente. Cioè se una cosa è falsa guarda che lo avverto nel campo, tanto 96 abbastanza senti e proprio loro, per esempio io sono una casa dice familiare, non c’erano molte donne, sia giovanissime. Che donne hanno la nostra età? Insomma, più o meno anche più grandi. Mi aggancio a questo discorso, prego con un femminile, come sai in questo periodo, anche relativamente alla fiera. Insomma, il discorso del femminile è importante, a volte anche pressante. Allora che rapporto c’è nel tuo libro col femminile, nel senso? E io ho letto la sinossi, non vedo grandi personaggi femminili. No, non è ci devo correre eh, infatti per questo te lo voglio dire, ci stanno, non ci stanno. Che tipo di inserimento nei.

Specialmente in questo c’è un personaggio che mila è molto forte, OKE, che era un’attrice del tempo. Ecco, per il personaggio realmente esistito che io poi ho sfruttato diciamo a mio piacimento, sfruttato nel senso all’interno della dell’ambito narrativo, nel senso sì, e l’ho descritta un po anche per come serviva a metà della storia. Ed è un personaggio molto. Anche perché. Quando si pensa che la società romana fosse sia stata soltanto maschile è sbagliato, perché è vero che le donne non entravano in Senato era. Un limite molto grave che adesso siamo no, però non ci può tranquillo però le donne ha il tempo antico romano molto molto  tenuto in considerazione. C’è un personaggio interno di questo romanzo che non è il protagonista e Servilia. L’idea era, oltre a essere la sorella di Catone, era anche l’amante di Giulio Cesare. Questo romanzo c’è ed era un personaggio che ha sempre rappresentato un punto di riferimento. Perde la sua prima moglie quando lui era molto giovane, di cui era  innamoratissima qui, la fidanzata quando erano bambini praticamente E poi con le mogli successive che ha avuto, non ha. Più avuto quel tipo di rapporto. E si è legato molto a servilia, a Servilia, veramente, su ogni cosa che faceva. Cesare era sempre voce in capitolo, cioè lui si andava sempre a chiedere il suo parere per far capire quant’era l’importanza era direttamente all’interno del della storia. E io poi qui gioco con due personaggi femminili diciamo la la fidanzata, diciamo così, non si può fare fidanzata, futura moglie del protagonista e questo giovane senatore è questa attrice. E sono due personaggi completamente agli opposti, anche per vedere le due tipologie di donne che c’erano in quel periodo, la prima Giunia, che era appunto la figlia di Servilia. Anche qui personaggi realmente accaduto. Personaggio molto legato al alla famiglia, ha un’impostazione classica, quindi il marito andava rispettato tra virgolette, marito andava rispettato soltanto il pilota essere il marito andava quindi assecondato ed era quasi venerato dalla moglie. Dall’altra parte invece il personaggio di Arbuscola. Che un’attrice che anche lei esistita si era quasi una arrampicatrice sociale. Possiamo dire partire dal basso che si è fatta strada era era un’era una mima senso e un minimo e non si è fatta strada. E aveva un carattere molto più forte, capace di tenere a bada gli uomini. E quindi all’interno di questo romanzo c’è anche questo rapporto del telefono del protagonista che si sente a metà, cioè attratto sia da un tipo di donna vecchio stile chiamo così, sia da una donna che tiene testa, cioè che non ti dà soltanto. Soddisfazioni. Ma se c’è una cosa che non le piace, che stai facenndo ti dice, “guarda, così non va bene”, un po come dovrebbe essere tutti i giorni, cioè accade in famiglia. Insomma, rimanendo su questa cosa che mi piace molto, l’impostazione che mi hai dato su questa risposta e penso di sapere anche come risponderà a questa. Hai avvertito, visto che il periodo è molto delicato Soprattutto quando si scrive. Lo sento anch’io come scrittore, ma solamente nelle chiacchiere, non quando scrivo è avvertito una certa pressione sul il il personaggio femminile da inserire, era già contemplato una sceneggiatura tua. scusa nella programmazione l’ha inserito stando attento, pensando quello che potevano dire dei lettori di quelli. Il tutti i critici letterari oppure Hai fatto come sempre fatto?

Ho fatto come ho sempre fatto, anche perché. Ho ragionato come sa tanto di patriarcato oggi, però le cose più assurde che esista, nel senso che cioè io sono anche adesso questa diciamo,

(     rimane tra me e te nello scrivere tagliamo, sono contro le quote rosa, ma non perché l’ho detto prima un romanzo, ma non perché le domande non hanno. Perché secondo me è la cosa meno e offensiva che esiste, e questo l’ho scritto io nel mio primo romanzo. Posizione non perché torno perché è brava e se lo merita. Io spesso litigato con delle mie amiche su questa storia mi dicevano ma come fai a dire una cosa? Io dicevo, ma scusate, voi dovete ringraziare degli uomini che vi hanno concesso una parte all’interno, non lo trovate il contratto del femminismo e messa così un po mi danno ragione, ma la prima volta che ti dico lo dico sempre, ma allora non capisci niente. No, io son d’accordissimo con te.

 

Secondo me a parte che le donne sono per certi versi molto più attente e molto piu bravi, tantissimi uomini sai come tutte le cose c’è un uomo bravo, una donna brava si ma siamo tutti c’entra niente il genere no son d’accordissimo è proprio questa cosa, però se tu merci si vede e se non c’è la fai come tutto. Storicamente le categorie più difficoltose? Devi lottare e tu gli togli la possibilità di lottare, il l’orgoglio di lottare, dicendo, OK, bisogna che noi mettiamo un posto per te, ma non te lo devo dire, non mi dire grazie a me,

ma non ha senso. Sai perché? Perché se tu metti il posto di una donna, cioè la Stai sminuendo, esatto, cioè non posso esattamente d’accordo con te, no? Il posto c’è, l’ho. Perché è più bravo di perfettamente d’accordo con te, ma questa cosa perché siamo due mosche bianche? Perché tanto che lo dico, questo penso profondamente, quindi fa piacere, fa veramente piacere, anche perché l’ho scritto personaggio nel primo Libro non ha avuto problemi, però qualche invece lettore mi ha detto, ma perché hai scritto una cosa del genere? Hai detto l’ho scritto perché? Perché stai togliendo potere decisionale. Era l’unica cosa. Vieni contestato? Esatto, però secondo me. E donne la base di qualsiasi bravissimo proprio su questa cosa mi ha detto, adesso seconda domanda, cosa non lo mettiamo? No, sì, ma anche tra me e te. Però la mia idea è questa, io l’ho messo nel mio primo viaggio nel futuro, però rispetto che preferisci no? Perché sai sì sì oggi oggi si può evitare tutto quanto, infatti proprio su questa cosa io ti chiedo. Non sulla sul discorso del fine sull’altro e )

 

 

tuttocchi in 1 1 genere che anzi diciamo del successo su però determinate scrittori, perché il genere del giallo storico attrae, ma non in massa come giallo generico. Eventuali detrattori sei pronto ad affrontarli? Sono mai fatti vivi? Cioè il primo che ti può dire, guarda, io sono esperto di quell’epoca, non è così. Guarda, io sento sempre Alberto Angela, hai detto un sacco di cretinate, di affrontare i son comparsi. Se dovesse succedere come li reagisce a queste cose? Anche se fossimo titolato per dire,

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allora il primo istinto è mandarli a quel paese. Però questo chiaramente non si può fare. Sempre nei rapporti buoni con tutti. Però se ci pensi allora la critica fine a se stessa è la critica inutile la critica costruttiva e la critica utile, cioè se la persona intelligente accetta la critica, la ascolta e ne fa  tesoro. Solo se tu dici hai sbagliato questa cosa, la cosa che faccio e me la vado a controllare. Dunque la documentazione che si spesso che tu hai ragione. Oltre a dire ho sbagliato, potevo stare più attento, che ne so eh, lo ringrazi pure. Ti faccio un esempio, tanto ormai si può dire solo non questo romanzo, quello precedente “omicidi nella Domus”. Io commento, commento, commento. Un errore storico, nel senso che io chiamo vuoi che compaia questo compare tranquillamente. Io chiamo Catone l’Uticense, Catone Uticense, ma non ma in quel periodo in cui io scrivo non lo era, non lo era, perché viene chiamato così proprio per il posto doveva morire là.

Quindi c’è un anacronismo

, c’è un anacronismo che è stato parzialmente anche voluto perché essendo un personaggio forte lo descrivi. Il nome con cui lo conoscono tutti, certo, come se dicessi Semola anziché re Artù. E però è stato è stato un anocronismo, un anticamente voluto, però mi ha scritto, mi hanno scritto dicendo Guarda che hai fatto questo errore. E come si sono presentati, educatamente, educatamente. Poi non ho mai avuto grossi cafoni che mi hanno scritto. No, nel senso sempre molto, era molto. Gentile, molto educata. Anche perché poi scrivere un romanzo storico è sempre particolare, perché ti capita mai la persona che lo legge ne sa di più di te, di quell’argomento questo ho fatto. La domanda però no, è sempre, io sono molto attento ai dettagli che descrivo, poi certe volte o funzionalmente alla storia o perché stai sbagliato? Capita a tutti, certo. puoi comettere qualche piccolo errore

 

Anche perché magari in quel momento prediligi l’intreccio, cioè ora che se qualcosa si rompa e la utilizzi quella situazione storica, quel nome storico quell’anacronismo piccolino, magari anche di poco tempo, lo capisco. Funzionare necessario anche per la storia? Beh, ci sono licenze poetiche, esisteranno però qualcosa di simile nella prosa

, diciamo così, critiche ben vengano, assolutamente. Ecco, se uno ti scrive. Questo romanzo fa schifo. Ecco, magari questa è una critica, quello che non è insulto, credo e non è, non è una critica, nel senso, tu mi puoi dire questo punto romanzo mi ha lasciato pensare, perché scrivi questo? Invece poteva essere quest’altro qui, in quel caso non ci rifletti. E poi a fare tesoro per il futuro, perché poi c’è nessuno di noi, nasce imparato. Quindi quando finisci tu pensi sempre che. La miglior stesura possibile. Però già se io leggessi oggi ti assicuro che andrai a correggere. Vorrei non tanto sulla storia ma sull italiano, dovrei correggere diverse cose.

questo ti farò una domanda. Alla fine l’ultima mi faccio un appunto,

altre due domande, non scomode, ma insomma pesanti. Il rapporto lo faccio sempre. Mentre strada mi rompe le scatole a merla la devo fare il rapporto con l’intelligenza artificiale? Ora tu sai che ci sono, non so se lo sai, probabilmente si è dei programmi che hanno fatto in modo di scrivere perfettamente dei romanzi, anche godibili. Io fra tutti all’inizio di questa situazione la prendevo in giro perché vedevo i primi passi, ora no, perché algoritmi sono aumentati, loro si sono nutriti. Dei programmi delle nostre esperienze da scrittori, da autori e compagnia bella e scrivono anche cose chiudibili una romanzo in Giappone ha vinto un premio letterario il non si sapeva chi era al momento la premiazione si è scoperto un’altra artificiale ora. Tu come ti poni, ne hai paura? Pensi che non succederà niente di particolare? Pensi che un giorno arriverà al fatto che saremo minati noi che facciamo libri, che recensiamo, che scriviamo da questa struttura. È finita l’era nostra?

 

Secondo me no. E chiaramente la tecnologia va avanti e bisogna andare, bisogna seguirla. Perché ti aiuta. E io ti confesso che ho provato a scrivere un racconto con CHATGPT, Ah OK, nel senso per vedere io ho chiesto di idearlo, mi sono fatto, poi l’ho modificato in base a come piaceva a me, nel senso all’interno della della istruito

risultato?

sono più bravo io. Ok, e questo va bene, no? Nel senso che il risultato se non soddisfacente per un lettore almeno poi devo perderci mai piu tempo. Si certo, però è solo un gioco. Ovviamente non avevo nessuna verità di proporre a nessuno un raccontino scritto con ChatGPT.

, secondo me però può aiutare lo scrittore. Perché? Per chi scrive all’interno di un periodo storico particolare come il mio, può essere un aiuto perché ti può aiutare a ricostruire un periodo storico. La documentazione la documentazione si ovvio che va sempre preso con le molle. Perché? Come c’è scritto nel disclaimer sotto, è soggetto a errori e tanti ne fa quindi se ricostruisce un periodo storico, un’usanza di quel periodo in un certo modo. Bisogna sempre andare a verificare perché non è sempre detto che sia corretto e infatti il gioco gli chiedo ma mi scrivi una cosa? Ambiente fino a cena da antica Roma e vedo come come me la me la struttura. però ad oggi è ancora troppo vicino all’errore e non non ci si può fidare.

da qui a 5 anni?

e da che ci fai? Spera che diventi non dico più bravo di chi studia, ma che

non lo temi quel momento?

No, secondo me no, perché è un’intelligenza artificiale, la mano dell’autore e come tutte le cose fatte da un’utenza artificiale sono sempre molto standard per quanto possono essere. scritte perfettamente, mancherà la sempre un certo punto di vista oggettivo dell’autore,

anche l’imprevedibilità

delle cose più belle di un autore. Inventarsi le storie che, come dicevo prima, è la la cosa più difficile, chiede più tempo. L’intelligenza artificiale sarà comunque una stori ricaòcataa di calcata su altre storie che sono state già già pieno

retrogusto di già sentito, già visto, già letto.

Esatto sì, perché almeno per come lo vivo io, poi magari arriveranno a un livello che saranno dei geni che comanderanno. Dobbiamo vedere gli sviluppi, ma insomma dell’altezza. E questo. Sì. Anche per questo. Non lo temo anzi  lo utilizzerò per migliorarmi

domanda questo senso proprio per migliorarti e per evoluzioni. Due domande connesse,

la prima, lo utilizzeresti male intelligenza artificiale per trasformare il tuo romanzo in una possibile sceneggiatura da filmica o serializzata da presentare del piccolo grande schermo? E la seconda. Se hai mai pensato a questa eventualità, che tipo di struttura ha in mente a livello di trasposizione cinematografica o filmica?

Allora non lo utilizzerei. Mi affiderei a un professionista perché secondo me ad oggi la mano del professionista vince sempre EE come se scrivere un romanzo è la stessa cosa. La sceneggiatura? Ecco, l’autore scrive il romanzo, lo sceneggiatore scrive Una sceneggiatura, quindi io andrei sempre sul professionista e in passato era stato un abboccamento per una trasposizione seriale. poi Purtroppo non se n’è fatto nulla, speriamo che il futuro possa verificarsi. Questa possibilità mi piacerebbe molto. Perché Per impostazione che do io come struttura narrativa, secondo me, ovvio.( Oste è buono, il vino si è ovvio) si presterebbero molto per una per più che per un film e una serie,

OK, e li pensi che tu saresti un diciamo? Ovviamente tutti noi abbiamo firmato dei contratti. Scriviamo come autori delle varie percentuali che vanno all’autore l’editore ste cose qua al di là di tutto e se c’è anche la presenza dello scrittore inserita nei contratti, cioè nel caso in cui si vendono i contratti, almeno nei contatti. Filmato io mo non voglio andare contro Milton, anzi non non apposta ero così a livello scritto, ma diciamo è. Tu saresti ultima voce in capitolo, cioè metteresti clausole prima che vada in onda, prima che vada voglio avere il diritto di. Se così fosse, saresti un critico più forte rispetto a quello che lo sei su te stesso quando scrivi, oppure visto che va al grande pubblico molleresti un po dopo.

All’ultima domanda che più cattiva proprio. Da un lato il pensiero di andare di sbarcare con una serie sarebbe talmente forte che ti spingerebbe anche magari a come cazzo mi pare basta che magari no a questo livello però certo non andrei a questionare su quanto è ovvio che la trasposizione non potrà mai avere l’occhio che hai tu quando l’hai scritto, quindi magari personaggio te lo rendono, diversamente da come l’hai pensato che è un po storci storci resti la bocca dall’altro lato però. beh però oh, siamo stiamo andando in televisione, quindi talmente grosso, talmente bella, anche perché non ci nascondiamo. Televisiva come serie TI porterebbe notorietà? Che serie di portare avanti? Le scrivo altri 10. Esatto io pensavo

quando mi è capitato di impostarmi a me con un momento dell’agnello pensata come te. OK, sto venendo a rompere le palle perché su queste cose scusa se uso un frasario sono veramente non piscatore. Però alla fine cederei perché è talmente l’occasione talmente ghiotta, che se anche fanno un lavoro brutto no, però se fanno molto sporco rispetto a quello che è il tuo Libro, oh però alla fine supera il tuo nome,

sta esaltare 1 1, trasposizione letteraria, cinematografica o seriale. Perché mai ti inpunti su sulle virgole

purché il mssaggio non si ha l’opposto di quelo che ho pensato sì, a meno che non sia veramente all’opposto. Ma è un caso veramente limite? Sì, sì,

beh è chiaro che se è proprio stravolgono tutto Eh e fanno passare un’altro tipo di messaggio, ma sai, un giallo è difficile stravolgere un messaggio, cioè perché come dicevamo prima, adesso ci sono delle correnti molto forti. Poi non so quanto sei addentro all’ambito fumettistico Marvel. Poi adesso ci sta la tendenza dell’inclusività a tutti i costi che in teoria non è sbagliata. In pratica però, come tutte le cose, se la libertà mia, di chi scrive, deve essere minata da uno che deve, non mi importa che storia scrivi, ma deve esserci. Incluso il personaggio che ha menomanze fisiche, che è di colore, che ha avuto una storia triste di rabbia. Non è più libertà.

Guarda questo lo capisco, ho capito io contesto anche le sue trasposizioni, cioè per esempio, che mi fai Cleopatra nera? Eh, io non so, cioè, per carità, non è che è una cosa razzista. Assolutamente no, a tuo padre non era, non era falso, era di origine macedone, non era biondo, era moro con pochi capelli. Si no storcerà il naso, me lo farei a darle ah OKA posto.

 

Ultima domanda, proprio in assoluto è ed è tosta, cosa che litighi a walters Astori autore?

Nel senso tu da critico, se ti dico su che cosa vorresti migliorare, su cose che fino adesso ho scritto Eh però c’è 111 retro di me, un retro pensiero 1 1 parte nel mio cervello che sa che questa cosa la potevo far meglio e per tempo perché ero stanco. Non l’ho fatta. Qual è la critica?

Non vorrei andare troppo egocentrico che farei che scrive troppo poco

52.50.69

 

OK? Quindi tu diciamo, ti diresti a te, scrittore in qualunque tempo erano dovevi andare avanti tu e devi andare avanti di più su questa linea stai pur diciamo spendendo tempo su altre cose e non su questa che è quello che ha romanzi. Figo?

Critiche Non ne farei particolare in mente, perché se non soddisfatto di quello di come esce lo cambio. Quindi quando esce è  perché comunque sono soddisfatto della storia che che ho portato avanti. Poi può piacere non piacere al lettore, però sono sostanzialmente soddisfatto di quello che ho fatto. Se c’è qualcosa che non mi convince cerco di rivederla prima che esca.

E quindi anche andandone a rotazione in passato anche libri precedenti?

. Allora è ovvio che più vai avanti, più migliori anche nello stile. È chiaro che se uno è un libro scritto nel 2015 ti dico, forse l’hai scritto diversamente oggi che ho un’altra maturità, un’altro modo di scrivere sicuramente. Inizialmente Facevo l’errore che fanno un po tytti gli scrittori alle prime armi, ovvero voler mettere troppe paroloni, troppi stupire Sì, esatto, quasi l’effetto wow per forza ogni frase, quando poi in realtà la cosa più semplice da fare è scrivere pensando che lo può leggere chiunque, dalla persona super erudita alla persona che non ha mai studiato ma appassionata di quel genere. E tu devi arrivare allo stesso modo, entrambi, entrambi tipi di lettore. E quindi la semplicità è nel nella scorrevolezza.e  nel modo aperto a tutti di scrivere, cioè senza per forza creare l’effetto wow, tanto la trama è bella uguale, cioè non serve inserirlo della prosa,

. Poi a questo punto chiudiamo con la domanda auentica, per l’ottica allora Dimmi, perché devo acquistare il tuo libro? Non impostata e stereotipata  Tu l’hai scritto l’hai amato ti sei documentato. Dimmi perché io devo leggere il tuo libro?

, perché un romanzo di intrattenimento che ti lascia qualcosa in più rispetto a quando hai cominciato, sul periodo storico che è trattato

a te, che ti ha scritto, che ti ha lasciato?

Tante, tante conoscenze su quel periodo storico e mi ha fatto entrare anche molto critcio il periodo storico, nel senso che quando leggo altri autori adesso, avendo una conoscenza molto ampia, mi capita anche di andare a Eh No, questo è sbagliato, sto questo l’hverii scritto diversamente perché c’è un anacroniscmo, l’hai fatto diversamente perché c’è l’agonismo fiocco critico e costa.

Più occhio critico e più consapevolezza

La più bella delle risposte

Ringraziamo Walter siti per essere stato sul culturalismo e. Alla prossima

grazie.

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